La malattia da reflusso gastroesofageo si verifica quando i succhi gastrici entrano in contatto con la parete dell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. Il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo i pasti. Tuttavia, se questi episodi superano una determinata soglia in termini di frequenza e durata, si configura una vera e propria malattia.
Il reflusso gastroesofageo è una patologia molto diffusa nel mondo occidentale: colpisce infatti tra il 20% e il 40% della popolazione, con una prevalenza di circa il 40% tra uomini e donne di età compresa fra i 40 e i 50 anni. È principalmente dovuto al rilassamento dello sfintere esofageo, che, non contraendosi completamente, provoca la risalita del materiale acido dallo stomaco all’esofago.
Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?
I sintomi tipici della malattia sono:
- Bruciore dietro lo sterno (cosiddetta pirosi retrosternale) che si irradia posteriormente tra le scapole o al collo fino alle orecchie
- Rigurgito acido (percezione di liquido amaro o acido in bocca)
I sintomi possono manifestarsi in modo continuativo durante la giornata oppure in modo intermittente. Ad esempio, il reflusso può presentarsi al risveglio, dopo i pasti o durante la notte (tipicamente tra mezzanotte e le 3 del mattino), oppure solo in posizione sdraiata o mentre ci si piega in avanti (ad esempio, durante l’allacciatura delle scarpe).
I sintomi “atipici” includono:
- Sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione
- Difficoltà digestive e nausea
- Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
Esami utili per la diagnosi della malattia da reflusso
Gastroscopia (EGDS): consente di esaminare l’esofago, lo stomaco e il duodeno tramite uno strumento flessibile dotato di telecamera e di un sottile canale per l’introduzione di una pinza bioptica, utile per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie). La diagnosi di malattia da reflusso si conferma quando si riscontrano erosioni o ulcerazioni nell’esofago (piccoli tagli più o meno profondi). In assenza di queste lesioni (NERD, esofagite non erosiva), la certezza della patologia da reflusso è più difficile, specialmente in presenza di sintomi atipici o di una risposta incompleta alla terapia.
In questi casi, per confermare la diagnosi di reflusso gastroesofageo, è necessario effettuare una pH-metria delle 24 ore, che misura, tramite un sondino, la presenza di acido nell’esofago per un’intera giornata. Questo esame non è sempre ben tollerato, poiché il sondino deve rimanere nell’esofago per tutta la durata della registrazione.
Recentemente è stata sviluppata una nuova capsula monouso, Bravo™, un sistema di misurazione del pH senza catetere, che può rimanere nell’esofago fino a 96 ore in caso di sospetto reflusso gastroesofageo. Questa tecnologia consente di diagnosticare in modo definitivo la malattia da reflusso anche quando la gastroscopia risulta normale.
Questa capsula “innovativa” viene posizionata dal medico sulla parete esofagea in modo semplice e veloce e, per 48 ore, trasmette i dati a un apparecchio esterno di ridotte dimensioni, applicabile alla cintura del paziente. Quest’ultimo riceve ogni 12 secondi i livelli di acidità della mucosa esofagea rilevati e registrati dalla capsula, rendendo le informazioni disponibili per la lettura e l’analisi da parte del medico. Dopo alcuni giorni la capsula si stacca e viene eliminata in modo naturale.
In questo modo si ottiene una valutazione precisa degli episodi di reflusso, della loro frequenza e durata, della correlazione con i sintomi riferiti dal paziente e della presenza di reflusso di giorno o di notte. Grazie a queste informazioni è possibile personalizzare la terapia per ogni singolo paziente e ottenere i migliori risultati.