L’Ernia cervicale: breve guida per il paziente

L’Ernia cervicale: breve guida per il paziente

Editato da: Alice Cattelan il 29/08/2023

Le patologie degenerative del rachide cervicale sono di frequente riscontro nella pratica clinica quotidiana del neurochirurgo. Negli ultimi decenni si è osservato un aumento di tali patologie. La postura in iperflessione legata all’utilizzo eccessivo dei telefoni cellulari, soprattutto in giovane età, e la scarsa propensione dei pazienti ad effettuare esercizi di correzione posturale e/o potenziamento della massa muscolare possono in parte giustificare tale incremento

In cosa consiste l’ernia cervicale?

L’ernia cervicale è un fenomeno generalmente degenerativo, raramente post-traumatico, in cui una parte del disco viene espulsa all’interno del canale cervicale dove può venire a contatto con una o entrambe le strutture nervose contenute all’interno del canale stesso (midollo e/o radici nervose).

Dobbiamo pertanto distinguere sin dall’inizio 2 differenti scenari perché ad evoluzione clinica completamente differente.

Primo scenario: spondilosi cervicale

Partiamo dallo scenario più grave ma fortunatamente meno frequente. Paziente con ernia cervicale mediana con compressione e associato danno del midollo spinale. Questo caso deve sempre essere trattato con un intervento chirurgico mediante un approccio anteriore (incisione laterale al collo, rimozione microchirurgica dell’ernia e impianto di una CAGE). Il paziente giunge all’ambulatorio per sintomi caratterizzati da progressivo impaccio motorio agli arti superiori e inferiori (formicolii, difficoltà nei movimenti fini delle mani, rigidità nel cammino oltre a disturbi sfinterici nei casi più gravi). Tali sintomi indicano un danno importante e progressivo del midollo che nei casi più gravi o non trattati può condurre ad una permanente impossibilità al movimento dei 4 arti (tetraparesi/tetraplegia). Questo scenario si verifica, più lentamente, anche nei pazienti che presentano un progressivo restringimento del canale cervicale a causa di fattori degenerativi artrosici. Ciò significa che il midollo spinale non viene danneggiato e compresso da una ernia espulsa bensì da speroni ossei anteriori (osteofiti) o da legamenti e articolazioni ipertrofiche che contribuiscono lentamente a ridurre il diametro del canale cervicale a scapito del midollo e delle radici nervose. Questo scenario prende il nome di spondilosi cervicale e richiede una soluzione chirurgica in caso di danno midollare confermato dalla clinica, dalla Risonanza Magnetica e in casi dubbi dagli studi neurofisiologici (PESS e PEM).

L’intervento chirurgico può essere effettuato per via anteriore, via posteriore classica o miniinvasiva unilaterale in base a diversi fattori anatomici che il neurochirurgo prenderà in considerazione (“approccio sartoriale”).

 Secondo scenario: Ernia a risoluzione spontanea

Fortunatamente l’evenienza più frequente è anche quella che spesso va incontro a risoluzione spontanea. Ovvero il caso di paziente con ernia laterale che comprime solo la radice nervosa che ci riferisce un intenso dolore al braccio. In tali situazioni la natura è nella stragrande maggioranza dei casi (quasi l’80-90%) in grado di riassorbire spontaneamente il frammento espulso nell’arco di 6-8 settimane.

Il neurochirurgo interverrà solo nella minor parte dei soggetti in cui il frammento erniario non viene riassorbito e di conseguenza la sintomatologia dolorosa al braccio permane intensa. I farmaci sono solo sintomatici, non modificano la storia naturale dell’ernia, possono però permettere al paziente di gestire al meglio la sintomatologia dolorosa durante il periodo critico delle prime 4-6 settimane.

Nel caso di ernie laterali che non presentano risoluzione spontanea in pazienti selezionati è possibile proporre, in alternativa al classico approccio anteriore, una soluzione chirurgica definitiva mininvasiva mediante una piccola incisione posteriore attraverso una foraminotomia cervicale posteriore che non prevede l’utilizzo di materiale protesico e con decorso post-operatorio piuttosto breve.

Neurochirurgia a Reggio Emilia