Protesi dell’Anca: l’intervento del secolo!
Autore:L’intervento di Protesi Totale dell’Anca è un intervento oramai molto diffuso e che è stato nominato, sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet nel 2016, l’intervento del secolo, in quanto si tratta di un intervento chirurgico che risolve definitivamente un problema di disfunzione della articolazione dell’anca, quasi sempre dovuta alla degenerazione artrosica, e che migliora notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Grazie all’intervento del Prof. Leo Massari, specializzato in Ortopedia e in Medicina dello Sport, abbiamo l’opportunità di approfondire questa tipologia di intervento
Quali sono le indicazioni per fare l’intervento di Protesi dell’Anca?
L’indicazione principale per la quale è indicato il trattamento chirurgico con la sostituzione della articolazione dell’anca con una protesi totale è l’Artrosi dell’Anca o Coxartrosi. Si tratta, pertanto, di una degenerazione della articolazione coxo-femorale che può essere classificata come Primitiva, ovverossia senza una causa apparente, o Secondaria ad una problematica preesistente come ad esempio la Displasia o Lussazione congenita dell’Anca, una pregressa Frattura del Femore o del Bacino, una Artrite Settica o Infiammatoria.
L’Artrosi comporta una degenerazione della cartilagine articolare con conseguente infiammazione cronica della articolazione e dolore ingravescente, progressiva riduzione della mobilità dell’anca, andatura zoppicante in peggioramento progressivo fino ad arrivare a situazioni assolutamente invalidanti.
L’avanzare della degenerazione artrosica comporta poi una progressiva deformità delle superfici articolari, ben evidente nelle radiografie, che rende ragione della progressiva perdita di mobilità, del dolore sempre maggiore, dell’aumento della zoppia, della diminuzione della autonomia nel cammino. Tale situazione comporta un notevole peggioramento della qualità della vita e, a causa della ridotta mobilità della persona, un progressivo decadimento anche delle condizioni generali e psicologiche.
Come si effettua l’intervento di Protesi dell’Anca?
L’intervento di protesi dell’anca può essere effettuato attraverso diversi approcci chirurgici o “vie di accesso chirurgico all’anca”. L’intervento consiste nel sostituire la testa ed il collo del femore e la cavità acetabolare con protesi metalliche (titanio) che si articolano tra loro a formare una neo-articolazione ed a ridare un movimento all’anca senza provocare dolore.
Per fare ciò si deve necessariamente “arrivare” sull’anca artrosica: le vie di accesso possono essere diverse:
- la via postero-laterale, la più utilizzata al mondo
- le vie laterali dirette e le vie antero-laterali
- le vie anteriori
Dagli studi più recenti sull’argomento non esiste, attualmente, una via di accesso migliore delle altre. Quello che tutti gli studi sull’argomento concludono è che la via migliore è quella che il chirurgo sa fare meglio e sulla quale ha maggiore esperienza.
Di cosa sono fatte le protesi dell’anca?
In commercio ci sono centinaia di modelli di protesi dell’anca. Alcune sono fatte per essere impiantate utilizzando come collante con l’osso il cemento osseo (protesi cementate), altre sono costruite per essere impiantate senza utilizzo di cemento osseo (protesi non cementate).
In linea generale la protesi dell’anca è costituita da uno stelo femorale, che viene inserito nel canale femorale, da una coppa acetabolare, che viene battuta a pressione della cavità acetabolare del bacino, da una testina, quasi sempre di ceramica, raramente di metallo, che viene inserita nel collo dello stelo femorale impiantato e da un cosiddetto intercotile o inserto che viene inserito nella coppa acetabolare impiantata nel bacino, che può essere in ceramica o in polietilene ad alta densità.
Esistono, poi, diversi “disegni” protesici, ad esempio steli corti e steli lunghi, cotili con rivestimenti biomimetici, cotili con possibilità di mettere viti, ecc.
L’articolazione ed il movimento dell’anca protesizzata avvengono tra la testina e l’inserto e questo, col tempo, può essere causa di usura dei materiali e di conseguente mobilizzazione dell’impianto protesico.