L'importanza dell'occhio clinico

L'importanza dell'occhio clinico

Editato da: Antonietta Rizzotti il 27/02/2023

Il Prof. Luigi Bolondi, esperto in Gastroenterologia a Bologna, ci parla dell'importanza dell'occhio clinico nella società di oggi, in cui il rapporto medico-paziente è minacciato dal grande numero di pazienti che necessitano di cure mediche

Cosa s’intende per occhio clinico?

L’occhio clinico è un termine che veniva spesso utilizzato in passato per indicare l’abilità del medico nel diagnosticare una patologia attraverso la sola anamnesi e l’esame obiettivo. L’occhio clinico di un dottore non corrisponde sempre alla sua conoscenza medica: in medicina, come in altre discipline, non sempre il “sapere” è uguale al “saper fare”. Il medico deve prendersi la responsabilità delle proprie diagnosi basate sulla conoscenza ma anche sul desiderio di prendersi cura del singolo paziente, focalizzando la sua attenzione non solo sulla malattia ma anche e soprattutto sul malato, senza lasciarsi influenzare dal proprio modo di essere (caratteristiche caratteriali ottimiste/pessimiste, essere paziente/impulsivo, ecc.). Si può affermare, quindi, che l’occhio clinico fornisce una diagnosi “su misura” per ogni paziente.

Com’è considerato attualmente l’occhio clinico?

Attualmente la diagnosi di una patologia è diventata molto più difficile a causa delle nuove conoscenze in campo medico: sintomi diversi possono appartenere alla stessa patologia, viceversa due o più malattie possono manifestare sintomi identici. In più, al giorno d’oggi non si instaura più il rapporto empatico medico-paziente, in quanto la diagnosi ed il trattamento vengono effettuati e seguiti da più soggetti (medici di reparto, consulenti specialisti, radiologi, ecc.), con un lavoro di squadra, lasciando comunque la responsabilità e la decisione finale al medico referente. In questo modo è più difficile la personalizzazione della terapia ma viene garantita una maggiore competenza.

L’occhio clinico e le linee guida

Un ruolo molto importante viene dato alle linee guida. In passato la conoscenza medica veniva tramandata agli allievi in base all’esperienza individuale del Maestro. Al giorno d’oggi, invece, le linee guida hanno una base scientifica determinata da studi basati su ampie casistiche di soggetti accuratamente scelti in base alle loro caratteristiche, creando la cosiddetta Medicina Basata sulle Evidenze (EBM). La EBM, purtroppo, presenta ampie aree di incertezza, dove mancano forti evidenze scientifiche: in questo caso deve essere il medico a decidere in che modo sviluppare il percorso diagnostico-terapeutico tenendo conto delle caratteristiche del paziente che spesso sono diverse dallo standard preso in considerazione negli studi. Pertanto, le teorie della EBM per il trattamento di una malattia sono considerate utili ma non sufficienti, in quanto raramente applicabili nella loro totalità al singolo paziente. È proprio quando l’EBM non è applicabile che si ricorre all’occhio clinico.

L’occhio clinico nel rapporto dottore-paziente

In passato l’occhio clinico indicava un rapporto medico-paziente molto più empatico rispetto a quello attuale: era infatti il medico a decidere quali informazioni fornire o no al paziente, per il suo bene non solo fisico ma anche psicologico, e a scegliere la terapia più adeguata, che il malato seguiva scrupolosamente. Oggi il paziente deve essere informato in maniera comprensibile e totalmente trasparente di ogni decisione presa dal medico, con i suoi pro ed i suoi contro. Con internet quasi tutti i pazienti prima di rivolgersi al medico confrontano i propri sintomi con quelli riportati in pagine spesso di dubbia attendibilità o comparando il proprio caso con quelli vissuti da amici e parenti. Questi pazienti arrivano alla visita con una propria diagnosi ed una propria terapia in quanto si fidano totalmente di un’esperienza già vissuta da qualcuno: è quindi compito del medico, e del suo occhio clinico, indirizzare il paziente verso la terapia più adeguata, non basata su aneddoti o esperienze personali, ma su solide basi statistiche che hanno valutato parametri ben definiti (sopravvivenza, remissione dei sintomi, ecc). Un altro problema molto attuale è il conflitto che si crea tra il tempo e le attenzioni da dedicare al singolo paziente per creare un trattamento personalizzato ed il grande numero di persone, malati veri e malati influenzati dai media, che vogliono essere visitate (medicalizzazione sociale di massa). In questo caso, occhio clinico vuol dire anche essere in grado di distinguere i casi a cui è necessario dedicare tempo ed approfondimenti per curare dei problemi reali in maniera soddisfacente, senza avere rimpianti nel caso l’esito non sia positivo.

Gastroenterologia a Bologna