Qual è la relazione tra la depressione e le malattie cardiovascolari?

Qual è la relazione tra la depressione e le malattie cardiovascolari?

Editato da: Marta Buonomano il 20/05/2020

La nostra esperta in Psichiatria a Torino, la Dott.ssa Laura Amodeo, ci spiega qual è la relazione tra la depressione e le malattie cardiovascolari e per quale motivo è importante ricorrere ad un approccio biopsicosociale

Quale collegamento esiste tra depressione e malattie cardiovascolari?

donna che tocca il pettoLa correlazione tra mente e corpo è nota fin dai tempi dell’antichità, quindi sappiamo bene che gli stati fisici e mentali attraverso una complementarità possono influenzarsi sia in senso negativo, sia in senso positivo. Nell’ambito delle malattie cardiovascolari questa associazione è particolarmente evidente e pericolosa a fronte dell’aumentato rischio di mortalità nei soggetti che presentano una comorbilità con la depressione. È stato descritto che il rischio di incremento della mortalità ad un anno dopo un infarto è del 33% in pazienti con precedente diagnosi di depressione, rispetto al 26% in quei pazienti che non presentano tale associazione.

Può la depressione può causare un infarto? Per quali meccanismi?

La depressione rappresenta il paradigma di uno stress cronico e, unitamente alle problematiche emotive, induce modificazioni fisiche che possono contribuire ad aumentare il rischio di infarto nell’ottica della genesi multifattoriale di tale patologia. In presenza di un disturbo depressivo si osservano diverse modificazioni di alcune funzioni fisiologiche: aumento del cortisolo circolante, iperattività del sistema simpatico con aumento del rilascio di catecolamine (noradrenalina e serotonina) che inducono tachicardia e fenomeni differenziati di vasocostrizione e vasodilatazione, alterazioni della frequenza cardiaca (Heart Rate Variability) con rischio di aritmie, aumento dell’attivazione piastrinica con rischio di trombosi, aumento dei fattori infiammatori rappresentati da alcuni tipi di citochine che concorrono alla formazione di placche aterosclerotiche. In presenza di altri fattori di rischio come ad esempio ipertensione, obesità, diabete o elevati livelli di colesterolo, le modifiche fisiologiche indotte dal disturbo depressivo contribuiscono ad aumentare il rischio di infarto.

Quali altri fattori possono contribuire?

persona triste con le mani sul visoNella persona depressa, oltre alle alterazioni fisiologiche precedentemente descritte, anche le modifiche del comportamento possono influire sulle malattie cardiovascolari. In corso di depressione spesso gli stili di vita sono peggiorati (aumento del fumo, uso di alcolici, alimentazione disordinata), è presente scarsa aderenza alle terapie (ad esempio il paziente non assume con regolarità i farmaci prescritti in caso di ipertensione, innalzamento dei valori di cortisolo e trigliceridi), vi è tendenza alla sedentarietà con scarsa o nulla attività fisica. Questi atteggiamenti rappresentano significativi fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari o ne possono peggiorare la prognosi.

Come si possono trattare questi due disturbi e come si può evitare che un disturbo provochi l’altro?

In considerazione della complessità dell’interazione tra i due disturbi e della reciproca influenza è consigliato un approccio biopsicosociale. Infatti, le dimensioni che devono essere gestite sono quelle somatiche, psicologiche e ambientali/comportamentali: solo attraverso un trattamento omnicomprensivo (farmaci, psicoterapie, cambiamenti degli stili di vita) possono essere raggiunti risultati significativi.

Psichiatria a Torino