L’EMDR nella cura dei disturbi post-traumatici

L’EMDR nella cura dei disturbi post-traumatici

Editato da: il 04/05/2020

La Dott.ssa Colistro, esperta in Psicologia a Roma, illustra la terapia EMDR, una rivoluzione nel campo della cura del Disturbo da Stress Post Traumatico

Che cos’è l’EMDR?

Quando si parla di Terapie Psicologiche spesso si incontrano espressioni perplesse, dubbiose riguardo alla loro reale utilità nella soluzione di disturbi psicologici nei confronti dei quali talvolta nemmeno i farmaci hanno avuto la meglio. La terapia EMDR si presenta come una prepotente innovazione proprio in questo panorama. Esistono diverse terapie psicologiche, tra quelle più efficaci ce ne sono alcune che ottengono la remissione del sintomo mentre altre lavorano su brevi periodi, ma ciascuna si dedica ad un’area specifica (disturbi d’ansia o Disturbo Post Traumatico). L’EMDR, nelle sue diverse declinazioni cliniche, è una terapia mirata, rapida ed efficace su uno spettro vastissimo di disturbi psicologici ed è stata sviluppata negli anni ’80 negli Stati Uniti. Metodica innovativa per approcciare i sintomi di quello che più tardi venne riconosciuto come Disturbo Post Traumatico da Stress, l’EMDR, ovvero Eye Movement Desensitization and Reprocessing (“Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari” in italiano), è ad oggi l’unica terapia psicologica che vanta una prova neurobiologica della propria efficacia.

Perché si parla di rivoluzione EMDR?

L’EMDR, che è stato approvato in tal senso dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010), dall’Organizzazione Mondiale per la Santità (2002) e dal Ministero Italiano della Salute (2003), oggi è considerato il trattamento d’eccellenza, basato su evidenze neurofisiologiche, per il Disturbo Post Traumatico da Stress, validato da ricerche, studi e pubblicazioni più di qualunque altra terapia nel campo del trauma.
Il quadro di questo disturbo, primo a cui sia stata riconosciuta un’eziologia traumatica, è rappresentato da una complessa condizione psicopatologica che si esprime attraverso episodi depressivi, ansiosi, fobici, dissociativi anche a distanza di molto tempo dall’evento traumatico non elaborato.
Dagli anni ’80 ad oggi, la ricerca e la clinica hanno fatto passi importanti nell’uso e nello studio di EMDR, dei meccanismi di funzionamento che ne garantiscono l’efficacia e delle molteplici declinazioni per i diversi disturbi psicologici. È avvenuta una vera è propria “Rivoluzione EMDR” che ha contribuito a costruire quello che attualmente va imponendosi come approccio ufficialmente riconosciuto ai disturbi psicopatologici, attribuendo agli eventi traumatici, siano essi singoli o ripetuti, un ruolo fondamentale nella genesi dei disturbi psicologici.
Ad oggi l’EMDR, grazie alla sua comprovata efficacia e rapidità, è riconosciuta terapia d’eccellenza per diversi disturbi di natura psicologica, dal Disturbo Post Traumatico da Stress (provocato ad esempio da una diagnosi oncologica, un terremoto, un lutto…), passando per quelli depressivi come i disturbi d’ansia, da panico e fobici, fino alle dipendenze alimentari, affettive e da sostanze.

Come funziona la terapia di EMDR?

La scienza neurologica si è posta il problema di capire quali fossero i meccanismi neurobiologici alla base della grande efficacia dell’EMDR: forti di strumentazione sempre più all’avanguardia, gli scienziati hanno potuto individuare i cambiamenti che l’utilizzo di questa terapia imprime al funzionamento delle aree cerebrali.
A livello clinico, il terapeuta EMDR individua, insieme al paziente, i ricordi che fanno capo a quei “nodi” emotivi che si vogliono sciogliere perché avvenga la remissione del “sintomo” psicologico o comportamentale disfunzionale. In seguito, per ogni ricordo si procede con la stimolazione bilaterale osservando, ascoltando e conducendo, senza interferire, i movimenti del mondo emotivo del paziente nella direzione di un cambiamento.
Rapidità di intervento, efficacia e possibilità di applicazione a persone di qualunque età, fanno dell’EMDR un trattamento psicologico vincente.

Cosa accade nel cervello?

Le ragioni, a livello cerebrale, della grande efficacia clinica di EMDR nel trattamento del trauma psicologico sono state dimostrate da diversi studi scientifici attraverso le moderne tecniche di Neuroimaging EEG, a partire dall’evidenza che la concentrazione di sostanza grigia in alcune zone del cervello, in particolare della corteccia cerebrale, è correlata alla presenza di un Disturbo Post Traumatico da Stress. Queste regioni sono implicate in processi di integrazione, codificazione e richiamo di eventi autobiografici e di memoria episodica, dei processi emotivi, della consapevolezza e delle esperienze consce autoreferenziali. Inoltre si è dimostrato come questa concentrazione di sostanza grigia si modifichi in risposta al trattamento con EMDR che, attraverso l’iperattivazione della corteccia prefrontale laterale e ai movimenti oculari durante la rivisitazione del trauma, fa migliorare fino alla totale remissione dei sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress.
Ciò che accade durante il corso dell’EMDR è lo spostamento dell’attivazione della corteccia in diverse aree del cervello, da cui l’elaborazione del vissuto traumatico. L’area del cervello detta corteccia prefrontale è implicata nelle funzioni alterate in risposta al trauma perché incamera il valore emozionale dell’informazione e la sua attivazione, in condizioni di forte emotività, sopprime le memorie indesiderate e si esprime dal punto di vista sintomatico (es. sintomo da attacco di panico). Durante la terapia EMDR queste funzioni vengono esagerate perché viene iperattivata la corteccia prefrontale. A questo punto la memoria traumatica (il ricordo con le sue emozioni) si muove da uno strato profondo ed inaccessibile (sottocorticale implicito) ad uno raggiungibile sul piano cognitivo e della consapevolezza (corticale esplicito): in questo modo, le aree del cervello che partecipano all’elaborazione dell’esperienza sono diverse, dando la possibilità, in un futuro, di far attivare quelle corticali posteriori, così da far sparire i sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress.

 

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