Il DNA come memoria: la tragedia greca e il futuro biologico dell’archiviazione

Pubblicato il: 04/07/2025 Editato da: Vittoria Marcucci il 04/07/2025

Molto prima dell’invenzione della scrittura, la natura aveva già inciso la memoria nel corpo umano. La doppia elica del DNA è la prima forma di scrittura biologica: un codice che custodisce il passato e prefigura il futuro. In un’epoca in cui l’eccesso di dati rischia di soffocarci, la scienza torna a questo alfabeto primordiale per creare archivi molecolari, capaci di contenere l’intera conoscenza umana in una goccia di materiale biologico

Memoria e destino nella tragedia greca

Nella tragedia greca, il concetto di memoria è strettamente legato al corpo e al sangue. In Agamennone di Eschilo, il Coro afferma:

“Il sangue chiama sangue.”

È il principio della maledizione genealogica: il crimine commesso da un antenato si trasmette come un gene difettoso. La vendetta diventa ereditaria, come un’informazione incisa nella carne, non solo nella mente. Il ricordo è iscritto nel corpo, come lo è il DNA: invisibile, ma determinante.

Edipo: la verità come codice biologico

Edipo Re di Sofocle racconta la memoria non come scelta consapevole, ma come verità sepolta nel sangue. Edipo scopre il proprio passato non con la mente, ma tramite il corpo. La sua identità è determinata da un destino inscritto nel codice stesso della sua esistenza. Anche quando è cieco, Edipo porta in sé la memoria genetica del proprio errore.

Prometeo e l’archiviazione del futuro

Oggi, la scienza compie un gesto prometeico: rubare la memoria alla morte. Al MIT, i ricercatori hanno archiviato file digitali all’interno del DNA, incapsulati in microsfere di silice. Questa tecnologia permette di conservare l’intera conoscenza umana in un supporto biologico quasi eterno. Ma sorge una nuova domanda tragica: se nulla si perde più, cosa accade alla necessità dell’oblio?


Come Atena nelle Eumenidi, anche noi dobbiamo imparare a gestire la memoria per non esserne travolti. Il rischio non è solo la perdita dei dati, ma l’eccesso di informazioni non elaborate. Come la tragedia ci insegna, è necessario scegliere cosa ricordare e cosa lasciare andare.

Corpo, codice e conoscenza

La tragedia greca ci mostra che il corpo è archivio, il sangue è linguaggio, e la memoria è destino. Oggi, mentre affidiamo tutto al digitale, scopriamo che la forma più duratura di archiviazione è già dentro di noi. Il DNA non solo racconta chi siamo, ma può diventare anche il supporto del sapere umano.

“Ho visto il futuro, e il futuro è biologico.”

Come ogni oracolo, anche questo ci parla in enigmi. Sta a noi imparare a leggerli.


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