Fratture del gomito: quando si può tornare alla vita quotidiana?

Fratture del gomito: quando si può tornare alla vita quotidiana?

Editato da: Marta Buonomano il 30/06/2020

Il nostro esperto in Ortopedia e Traumatologia a Torino, il Dott. Arman Sard, ci parla delle possibili cause di frattura al gomito e di come affrontare questa condizione

Fratture del gomitoFratture del gomito: da cosa possono essere causate?

Le fratture del gomito possono avvenire per un trauma diretto sul gomito o per una caduta sul palmo della mano. Con il trauma si può verificare la rottura di una o più delle tre strutture ossee del gomito. La frattura può coinvolgere o no la parte dell’osso che forma l’articolazione, può essere composta o scomposta in uno o più frammenti, chiusa o esposta (per comunicazione dell’osso con l’esterno), isolata o associata ad altre lesioni.

Quali sono i principali tipi di fratture del gomito?

In ordine di frequenza si verificano:

  • Fratture del capitello radiale;
  • Fratture dell’olecrano;
  • Fratture della paletta omerale e fratture della coronoide.

Quali sono i sintomi e come si formula la diagnosi?

Clinicamente si manifestano con alterazione del profilo anatomico, dolore, edema, ematoma e limitazione del movimento del gomito in flesso-estensione o in rotazione dell’avambraccio o completa impotenza funzionale.

Per la diagnosi delle fratture è necessario eseguire una radiografia in più proiezioni, talvolta seguita da una TC. In alcuni casi possono essere necessari altri esami.

Come possono essere curate le fratture del gomito?

Ogni caso presenta un percorso terapeutico differente e con variabili risultati finali.

L’obiettivo del trattamento è ottenere una guarigione della frattura ripristinando per quanto possibile l’anatomia ed ottenere una precoce e valida ripresa funzionale. In alcuni casi si può eseguire una riduzione incruenta e contenzione in apparecchio gessato o tutore ma in altri si deve ricorrere alla chirurgia (riduzione e sintesi con sistemi di fissazione interna od esterna oppure protesi di capitello o totali). La scelta del tipo di terapia può dipendere da molti fattori, oltre alle caratteristiche della lesione in sé. Tra questi ricordiamo: età anagrafica e biologica del paziente, comorbilità e necessità funzionali. L’intervento chirurgico può essere eseguito in anestesia loco-regionale oppure in anestesia generale e il ricovero può essere di uno o più giorni.

La qualità dei risultati che si possono ottenere dipende in buona parte anche dalla collaborazione del paziente e dalla rieducazione funzionale.

Cosa aspettarsi dopo l’intervento?

Una volta concluso l’intervento verrà posizionato un drenaggio che dovrà essere rimosso durante la prima medicazione. Il gomito verrà immobilizzato con un bendaggio o un tutore, che dovrà essere portato per un tempo variabile a seconda del tipo di lesione e di terapia eseguita. I punti di sutura vengono in genere rimossi dopo 15 giorni. È fondamentale iniziare la rieducazione funzionale il prima possibile, seguendo un iter personalizzato e pianificato dal chirurgo. Una volta guarita la ferità sarà necessario trattare anche la cicatrice con appositi massaggi, creme e/o cerotti in silicone.

Oltre alle complicanze generiche della chirurgia, si possono verificare: la non guarigione (pseudoartrosi), la rigidità articolare, l’instabilità articolare e l’artrosi post-traumatica. Nel gomito non è inoltre raro che si associno le sofferenze dei nervi strettamente contigui all’articolazione, in particolare del nervo ulnare.

Quando può essere ripresa una vita normale?

Il paziente potrà tornare alle normali attività dopo pochi giorni, rispettando i limiti imposti dal bendaggio o dal tutore. Durante la rieducazione potrà gradualmente riprendere attività manuali leggere, mentre quelle più pesanti e quelle sportive dovranno attendere almeno un paio di mesi.

Ortopedia e Traumatologia a Torino