Insonnia cronica: tecniche neurologiche per ritrovare il sonno

Pubblicato il: 24/04/2025 Editato da: Vittoria Marcucci il 24/04/2025

L'insonnia è un disturbo del sonno che affligge milioni di persone in Italia e nel mondo. Chi ne soffre non solo vive una condizione di costante stanchezza, ma può anche incorrere in problematiche legate alla salute mentale e fisica. Esistono molteplici trattamenti per l'insonnia, ma le soluzioni neurologiche si stanno dimostrando particolarmente efficaci per i pazienti che non ottengono benefici dai rimedi tradizionali

Farmaci neurologici per l'insonnia

Il trattamento farmacologico è una delle prime opzioni per chi soffre di insonnia. Tuttavia, non tutti i farmaci sono uguali. I sedativi e gli ipnotici, come le benzodiazepine, sono stati tradizionalmente utilizzati per trattare il disturbo, ma oggi i neurologi preferiscono soluzioni più mirate, come i farmaci agiscono sui recettori della melatonina, che regolano il ciclo del sonno. L’agomelatina è un esempio di farmaco che stimola questi recettori, senza gli effetti collaterali delle benzodiazepine, come la dipendenza e l’assuefazione.


In alternativa, i modulatori del sonno come la zopiclone e il zaleplon sono spesso usati in modo più sicuro per pazienti che necessitano di un intervento farmacologico a breve termine. Questi farmaci non solo migliorano l'addormentamento, ma favoriscono anche una migliore qualità del sonno, riducendo i risvegli notturni.

Stimolazione cerebrale per l'insonnia

Per i pazienti che non rispondono ai trattamenti farmacologici, la stimolazione cerebrale non invasiva sta emergendo come una soluzione promettente. La stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS) è una tecnica che prevede l’applicazione di una corrente elettrica a bassa intensità sul cuoio capelluto per modulare l'attività elettrica dei neuroni coinvolti nei processi di sonno. Studi recenti hanno evidenziato che la tDCS può ridurre i sintomi dell'insonnia migliorando la qualità del sonno e riducendo il tempo di addormentamento, senza gli effetti collaterali dei farmaci.


Un’altra tecnica interessante è la stimolazione magnetica transcranica (TMS), che utilizza campi magnetici per influenzare le aree cerebrali coinvolte nei disturbi del sonno. La TMS è ancora in fase di ricerca, ma i primi risultati suggeriscono che possa essere utile per trattare forme di insonnia cronica e resistente ai trattamenti.

Terapia comportamentale per l'insonnia

Sebbene i trattamenti farmacologici e le tecniche di stimolazione cerebrale siano opzioni utili, è fondamentale non dimenticare l’importanza della terapia cognitivo-comportamentale per l'insonnia (CBT-I). Questo approccio non farmacologico aiuta i pazienti a cambiare i comportamenti e i pensieri che ostacolano il sonno. La CBT-I include tecniche come il controllo dei ritmi sonno-veglia, la gestione dello stress e la riduzione dell’ansia legata al sonno.


Studi hanno dimostrato che la CBT-I è altrettanto efficace, se non di più, rispetto ai farmaci nel trattamento dell'insonnia cronica. La terapia si concentra sul miglioramento della qualità del sonno nel lungo periodo, evitando il ricorso ai farmaci.

Il ruolo della prevenzione nel trattamento dell'insonnia

Oltre ai trattamenti diretti, un aspetto fondamentale nella gestione dell'insonnia è la prevenzione. Adottare comportamenti e abitudini che favoriscano il sonno è cruciale per evitare che il disturbo si cronifichi. La igiene del sonno, che include pratiche come mantenere orari regolari per il riposo, evitare l'uso di dispositivi elettronici prima di coricarsi, e creare un ambiente tranquillo e confortevole, può fare una grande differenza. Inoltre, l'adozione di tecniche di rilassamento, come la meditazione o il training autogeno, può aiutare a ridurre lo stress, una delle principali cause scatenanti dell'insonnia. Investire nella prevenzione permette di ottenere un miglioramento del sonno a lungo termine, riducendo la necessità di interventi farmacologici o trattamenti più invasivi.


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