EDMR per la Genitorialità: come migliorare il rapporto con i propri figli, risolvendo i propri traumi infantili

EDMR per la Genitorialità: come migliorare il rapporto con i propri figli, risolvendo i propri traumi infantili

Editato da: il 13/04/2024

La Dott.ssa Maria Cristina Colistro, esperta in Psicologia e Psicoterapia a Roma, ci aiuta a capire l’origine dei principali comportamenti disfunzionali di un genitore e come è possibile risolverli efficacemente.

Come nasce l’istinto di prendersi cura dei propri figli?

Molteplici ricerche hanno provato come le cure materne ricevute durante l’infanzia influiscano positivamente sulla capacità di affrontare stress ed ansia in età adulta. In particolare, il contatto fisico continuo agisce riducendo i livelli dell’ormone dello stress ed aumentando i recettori che sono responsabili dell’apprendimento. Gli effetti psicologici includono la capacità di sviluppare compassione verso se stessi ed l’empatia verso gli altri.

L’istinto di prendersi cura dei propri piccoli, creare un ambiente idoneo per la loro crescita e vigilare sulla loro sicurezza parte da una specifica area cerebrale dove vengono prodotte sostanze quali l’ossitocina, gli oppioidi endogeni e la dopamina.

In particolare, quando il bambino è in fasce, l’accudimento del genitore si presenta con carezze, abbracci ed anche la semplice presenza fisica. Quando ciò, per vari motivi, non è possibile nasce nel genitore un senso di frustrazione, fallimento e persino infelicità.

Quali sono i comportamenti disfunzionali che può presentare un genitore?

Affinché le cure materne siano in grado di soddisfare adeguatamente i bisogni del bambino è necessario che il contesto interpersonale, famigliare e sociale del genitore sia sereno. Ciò, tuttavia, può non essere possibile se il genitore ha subito dei traumi da bambino.

I genitori che si mostrano volutamente distanti o che addirittura allontanano i figli, hanno solitamente questo atteggiamento perché da bambini hanno subito a loro volta un atteggiamento simile e non hanno quindi sviluppato la capacità di compassione verso gli altri, né tanto meno quella di gestire le emozioni negative.

I genitori che presentano attaccamento ambivalente, al contrario, sono disponibili nel momento in cui il bambino manifesta una necessità affettiva, ma poi non sono più in grado di lasciare il bambino quando questo manifesti il desiderio di esplorare e quindi staccarsi dalla figura genitoriale. Il motivo di tale comportamento è da ricercarsi in un rapporto conflittuale con le sue figure di riferimento da bambino, che ha prodotto un’incapacità di auto-calmarsi e, da adulto, gli impedisce di realizzare che il proprio figlio è comunque una persona a sé stante.

I genitori che hanno alle spalle traumi o lutti non risolti, quando devono interfacciarsi con i figli restano intrappolati nei loro ricordi, estraniandosi dai figli stessi che a loro volta sperimenteranno lo stesso da adulti. I motivi per cui questi traumi possono verificarsi sono molteplici, ma spesso si possono dividere in tre categorie:

  • Nel primo caso si originano da un contesto affettivo di insicurezza con dimostrazioni d’affetto scarse o nulle
  • Nel secondo caso si ha un’improvvisa scomparsa di un genitore, che in questo modo non rappresenta più un supporto emotivo
  • L’ultimo caso, infine, include situazioni nelle quali la stessa figura genitoriale era la fonte dei maltrattamenti o abusi durante l’infanzia

Qual è lo stile genitoriale ideale?

Lo stile di attaccamento ideale del genitore è invece quello “sicuro”, che è in grado di riconoscere i bisogni del figlio e comportarsi di conseguenza, siano essi calmare o lasciare libertà di sperimentare. Ciò è possibile perché da bambino l’adulto avrà visto i propri bisogni ascoltati, sviluppando empatia. Inoltre, avrà imparato come gestire le proprie emozioni e superare traumi grazie alle cure del suo genitore.

È quindi evidente come le esperienze accumulate durante l’infanzia, siano esse positive o traumatiche, plasmino in maniera cruciale la personalità di una persona e il suo futuro atteggiamento da genitore.

L’EDMR e la genitorialità

L’impiego della EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) applicata alla genitorialità risulta particolarmente utile per analizzare, rielaborare e rispondere in maniera positiva ai modelli che implicitamente si seguono da adulti nel rapporto con i propri figli. Grazie all’EDMR il soggetto sarà in grado di prendere coscienza dei suoi traumi passati, scinderli dal suo presente ed imparare a rispondere in maniera positiva alle necessità dei figli. La terapia si divide in due tecniche: nella prima si privilegia l’elaborazione dei traumi o dei rapporti disfunzionali che da bambini si avevano con le figure genitoriali, per arrivare a comprendere che questi, se non risolti, andranno ad influire negativamente sulla relazione con i propri figli. La seconda tecnica, d’altro canto, si basa sulla presa di coscienza delle capacità genitoriali già esistenti o nascoste attraverso l’EMDR, producendo una nuova consapevolezza e sicurezza nel genitore che rinforzerà il suo legame con i figli. L’EDMR si rivela quindi particolarmente utile per risolvere i traumi sviluppati durante l’infanzia che poi vanno a ripercuotersi a loro volta nel rapporto con i propri figli. Creare o ricreare una sintonia con i propri figli è infatti possibile attraverso il contatto fisico e l’accudimento, anche nei casi in cui non fosse stata sviluppata adeguatamente in precedenza.

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