Pacemaker: il dispositivo che dona ritmo al cuore

Pacemaker: il dispositivo che dona ritmo al cuore

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: TOP DOCTORS® il 20/02/2023

 

Il cuore è l’organo più delicato e importante del nostro organismo. In caso di alterazioni delle normali attività cardiache, è indispensabile tenerlo sotto controllo. Alcune patologie possono essere risolte grazie al pacemaker, un dispositivo semplice da impiantare. Il suo funzionamento ce lo spiega il nostro specialista in chirurgia vascolare

Il pacemaker è un dispositivo formato da un generatore (che include un dispositivo elettronico e una batteria) e uno o più cavi (elettrodi). L’elettrodo è collegato al cuore e al generatore che registra tutte le attività del cuore. Quando questo rileva una brachicardia (riduzione del ritmo cardiaco) invia un impulso elettrico che provoca un impulso o battito del cuore. 

 

A chi viene raccomandato il pacemaker?

Il pacemaker si raccomanda ai pazienti che presentano una frequenza cardiaca bassa (al di sotto di 50 bmp) e un disturbo al sistema di conduzione del cuore. In merito a tale disturbi, i sintomi più frequenti sono nausea, svenimenti, stanchezza generale e ‘mancanza d’aria’. 

 

Tipologie di pacemaker

Oltre al defibrillatore cardiaco impiantabile, vi sono diverse tipologie di pacemaker con 1, 2 o 3 elettrodi (resincronizzatori). Ogni dispositivo si adatta al singolo paziente e alla patologia specifica affinché il ritmo cardiaco risulti il più naturale possibile. Generalmente la batteria dei pacemaker dura tra i 5 e i 10 anni, ciò varia in base all’utilizzo previsto; difatti, il dispositivo di un paziente che dipende al 100% dal pacemaker consumerà maggiormente la batteria rispetto ai dispositivi che, invece, si attivano occasionalmente, ovvero quando si verifica un problema al sistema di conduzione del cuore.

 

Rischi legati al pacemaker

L’intervento è molto semplice, prevede anestesia locale e un rapido recupero post-operatorio. Così come accade per tutti gli interventi chirurgici, le possibilità di danneggiare la vena all’interno della quale viene inserito l’elettrodo sono concrete e possono comportare infezioni o aritmia cardiaca. Tuttavia, generalmente, le complicazioni gravi riguardano solo l’1% di tutti i casi.


Articolo redatto in collaborazione con il Dr. Pedro Javier Aranda Granados, specialista in Cardiologia

Cardiochirurgia