Ecografia: tutte le sfumature degli ultrasuoni

Ecografia: tutte le sfumature degli ultrasuoni

Editato da: Marta Buonomano il 15/07/2020

Il Dott. Nicola Castaldini, esperto in Medicina Interna a Forlì-Cesena, ci spiega in che modo si è evoluta l’ecografia, una tecnica diagnostica che utilizza ultrasuoni per fornire immagini della zona trattata

Che cos’è l’ecografia e quali sono i suoi vantaggi?

L’ecografia è un procedura diagnostica che si serve di ultrasuoni, noti per essere innocui per l’organismo e privi di potenziali effetti collaterali. Rispetto ad altre indagini radiologiche, ha il vantaggio di:

  • Non impiegare né radiazioni ionizzanti (come Rx e TAC), né campi elettromagnetici (come la RMN);
  • Eseguire esami in tempo reale e dunque anche con eventuali manovre dinamiche;
  • Non necessitare di particolari ambienti dedicati
  • Essere facilmente ripetibile e, tutto sommato, a basso costo.

Come funziona?

Si effettua per mezzo di una sonda che emette ultrasuoni, onde meccaniche che colpiscono i vari tessuti dalla cute fino agli strati più profondi del corpo. Ad ogni interazione con i tessuti, a seconda della densità del tessuto stesso e della sua profondità, una parte di tali onde verrà assorbita ed una parte riflessa. L’analisi e l’elaborazione grafica delle onde riflesse - gli “echi” appunto - restituiscono un’immagine delle strutture attraversate dagli ultrasuoni. Le sonde utilizzate possono essere poggiate sulla superficie cutanea, oppure inserite in cavità anatomiche per ridurre la distanza con gli organi da esplorare e migliorare l’accuratezza diagnostica, come per gli esami trans-rettali, trans-vaginali, trans-esofagei o l’ecoendoscopia.

Come si è evoluta questa metodica durante gli anni?

A partire dagli anni ‘80, l’ecografia ha conosciuto enormi miglioramenti tecnologici. Oltre all’ecografia “tradizionale”, che produce immagini in scala di grigio (B-mode) o come spettro di flusso (A-mode), disponiamo oggi dell’eco-color-power-doppler sempre più sofisticato per le indagini vascolari (per arterie come le carotidi o per il cuore, ad esempio) e delle metodiche per indagare la microvascolarizzazione (utili soprattutto per definire meglio lesioni o patologie reumatologiche). Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso di un mezzo di contrasto per amplificare l’architettura vascolare di un tessuto o di una lesione: si impiega per lo più l’esafluoruro di zolfo, gas inerte che viene iniettato per via endovenosa ed eliminato con l’aria espirata - molto sicuro dal punto di vista della tollerabilità.

Hai mai sentito parlare di elastosonografia?

Un’altra evoluzione dell’ecografia è rappresentata dall’elastosonografia, metodica che consente di stimare il grado di “durezza” di un tessuto o di una lesione. Questa misura è molto utile in ambito epatologico, per valutare il grado di fibrosi del fegato nelle epatopatie croniche fino alla cirrosi, anche sostituendo la biopsia epatica. Inoltre, si sta affermando come utile complemento nella valutazione di lesioni focali, sia del fegato che di altri organi come la mammella e la tiroide. Anche in ambito muscolo-scheletrico si sta valutando l’importanza della elastosonografia per stadiare le lesioni muscolo-tendinee.

Eco-fusion: l’ultima frontiera dell’ecografia

L’ultima applicazione dell’ecografia a scopo diagnostico è la “eco-fusion” o ecografia di fusione. È una tecnica particolarmente utile per lo studio della ghiandola prostatica e per effettuare prelievi bioptici mirati su lesioni sospette. Si tratta di una fusione tra le immagini dell’esame ecografico trans-rettale in corso con quelle di una risonanza magnetica nucleare precedentemente effettuata, che consente di ottenere una ricostruzione tridimensionale ed in tempo reale della ghiandola; all’occorrenza, verrà guidato in tempo reale ed in modo moto preciso l’ago bioptico all’interno di eventuali lesioni da biopsiare.

Grazie a tutti questi strumenti a disposizione, oggi l’ecografia deve essere sempre più una tecnica multiparametrica, che ad un esame “tradizionale” abbini analisi vascolare, microvascolare, elastosonografica e, al bisogno, contrastografica. Da non dimenticare, poi, la possibilità di un esame dinamico, specie per l’apparato muscolo-scheletrico. Per fare questo, occorre una formazione specifica da parte degli ecografisti e apparecchi di ultima generazione che mettano nelle mani del medico gli strumenti più aggiornati per facilitare il processo diagnostico.

Medicina Interna a Forlì