Hai mai sentito parlare di ipermobilità articolare? Il nostro esperto in Genetica Medica a Foggia, il Dott. Marco Castori, ci spiega di cosa si tratta
Che cosa s’intende per ipermobilità articolare?
Per ipermobilità articolare si intende la capacità che un’articolazione o un gruppo di articolazioni ha di estendersi oltre i limiti ritenuti normali (fisiologici). Più facilmente può essere apprezzata alle dita delle mani con la possibilità di essere iperflessi passivamente sul dorso della mano oppure alle ginocchia con un aspetto “a sciabola” della gamba se vista di lato (“genu recurvatum”). L’ipermobilità articolare, nota anche come lassità articolare o dei legamenti, è un tratto fisico molto comune nell’essere umano. Essa può manifestarsi su una singola articolazione (“ipermobilità articolare localizzata”), può essere confinata a mani e piedi (“ipermobilità articolare periferica”), o ancora coinvolgere più articolazioni sino ad assumere un distribuzione generalizzata (“ipermobilità articolare generalizzata”). Alcune persone possono aver presentato nel loro passato una ipermobilità articolare non più visibile nel momento della valutazione medica, ma lamentarne le conseguenze. Per queste persone è possibile parlare di “ipermobilità articolare storica”.
Quali sono i fattori che possono contribuire all’ipermobilità articolare?
I fattori che possono influenzare lo sviluppo ed il manifestarsi dell’ipermobilità articolare sono molti ed in larga parte ancora ignoti. Certamente un trauma, come una caduta o un infortunio sportivo, possono determinare una lesione persistente di una o più strutture articolari con conseguente sviluppo di instabilità ed ipermobilità articolare. In questi casi, l’ipermobilità articolare è “acquisita” come una delle conseguenze del trauma ed è spesso localizzata. In alcune circostanze l’ipermobilità articolare può svilupparsi come effetto di un allenamento sportivo intenso e prolungato. In questi casi essa è apprezzabile in più articolazioni ma può essere transitoria, perché fortemente influenzata dallo stato fisico del soggetto. Spesso l’ipermobilità articolare che coinvolge più articolazioni non è riconducibile ad un evento traumatico o a training sportivo. In questi casi, essa può essere interpretata come “congenita”, soprattutto se la persona ha un ricordo della stessa sin dall’infanzia. Nelle persone con ipermobilità articolare congenita non è raro individuare altri familiari con lo stesso tratto o che raccontano di averlo presentato da giovani. In alcuni casi di “ipermobilità articolare congenita” è possibile parlare di una condizione ereditaria. L’ipermobilità articolare è fortemente influenzata dall’età del soggetto e dal sesso. La maggior frequenza di ipermobilità articolare, infatti, si registra tra i bambini e le donne. Infine, studi epidemiologici mostrano una diversa distribuzione dell’ipermobilità articolare in base all’etnia, con frequenze intermedie in quella Caucasica.
Come si valuta l’ipermobilità articolare?
L’ipermobilità articolare è spesso una impressione clinica occasionale, registrata dal medico con semplici manovre atte a valutare il segmento corporeo in cui il paziente localizza il problema (dolore, limitazione del movimento, senso di instabilità…). La sede del sintomo va valutata con l’approccio specialistico usuale ma se viene notata ipermobilità articolare e la stessa non è riconducibile ad un precedente trauma, sarà necessario estendere l’attenzione a tutto l’apparato muscoloscheletrico e valutare quante più articolazioni possibili. Questo è praticabile tramite l’uso di semplici strumenti, quali il goniometro ortopedico, e la consultazione degli standard di escursione articolare. Nel sospetto di una sindrome genetica sono necessarie ulteriori valutazioni fisiche.
Che rilevanza può avere l’ipermobilità articolare sulla salute della persona?
Spesso l’ipermobilità articolare è un tratto fisico innocuo riscontrato casualmente. In quanto tale, non dovrà essere trattato in alcun modo. Se essa viene notata in forma localizzata e correlata ad un precedente trauma, la sua presenza può essere valutata come uno dei fattori influenzanti il programma di trattamento del sintomo riferito. Quando l’ipermobilità articolare è generalizzata e non determinata dall’allenamento fisico, essa andrebbe intesa come un fattore di suscettibilità per lo sviluppo di specifici sintomi, che, nel tempo, se trascurati o trattati in modo non adeguato, possono diventare cronici. Tra questi includiamo il dolore articolare, la fatica e le dislocazioni articolari. In questo senso, il soggetto che presenta una ipermobilità articolare generalizzata congenita dovrebbe essere consigliato a far proprie alcune buone abitudini. Talvolta, l’ipermobilità articolare generalizzata è notata nel contesto di uno o più sintomi cronici. In questo caso, il riconoscimento della stessa può aiutare lo specialista nel trattamento del sintomo di esordio. Infine, in rari casi, l’ipermobilità articolare congenita, soprattutto se generalizzata, è inquadrabile nell’ambito di una malattia cronica sistemica come il disturbo dello spettro ipermobile, oppure in una vera e propria sindrome ereditaria, come le sindromi di Ehlers-Danlos. In questo caso, la natura multiorgano della condizione merita un inquadramento accurato e l’inserimento di un programma di monitoraggi dedicato.