Maltrattamento infantile

Maltrattamento infantile

Editato da: Sharon Campolongo il 11/11/2021

Sfortunatamente, il numero dei bambini che soffrono di maltrattamento è aumentato. Tratteremo di questo argomento con la Dott.ssa Concetta Di Bartolomeo, specialista in Psicologia e Psicoterapia a Roma

 

Quali sono le forme principali di maltrattamento?

Con il termine child abuse vengono ricomprese diverse forme cliniche, classificate dalle Linee guida della SINPIA (Società Italiana di Neurologia e Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza): maltrattamento fisico, il più manifesto ma fortunatamente il meno frequente; maltrattamento psicologico, la forma più nascosta e talvolta persino più devastante; carenze di cure fisiche e psicologiche che, più precisamente, possono essere assenti (incuria) distorte (discuria) o in eccesso (ipercura); abuso sessuale extra o intra familiare; violenza assistita, che si verifica quando un bambino assiste alla violenza fisica, psicologica o sessuale di un genitore sull’altro o su un altro figlio e, infine, quello che si può osservare in talune separazioni o divorzi eccessivamente conflittuali, cosiddetta PAS – Sindrome di alienazione genitoriale. Occorre saper distinguere tra tutte queste situazioni diverse.

Quali sono i sintomi di tali abusi?

Il bambino abusato esprime sempre una sofferenza, anche se quasi mai parla apertamente in modo spontaneo del maltrattamento subito. Proprio il mantenimento del segreto, associato alla violenza subita, ha un elevato potere di creare psicopatologie. Può generare ansia, depressione e, nei casi più gravi, vera e propria psicosi, oppure disturbi ad espressione somatica e difficoltà comportamentali. Incide anche sulla strutturazione della personalità. Quanto accaduto, mette inoltre la vittima in una condizione di conflitto rispetto all’adulto abusante e determina una perdita di fiducia verso il mondo, aspetti che necessitano di un lavoro psicoterapeutico per poter essere elaborati, così da permettere al bambino di riacquistare la fiducia nella vita e nelle relazioni.

Come si trattano tali maltrattamenti?

Da un lato, c’è un intervento di urgenza messo in atto da servizi territoriali, strutture sanitarie e di accoglienza e autorità giudiziaria e, dall’altro, c’è l’intervento psicoterapeutico. Quest’ultimo deve coinvolgere non solo l’abusato ma anche la famiglia, che spesso vive sensi di colpa sentendo di non essere stata abbastanza protettiva verso il bambino. Si procede con un intervento di tipo integrato. L’approccio clinico mira a modificare le condizioni che sono all’origine dell’abuso evitando un atteggiamento di condanna. I bambini abusati sessualmente al di fuori della famiglia, ad esempio, spesso hanno un passato di trascuratezza fisica od emotiva e quindi, senza riuscire a distinguere, cercano nell’estraneo quelle attenzioni e cure di cui hanno bisogno e con cui tentano di compensare il vuoto affettivo, non accorgendosi però del pericolo. Acquisire la consapevolezza che la “violenza” è spesso associata ad una “carenza” è sicuramente una delle vie importanti per prevenire tali situazioni.

Quanto è diffuso il maltrattamento infantile in Italia?

Gli ultimi dati, elaborati su una base di quasi 200 comuni selezionati da Istat nel 2020, parlano di più di 77 mila minori vittime di maltrattamento in Italia (77.493), pari a 9 bambini su mille residenti. I dati provengono dalla seconda indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia realizzata da Terre des Hommes e CISMAI - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia per l’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza. Il 40,7 dei minorenni in carico ai Servizi Sociali ha subìto incuria, discuria o ipercura; il 32,4% è stata vittima di violenza assistita, il 14,1% è stata vittima di maltrattamento psicologico, il 9,6% ha subito maltrattamento fisico e il 3,5% abuso sessuale.  Questi dati, nella loro gravità, mostrano che si tratta di un fenomeno esteso ma ci dicono anche che c’è una maggiore attenzione rispetto al passato, in cui prevaleva la normalizzazione, la negazione e l’omertà. Quindi, c’è spazio per il necessario intervento terapeutico.

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