Osteoporosi: cosa c’è da sapere

Pubblicato il: 08/07/2022 Editato da: Francesco Fusi il 03/08/2022

L'osteoporosi una malattia sistemica dell'apparato scheletrico, si caratterizza per una bassa densità di minerale e causa deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con ciò ne consegue un aumento della fragilità ossea

L’osteoporosi per definizione è: “una malattia ossea sistemica con riduzione della massa ossea e un’alterazione della microarchitettura del tessuto osseo, con inevitabile aumento della fragilità ossea e del rischio di frattura”. Può manifestarsi in forma “subclinica” oppure nella sua manifestazione conclamata e dunque nel suo stato peggiore causando disabilità e mortalità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato la lotta all’osteoporosi come una delle maggiori sfide sanitarie del futuro, assieme alle malattie cardiovascolari. Il compito dell’endocrinologo è di identificare la malattia metabolica dell’osso; fare una diagnosi differenziale versus altre malattie metaboliche dell’osso e poi impostare un adeguato trattamento. La stima di fratture femorali secondarie all’osteoporosi è in aumento ogni anno. La mortalità correlata alle sue complicanze è del 15-25%, mentre la disabilità motoria colpisce più della metà dei pazienti nell’anno successivo alla frattura, e solo il 30-40% riprende autonomamente le attività quotidiane. Un problema analogo è costituito dalle fratture vertebrali, spesso spontanee, la metà delle quali non sono diagnosticate. La loro prevalenza è stimata tra 13% - 24% nelle donne di età superiore a 50 anni (in confronto al 7% negli uomini) ed aumenta con l’età. Le fratture osteoporotiche sono una delle maggiori cause di mortalità negli anziani, con incidenza simile a quella di un ictus e di un carcinoma mammario. Durante la vita l’osso viene costantemente rinnovato, con rimozione della componente vecchia che viene sostituita da osso neoformato. Questo “rimodellamento osseo”, comprende due distinte fasi di riassorbimento e di neoformazione, che si diversificano nelle varie fasi della vita.

Quali sono le ossa più interessate dall’osteoporosi?

Le ossa più interessate in ordine di prevalenza sono le vertebre, il femore prossimale ed il terzo distale del radio.

Come si fa la diagnosi di un’osteoporosi?

La diagnosi si basa sulla densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata, con la così detta MOC. La MOC è uno strumento di una tecnica a raggi X che consente di misurare la quantità di minerale presente in determinate parti dello scheletro. Prima di tutto è importante escludere una causa secondaria con dosaggio di calcemia, paratormone, vitamina D, TSH. I marcatori di turn-over osseo sono più utili in studi di ricerca, anche perché il loro attuale limite, che ne riduce sensibilmente l’efficacia per la valutazione sul singolo individuo, è l’estrema variabilità dei dosaggi. Questi sono: fosfatasi alcalina, osteocalcina, peptidi terminali del procollagene di tipo 1, CTX e telopeptidi del collagene. Per quanto riguarda le tecniche di imaging ci sono:

  • la Radiografia standard e morfometria vertebrale, eventualmente TC/RM.
  • La Densitometria colonna–femore rappresenta il test diagnostico di riferimento per valutare il rischio di osteoporosi e di frattura, anche se il 40% dei pazienti con patologia non presenta valori densitometrici nel range di riferimento dell’osteoporosi.

Peraltro la maggior parte dei pazienti che eseguono la DEXA sono affetti da osteopenia e, in termini assoluti, il maggior numero di fratture si rileva proprio in questa categoria di rischio. Questo accade perché la DEXA ha un’elevata specificità, ma bassa una sensibilità. È molto importante l’algoritmo FRAX (Fracture Risk Assessment tool) che è stato elaborato da WHO e permette di calcolare la probabilità a 10 anni di incorrere in una frattura, sulla base di fattori di rischio clinici, in presenza ma anche in assenza dell’esame densitometrico.

Quale terapia seguire?

Come sempre in medicina la terapia dipende da una serie di fattori nonché dal caso clinico specifico ma in generale è sempre importante un adeguato apporto di calcio e vitamina D, oltre che l’attività fisica. Ci sono poi terapie di primo livello: bifosfonati, di secondo livello: denosumab, un anticorpo monoclonale completamente umanizzato; e infine di terzo livello come il: teriparatide. polipeptide sintetico, ricombinante, dell'ormone umano paratiroideo.

Endocrinologia e Malattie del metabolismo a Verona

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