Gambe pesanti e caviglie gonfie? Potrebbe trattarsi di insufficienza venosa cronica

Gambe pesanti e caviglie gonfie? Potrebbe trattarsi di insufficienza venosa cronica

Editato da: Antonietta Rizzotti il 08/05/2019

L’insufficienza venosa cronica rappresenta una condizione patologica molto comune. Oggi è possibile trattarla con tecniche mininvasive come la termoablazione endovenosa e la scleromousse eco-guidata. Ne parla il Dott. Maurizio Palombi, esperto in Chirurgia Vascolare a Roma

Che cos'è l'insufficienza venosa cronica?

È una patologia molto frequente, che colpisce uomini e donne, specialmente se c’è una predisposizione familiare e se si svolgono attività lavorative prevalentemente sedentarie o al contrario con ortostatismo prolungato, magari vicino a fonti di calore (impiegati, camerieri, chirurghi, cuochi). Il sovrappeso è un fattore aggravante. Precedenti trombosi venose superficiali e profonde possono determinarla come patologia secondaria.

Quali sono i sintomi che la caratterizzano?

I sintomi possono essere sfumati o del tutto assenti. Più frequentemente il paziente presenta “senso di pesantezza” (dolore gravativo) e gonfiore alle caviglie (edema) specialmente alla sera alla fine della giornata lavorativa. Altro possibile sintomo è un fastidioso prurito, specialmente serale, che spesso è causa di lesioni da grattamento con possibili complicanze trombo flebitiche.

La diagnosi si basa sull’osservazione di grovigli di vene varicose a livello di gamba e coscia e sul rilievo di stasi veno-linfatica e reflussi patologici, dovuti a incontinenza valvolare, per cui il sangue non va solo nella direzione dovuta (dal basso verso l’alto e dal circolo venoso superficiale a quello profondo), ma anche in senso inverso per reflusso. L’aumento della pressione all’interno dell’albero venoso che ne consegue causa diversi stadi di insufficienza, per cui sugli arti inferiori compaiono prima capillari dilatati o piccole vene reticolari più evidenti e poi vene varicose vere e proprie. La diagnostica ecocolordoppler ci fornisce tutte le notizie necessarie per decidere quale terapia è più consigliabile caso per caso.

Quali sono le principali tecniche mininvasive per il trattamento dell'insufficienza venosa cronica?

Introduzione fibra laser per puntura percutanea sotto
guida ecografica. La punta illuminata di luce rossa è
visibile attraverso la pelle.

Il trattamento chirurgico del reflusso venoso e delle varici superficiali per anni è stato la crossectomia (legatura della vena alla giunzione con il sistema venoso profondo) e stripping (asportazione della vena a “strappo”) combinato se necessario con flebectomie locali (asportazione con microincisioni di vene varicose).

Ma oggi le linee guida internazionali del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) hanno definito le tecniche mininvasive come la termoablazione endovenosa e la scleromousse eco-guidata procedure standard per il trattamento delle vene varicose e dell’incontinenza safenica.

Le due tecniche di termoablazione endovenosa (radiofrequenza e terapia laser EVLA) hanno un tasso di successo del 95%. Queste nuove tecniche sono meno invasive rispetto alla chirurgia convenzionale, e sono associate nel postoperatorio ad un più rapido recupero.

Vena grande safena in sezione trasversale prima del trattamento laser,
dopo 1 settimana e 7 mesi dopo (completamente riassorbita).

 

La termoablazione laser viene effettuata sotto guida ecografica in anestesia locale, loco-regionale o per tumescenza, dunque a paziente sveglio ed in regime ambulatoriale. La procedura viene eseguita per via endovascolare, mediante navigazione all’interno dei vasi venosi da trattare (metodica a cielo coperto). Queste procedure mirano all’occlusione del tronco venoso incontinente (es. tronco safenico) utilizzando l’energia laser termica, che induce infiammazione delle pareti venose ed infine fibrosi con conseguente obliterazione del vaso. 

Anche la scleromousse eco guidata si attua per puntura percutanea introducendo nell’albero venoso una schiuma sclerosante, che attuerà una chiusura chimica della vena.

Quali sono i benefici per il paziente?

Dopo l’intervento il paziente viene immediatamente mobilizzato, riducendo di conseguenza il rischio di complicanze trombo-emboliche. L’uso immediato di una calza elastica dopo la procedura e l’assenza di cicatrici chirurgiche e punti consentiranno al paziente di riprendere da subito una vita normale.

I benefici sono:

  • Minore incidenza di complicanze (assenza di infezioni della ferita e di ematomi);
  • Minimo, molto spesso assente, dolore post-operatorio;
  • Una più rapida ripresa delle normali attività quotidiane e lavorative.
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