Le lesioni parziali della cuffia dei rotatori

Le lesioni parziali della cuffia dei rotatori

Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Le lesioni della cuffia dei rotatori sono quasi sempre asintomatiche. Il Prof. Andrea Grasso, esperto di Ortopedia e Traumatologia a Roma, ci spiega le cause, la prevenzione ed il trattamento di questa patologia

Quali sono le cause delle lesioni della cuffia dei rotatori?

La cuffia dei rotatori è costituita da 4 tendini: sovraspinoso, sottospinoso, sottoscapolare e piccolo rotondo, che sono responsabili del movimento della spalla. La lesione della cuffia dei rotatori avviene nella maggior parte dei casi per usura progressiva ed è quindi causata da fenomeni degenerativi, come le sollecitazioni quotidiane, legati all’età. In casi più rari la lesione può avvenire in modo improvviso in seguito ad un trauma, come una caduta all’indietro con una mano messa a terra oppure uno stiramento improvviso del braccio, per esempio quando ci si aggrappa a qualcosa per evitare la caduta.

 

Quali sono i soggetti più colpiti dalle lesioni della cuffia dei rotatori?

I microtraumi ripetuti, causati da movimenti ciclici delle braccia legati ad una specifica attività lavorativa (es. lavoratore manuale, muratore, macellaio) possono accelerare il processo di invecchiamento dei tendini e determinarne la rottura anche in soggetti relativamente giovani (40-50 anni). Anche alcune attività sportive che richiedono movimenti ripetuti della spalla possono favorire lo sviluppo di lesioni della cuffia dei rotatori, in particolare il baseball, la pallavolo ed il nuoto: in questo caso la lesione può avvenire anche in persone con meno di 40 anni. Il processo di usura dei tendini è quasi asintomatico: in molti pazienti il dolore compare solo quando il tendine è già rotto. Nei casi di lesione acuta traumatica, invece, il dolore compare subito ed è spesso accompagnato dall’incapacità di sollevare il braccio sopra la testa.

 

Come prevenire le lesioni della cuffia dei rotatori?

Le lesioni della cuffia dei rotatori sono nella maggior parte dei casi dovute all’età: in questo caso quindi il trattamento preventivo si avvale di terapie che sono in grado di rallentare questo processo. In primo luogo è fondamentale instaurare un adeguato programma di fisioterapia, per correggere le posture scorrette della colonna vertebrale e delle spalle e per rinforzare i muscoli, soprattutto quelli della schiena che sono responsabili del movimento della scapola. Le infiltrazioni intrarticolari di acido ialuronico sono un altro valido presidio, in grado da un lato di ridurre il dolore e dall’altro di nutrire e proteggere i tendini. Se possibile è inoltre utile eliminare i fattori di rischio lavorativi o sportivi che possano accelerare la degenerazione della cuffia dei rotatori.

 

Quali sono le lesioni parziali della cuffia dei rotori?

Per lesione parziale della cuffia dei rotatori si intende una lesione limitata alle fibre superiori (dette “bursali”) o inferiori (dette “articolari”) del tendine, il quale è quindi ancora inserito nella testa dell’omero, ma non è del tutto sano. La lesione parziale interessa spesso le fibre superiori (bursali) del tendine ed è da considerare la prima fase del processo di usura che nel tempo causerà una rottura completa della cuffia dei rotatori. In casi più rari la lesione parziale interessa le fibre inferiori (articolari) del tendine. Questa alterazione è spesso di origine traumatica oppure compare in soggetti sportivi che ripetono ciclicamente movimenti della spalla e del braccio. A differenza delle lesioni parziali bursali, quelle articolari sono spesso causa di dolore e disabilità per il paziente.

 

Come vengono diagnosticate le lesioni della cuffia dei rotatori? 

Il primo step deve essere una visita ortopedica: la raccolta dei sintomi e della storia del paziente, insieme alla valutazione clinica e ad alcuni test specifici, indirizzeranno il medico nella prescrizione dell’esame appropriato. La Risonanza Magnetica è l’esame più indicato per confermare una diagnosi di lesione della cuffia dei rotatori, ma è comunque indispensabile che uno specialista ne valuti i risultati: la scelta del trattamento è infatti determinata dalla Risonanza Magnetica ma anche dall’età del paziente, dalle sue richieste funzionali e dai suoi sintomi.

 

Come vengono trattate le lesioni della cuffia dei rotatori?

Se i tendini della cuffia dei rotatori sono interessati da fenomeni degenerativi o da una lesione parziale si esegue un trattamento conservativo, che prevede esercizi di rinforzo muscolare e cicli di infiltrazioni di acido ialuronico intrarticolari. Questi trattamenti non sono in grado di far regredire la lesione, ma possono ridurre il dolore e rallentare il processo degenerativo. Se uno o più tendini della cuffia dei rotatori si sono staccati dalla testa dell’omero, il paziente proverà dolore anche di notte ed avrà difficoltà a sollevare il braccio: in questi casi è opportuno eseguire un intervento chirurgico. L’intervento consiste nella reinserzione dei tendini sulla testa dell’omero utilizzando una piccola vite metallica. La procedura prevede un’anestesia locale e viene eseguita in artroscopia, utilizzando una telecamera e strumenti microscopici che vengono inseriti nell’articolazione tramite 4-5 incisioni di 1cm. A domicilio, se necessario, viene proseguito il trattamento con antidolorifici ed antinfiammatori, secondo le esigenze del paziente.

 

Lesioni alla cuffia dei rotatori: postoperatorio e recupero

Dopo l’intervento viene prescritto un tutore per un periodo che varia da 1 a 4 settimane, a seconda della gravità e del tipo di lesione dei tendini e la fisioterapia viene iniziata dopo 5 giorni. Il programma di riabilitazione dura circa 2-3 mesi, con la possibilità per i paziente di riprendere le normali attività della vita quotidiana dopo circa 20-45 giorni, in base alla situazione clinica del paziente. Per riprendere l’attività sportiva o i lavori manuali pesanti è invece necessario attendere 50-80 giorni, sempre a seconda del tipo di lesione riportata. Il risultato è legato non solo all’intervento chirurgico, ma anche alla capacità rigenerativa del tendine: una volta reinserito, dovrà guarire ed attaccarsi nuovamente all’osso. Raramente questo non avviene, soprattutto se la lesione si è verificata molto tempo prima dell’intervento o se il paziente non segue le prescrizioni postoperatorie.

 

Editor: Valerio Bellio

 

Ortopedia e Traumatologia a Roma