Secondo Luigi Cancrini e Valentina Volpini, nel loro lavoro congiunto sulla psicopatologia dello sviluppo e sulle famiglie multiproblematiche, il focus clinico deve sempre tenere conto della rete relazionale in cui l’individuo è inserito. In particolare, in situazioni familiari conflittuali o disfunzionali, si rischia che il bambino venga usato come veicolo delle dinamiche irrisolte tra i genitori, divenendo oggetto di alleanze, proiezioni o deleghe inconsapevoli.
Cancrini evidenzia l’importanza di considerare le matrici affettive profonde e le ferite transgenerazionali che influenzano i comportamenti genitoriali, soprattutto nei momenti critici come la separazione. Volpini, invece, mette in luce il rischio delle triangolazioni disfunzionali, che possono cronicizzare il conflitto e ostacolare la crescita psicologica del minore.
La collaborazione con il Tribunale: un'alleanza necessaria
Alla luce di quanto espresso, risulta chiaro quanto sia importante che la figura dello psicologo operi in sinergia con l’avvocato e il giudice, secondo un modello di intervento integrato che il Tribunale per i Minorenni ha in più occasioni promosso. Accordi e linee guida recenti sottolineano il valore della mediazione, del sostegno alla genitorialità e della consulenza tecnica come strumenti fondamentali per limitare l’escalation conflittuale e tutelare i minori.
In tale cornice, lo psicologo:
- Aiuta a leggere la situazione in termini sistemici
- Favorisce una narrazione condivisa tra le parti
- Lavora sulle emozioni bloccate o agite
I rischi di triangolazione e alienazione
In molte separazioni conflittuali, uno dei rischi maggiori è la triangolazione del figlio con uno dei due genitori, e ancor più, la possibilità di una vera e propria alienazione dell’altro. Questo accade quando il minore:
- Viene coinvolto in dinamiche di lealtà ambivalente
- È esposto a messaggi svalutanti verso uno dei due genitori
- Riceve pressioni (esplicite o sottili) per schierarsi
Lo psicologo sistemico-relazionale è formato per identificare precocemente questi segnali e lavorare affinché il minore non venga "utilizzato" come strumento di potere.
L’accompagnamento alla figura dell’avvocato
Un altro ruolo chiave dello psicologo in ambito forense è l’accompagnamento alla relazione con l’avvocato: molte famiglie in crisi non riescono a distinguere il piano affettivo da quello legale, e finiscono per usare le vie giudiziarie come canale per esprimere rancori o bisogni emotivi. Lo psicologo può aiutare il genitore a:
- Distinguere tra conflitto legale e conflitto emotivo
- Tradurre i vissuti personali in richieste legittime e realistiche
- Evitare l’uso strumentale del figlio nella strategia processuale
Indicazioni di buona genitorialità: un argine ai conflitti
Tra i compiti più preziosi dello psicologo sistemico c'è anche quello di offrire ai genitori linee guida concrete per una genitorialità efficace, nonostante la separazione. Alcuni punti chiave:
- Non svalutare l’altro genitore davanti ai figli
- Riconoscere il diritto del minore ad avere una relazione significativa con entrambi i genitori
- Mantenere ritualità stabili
- Evitare di coinvolgere i figli nelle decisioni di tipo legale o economico
- Utilizzare uno spazio di consulenza genitoriale come risorsa per elaborare conflitti
Conclusione
In un sistema giudiziario sempre più sensibile al benessere psicologico dei minori, la presenza dello psicologo non rappresenta un "accessorio", ma una risorsa fondamentale per la comprensione e la gestione della crisi familiare. L’approccio sistemico-relazionale si pone come strumento efficace per prevenire danni psicologici ai minori, supportare la genitorialità e costruire ponti tra le persone e le istituzioni.
È tempo che lo psicologo venga riconosciuto non solo come esperto clinico, ma come figura di raccordo, di mediazione e di cura all’interno dei procedimenti giudiziari che riguardano la famiglia.