Il trauma cranico costituisce un problema di salute pubblica, essendo legato in oltre la metà dei casi a incidenti stradali oppure a infortuni sul lavoro, senza trascurare anche il numero considerevole di incidenti domestici. I soggetti maggiormente soggetti al trauma cranio-encefalico sono i giovani e gli anziani. Può essere lieve, moderato o grave e comportare danni permanenti o la morte. La diagnostica precoce con TAC e Risonanza Magnetica e i progressi in neurochirurgia e terapia intensiva hanno migliorato la prognosi, ma la prevenzione resta fondamentale. Approfondiamo l’argomento con il Dott. Mauro Colangelo, Neurologo e Neurochirurgo a Napoli e Frattamaggiore.
Dati epidemiologici: l’incidenza del trauma cranico in Italia
In base ai dati diffusi dalla Società Italiana di Neurochirurgia, in Italia si registrano annualmente circa 250 ricoveri per trauma cranico ogni 100.000 abitanti, con una mortalità che si attesta intorno ai 17 decessi per 100.000 persone. Le cause principali sono rappresentate dagli incidenti stradali, che costituiscono oltre la metà dei casi, seguiti dagli incidenti domestici (25%) e da quelli sul luogo di lavoro, che incidono per circa il 10%.
Le complicanze più gravi: le emorragie intracraniche
Tra le conseguenze più gravi del trauma cranico si annoverano le emorragie intracraniche:
- Ematoma epidurale, causato da lesione arteriosa tra dura madre e cranio, richiede un intervento neurochirurgico urgente;
- Ematoma subdurale, più frequente negli anziani, è provocato dalla rottura di vene a ponte;
- Ematoma intracerebrale, con raccolta ematica all’interno del tessuto cerebrale, può causare un pericoloso spostamento del tronco encefalico.
Le contusioni cerebrali comportano edema locale e aumento della pressione intracranica (ICP), condizione che mette a rischio la vita e può generalizzarsi rapidamente. Il trattamento prevede il monitoraggio continuo e l’uso di farmaci antiedemigeni o procedure chirurgiche come il drenaggio liquorale o la craniectomia decompressiva.
Contusioni cerebrali e ipertensione endocranica
Il trauma può causare contusioni cerebrali che generano edema locale. Poiché il cervello è contenuto in una struttura ossea rigida, anche un modesto aumento di volume può determinare un significativo aumento della pressione endocranica. Questa condizione può evolvere rapidamente e compromettere le funzioni vitali.
Valutazione clinica e imaging
La valutazione iniziale avviene attraverso la Glasgow Coma Scale (GCS), uno strumento utile per classificare la gravità del trauma. Un punteggio inferiore a 8 suggerisce un trauma grave e richiede esami urgenti come la TAC cerebrale, utile per identificare emorragie, contusioni o segni di ipertensione endocranica.
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Interventi chirurgici e monitoraggio intensivo
Quando viene identificato un ematoma extra-durale, è necessario un intervento chirurgico immediato per evacuarlo. Per gli ematomi sub-durali, l’intervento è solitamente programmato in tempi brevi. Nei casi gravi, è fondamentale il monitoraggio della pressione intracranica (ICP), con terapie che includono farmaci anti-edema (mannitolo, corticosteroidi) o interventi come la ventricolostomia e la craniectomia decompressiva.
La prevenzione: elemento chiave per ridurre l’incidenza
La prevenzione è l’arma più efficace contro i traumi cranici. L’ISTAT riporta che circa il 50% dei casi è correlato a incidenti stradali, spesso dovuti all’uso improprio del cellulare durante la guida. L’adozione del casco, delle cinture di sicurezza e il rispetto del codice stradale possono ridurre drasticamente l’incidenza. Gli incidenti domestici (25%) e gli infortuni sul lavoro (10%) completano il quadro, sottolineando l’importanza dell’educazione alla sicurezza e del rispetto delle normative vigenti.