Prostatectomia radicale: cosa c’è da sapere?

Prostatectomia radicale: cosa c’è da sapere?

Editato da: Antonietta Rizzotti il 29/07/2019

Sono molti i dubbi che possono sorgere prima di affrontare un intervento di prostatectomia radicale a causa di un tumore alla prostata. Il Dott. Gino Alessandro Scalese, esperto in Urologia ad Acquaviva delle Fonti, spiega di cosa si tratta e quando è necessario ricorrere alla chirurgia.

Che cos’è la prostatectomia radicale?

Una volta scoperto il tumore alla prostata è possibile personalizzare il trattamento ricorrendo a varie opzioni terapeutiche fra cui la Sorveglianza Attiva, la Terapia Ormonale, la Radioterapia e la Chirurgia sia essa vecchio uomo che guarda il mareclassica (con il taglio condotto verticalmente da sotto l’ombelico fino al pube), laparoscopica eseguita con 5 buchetti sulla pancia e la più sofisticata laparoscopia robotica Robot Da Vinci assistita.

Tali opzioni sarà necessario discuterle approfonditamente con il proprio urologo di fiducia per stabilire la strategia migliore atta a sconfiggere definitivamente il cancro.

La terapia chirurgica prevede l’asportazione totale della prostata, inclusi i deferenti (che trasportano gli spermatozoi dal testicolo al condotto urinario) e le vescichette seminali (due piccoli serbatoi che contengono un liquido necessario all’arricchimento del liquido seminale in cui nuotano gli spermatozoi nel momento in cui questo viene emesso all’esterno). Insieme al secreto prostatico sono responsabili della produzione di oltre l’80% dello sperma prodotto.

A seguito di un intervento di prostatectomia radicale il soggetto operato non vedrà più fuoriuscire lo sperma dal meato uretrale al momento dell’eiaculazione (questo si verifica perché è necessario chiudere tutti i canali di trasporto degli spermatozoi).

Quando è necessario ricorrere alla chirurgia?

L’indicazione del trattamento chirurgico, nella maggior parte dei casi, viene data quando si presume che il cancro sia presente solamente all’interno della prostata e che, quindi, non abbia esteso le sue radici altrove.
Purtroppo, ancora oggi, anche attraverso la risonanza magnetica nucleare non è possibile avere la certezza assoluta di questa informazione, motivo per cui si utilizza il termine “si presume”.
Un risultato definitivo può essere invece fornito dall’esame istologico, che prevede un’analisi accurata e precisa al microscopio di ogni millimetro della prostata asportata previa opportuna colorazione, congelamento e micrometrica sezione della stessa.

Gli altri dati da tenere in considerazione sono:

  • Età e stato di salute del paziente;
  • Presenza di una o più patologie concomitanti: ipertensione arteriosa, cardiopatia di varia natura, diabete mellito, obesità, fumo, ipercolesterolemia;
  • Aspettativa di vita maggiore di 10 anni.

Qualora esistano uno o più fattori di rischio o la malattia sia in fase avanzata e quindi l’intervento chirurgico è controindicato si può optare per le terapie alternative quali la ormonoterapia e la radioterapia che non richiede l’utilizzo della anestesia generale.

Altre volte è possibile combinare tali differenti terapie, che in più del 95% dei casi porta alla guarigione completa dal cancro.

Urologia a Acquaviva delle Fonti