La dipendenza affettiva: la sottile linea tra amore ed ossessione

La dipendenza affettiva: la sottile linea tra amore ed ossessione

Editato da: Cecilia Ghidotti il 07/07/2021

L’amore è uno dei sentimenti più profondi ed articolati dell’essere umano, ed è quasi impossibile darne una definizione chiara. È più facile, in questo senso, definire tra un amore non vero ed uno vero. La Dott.ssa Eugenia Cardilli, esperta in Psicologia a Roma, ci spiega come riconoscere e difenderci dalla dipendenza affettiva

Come si genera la dipendenza affettiva?

Nella maggior parte delle situazioni la causa principale è la certezza di aver trovato la famosa metà della mela. Un primo momento di felicità con questa persona ci convince che sia il partner perfetto. Sentiamo un senso di riempimento, una mancanza di cui eravamo incoscienti viene soddisfatta.

Questa “mancanza” è provocata da alcuni preconcetti assunti nella nostra infanzia. Ci hanno sempre insegnato che il “...e vissero per sempre felici e contenti” delle favole deve essere il mantra alla base delle nostre relazioni, e ci siamo persuasi con la idea che un giorno arriverà il nostro principe o principessa a salvarci. Questa convinzione si rivela essere la nostra “gabbia”, e ci renderemo conto a breve che in realtà il principe risulta essere un rospo e la principessa una strega.

Dovremmo scappare dal cosiddetto “vampiro affettivo” che ci dichiara amore eterno fin dagli inizi della relazione, ma non sempre è così facile.

Il nostro “vampiro” entra nel cuore delle ignare vittime con grandi gesti d’amore, per far cadere il “velo di maya” in un secondo momento rivelando la sua vera essenza. A questo punto cominciano i comportamenti tossici, inizierà a giocare con l’autostima della vittima che si troverà sola, o meglio, accompagnata da paure, sensi di colpa, ansie e vergogna. Le conseguenze della dipendenza affettiva non sono solo psicologiche, si riflettono anche sul piano fisico: insonnia, malessere, disturbi del comportamento alimentare, tendenze al suicido e depressione. Si instaura una violenza psicologica pericolosissima in quanto invisibile agli occhi di tutti.

Le dipendenze affettive, secondo la Dott.ssa statunitense Robin Norwood, sono comparabili con le dipendenze da droga, alcool e cibo: i “dipendenti” e le “dipendenti” sono ciechi di fronte alle condotte negative del partner, lo giustificano, lo amano fino a dimenticarsi di loro stessi. L’amante diventa il loro unico oggetto di piacere e la loro unica ossessione.

La dipendenza affettiva è una vera e propria malattia emotiva e trova le sue radici nei sentimenti di abbandono e di vergogna che il paziente aveva inconsciamente interiorizzato negli anni. Questa patologia può infatti derivare dall’infanzia: il “dipendente” non è riuscito a staccarsi completamente dalla figura della madre. I genitori possono fomentare un senso di colpa nel ragazzo/ragazza che cerca di emanciparsi ed il distaccamento viene vissuto come un abbandono doloroso che si rifletterà poi nelle relazioni future del figlio.

Come comportarsi una volta lasciato il “vampiro”?

Dopo l’allontanamento dalla relazione tossica, il dipendente deve imparare a prendersi cura di sé stesso per evitare una ricaduta e ritrovarsi in un’altra (o la stessa) relazione malata.

Si può impiegare anni a realizzare di essere chiusi in una “trappola”, e quando si decide di uscirne si avrà bisogno di un supporto psicologico per ritrovare fiducia ed autostima. L’unico modo di uscire dalla dipendenza affettiva è quindi l’amor proprio, amarsi e promettersi di non tornare mai più indietro.

Psicologia a Roma