Lombosciatalgia: quando la chirurgia è la soluzione migliore?

Pubblicato il: 14/02/2025 Editato da: Vittoria Marcucci il 14/02/2025

La lombosciatalgia è una condizione dolorosa che coinvolge la zona lombare e il nervo sciatico, causando dolore irradiato lungo la gamba fino al piede. Questo disturbo è spesso causato da una compressione delle radici nervose dovuta a patologie del rachide come ernia del disco, stenosi del canale lombare o instabilità vertebrale.


Sebbene molti casi possano essere trattati con terapie conservative, in alcune situazioni il dolore diventa cronico e invalidante, rendendo necessario un approccio neurochirurgico. Quando si deve prendere in considerazione la chirurgia? Quali sono le tecniche più innovative? Scopriamolo insieme

Cause principali della lombosciatalgia

La lombosciatalgia è spesso il risultato di una compressione o irritazione del nervo sciatico, la struttura nervosa più lunga del corpo umano. Le cause più frequenti includono:

  • Ernia del disco lombare: il disco intervertebrale danneggiato protrude e comprime una radice nervosa.
  • Stenosi del canale vertebrale: restringimento dello spazio vertebrale che porta a una compressione progressiva delle radici nervose.
  • Spondilolistesi: lo scivolamento di una vertebra su un’altra causa instabilità e irritazione delle radici nervose.
  • Deep gluteal Syndrome (DGS): il nervo sciatico si trova compresso da formazioni muscolari del bacino. La più frequente condizione di queste è la sindrome del piriforme: un’infiammazione del muscolo piriforme che può comprimere il nervo sciatico.
  • Multiple crush syndrome: spesso il nervo sciatico subisce compressione in più punti lungo il suo decorso.

In presenza di una di queste condizioni, il dolore può diventare persistente e invalidante, compromettendo le attività quotidiane e la qualità di vita del paziente.

Terapie conservative: sempre il primo passo

Nella maggior parte dei casi, il trattamento iniziale della lombosciatalgia è conservativo. Questo approccio include:

  • Farmaci antinfiammatori e analgesici per ridurre il dolore.
  • Fisioterapia e riabilitazione motoria per migliorare la mobilità e ridurre la compressione sulle strutture nervose.
  • Infiltrazioni di cortisone o anestetici locali per alleviare il dolore nei casi più resistenti.

Tuttavia, se i sintomi persistono oltre 6-8 settimane o si aggravano, è necessario valutare un'opzione chirurgica.

Quando è necessario un intervento neurochirurgico?

L’intervento chirurgico diventa una scelta obbligata in presenza di:

  • Dolore persistente e resistente ai trattamenti conservativi.
  • Deficit neurologici come debolezza muscolare, perdita di sensibilità o difficoltà motorie.
  • Sindrome della cauda equina, una grave emergenza neurochirurgica caratterizzata da incontinenza urinaria e fecale, perdita di sensibilità perineale e paralisi progressiva.

Questi segnali indicano una sofferenza severa delle radici nervose e richiedono un’azione tempestiva per prevenire danni irreversibili.

Le tecniche chirurgiche più avanzate

Grazie ai progressi della neurochirurgia spinale, oggi esistono interventi mininvasivi e altamente efficaci per trattare la lombosciatalgia. Alcuni dei più utilizzati sono:

  • Microdiscectomia: indicata per l’ernia del disco, prevede la rimozione della porzione erniata con un’incisione minima, riducendo il trauma ai tessuti circostanti.
  • Laminectomia decompressiva: utile per la stenosi lombare, elimina la parte della vertebra che comprime il midollo e le radici nervose.
  • Stabilizzazione vertebrale (artrodesi): nei casi di instabilità grave, vengono impiantati dispositivi di fissazione (viti e barre) per stabilizzare la colonna.
  • Tecniche endoscopiche: permettono un recupero più rapido grazie a incisioni di pochi millimetri.

Queste procedure, eseguite con microscopi ad alta precisione ed eventuali tecnologie di navigazione intraoperatoria, garantiscono una maggiore sicurezza e riducono il rischio di complicanze.

Cosa aspettarsi dopo l’intervento?

Il recupero dipende dalla tecnica chirurgica utilizzata e dalle condizioni preoperatorie del paziente. In generale:

  • La degenza ospedaliera varia da 1 a 4 giorni.
  • La ripresa delle normali attività avviene tra 2 e 6-8 settimane.
  • La riabilitazione post-operatoria è essenziale per rafforzare la muscolatura e prevenire recidive.

Molti pazienti riferiscono un immediato miglioramento del dolore sciatico già nelle prime 24-48 ore dopo l’intervento.


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Prevenire la lombosciatalgia: consigli utili

Anche dopo la chirurgia, è fondamentale adottare stili di vita corretti per proteggere la colonna vertebrale e ridurre il rischio di recidive. Alcuni accorgimenti utili includono:

  • Mantenere un peso corporeo adeguato per ridurre il carico sulla colonna.
  • Evitare movimenti improvvisi o sollevamento di pesi eccessivi.
  • Eseguire esercizi mirati per rafforzare la muscolatura lombare e addominale.
  • Adottare una postura corretta, soprattutto durante il lavoro o lunghi periodi seduti.

Se il dolore persiste nonostante i trattamenti conservativi, una visita specialistica può essere il primo passo verso la soluzione definitiva.

Neurochirurgia a Borgo San Lorenzo

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