Preservazione d’organo: di cosa si tratta?

Preservazione d’organo: di cosa si tratta?

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Antonietta Rizzotti il 28/04/2020

Oggigiorno, il trapianto è considerato l’alternativa più adatta e l’unica opzione che non compromette la funzionalità del fegato, per i pazienti che soffrono di insufficienza renale terminale. L’esperto in Chirurgia Generale, spiega di cosa si tratta

 

In Italia, i trapianti di fegato e di rene sono in continuo aumento, fattore attribuito alla Donna con dolore al fiancocrescita dell’attività donativa.

Il buon risultato dei trapianti d’organo è favorito dallo sviluppo di nuove procedure chirurgiche e tecniche di conservazione degli organi (conservazione statica in ipotermia) oltre che dalla scoperta di nuovi agenti immunosoppressori, ovvero molecole che inibiscono la risposta immunitaria.

Che cos’è conservazione statica in ipotermia?

Si tratta di una procedura che prevede il lavaggio e l’immersione dell’organo in una soluzione di preservazione a 4°C, in questo modo si viene a ridurre il metabolismo, la capacità di generare energia e il bisogno di ossigeno da parte dell’organo, sottoposto ad ogni caso ad un danno che cresce in funzione del tempo di immersione in ischemia fredda.

Può essere utilizzata per tutti i tipi di organi?

No. Anche se considerata la tecnica di conservazione maggiormente utilizzata, non è raccomandabile per gli organi marginali, cioè tutti quegli organi che non soddisfano pienamente i requisiti di selezione, proprio a causa del rischio di mancata ripresa e funzionalità dell’organo stesso, dopo un trapianto.

Esistono altre tipologie di tecniche di preservazione d’organo?

  • La preservazione dinamica continua è un altro sistema di preservazione. Riguarda la conservazione di un rene fino a tre giorni utilizzando una Machine Perfusion, ovvero un sistema di perfusione portale e arteriosa ipotermica con l’ausilio di plasma ossigenato e di emulsione di fluorocarbone, al fine di determinare l’ossigenazione continua nei trapianti d’organo.
  • La perfusione normotermica di fegato o di rene prevede la conservazione ad una temperatura di 35-37°C ed ha l’obiettivo di ridurre il danno cellulare da anossia e/o da ipossia (deficienza parziale o totale di ossigeno nell’organismo). Quindi la perfusione normotermica mantiene l’organo metabolicamente attivo, riparandolo fisiologicamente del danno cellulare ischemico subito grazie all’utilizzo di sangue ossigenato.
  • Infine, la perfusione ipotermica ossigenata o conservazione ipotermica fredda, permette di migliorare il punto di vista clinico dell’organo e diminuisce il rischio di rallentamento nella ripresa delle sue funzionalità a seguito di trapianto. Inoltre, ha l’obiettivo di ridurre la temperatura del metabolismo energetico, anche se in questo caso, si assiste ad una condizione di ipotermia persistente e la richiesta di ossigeno non supera il 10%.
Chirurgia Generale