Quando è necessaria la revisione di una protesi dell'anca?
Il nostro esperto in Ortopedia e Traumatologia a Milano, nonché Responsabile del Reparto di Chirurgia dell’Anca I presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi Milano, il Dott. Claudio Pagnuzzato, ci spiega in quali casi è necessario eseguire un intervento di revisione per le protesi d’anca
Che cosa s’intende per revisione di una protesi d’anca?
La revisione di una protesi totale dell’anca (conosciuta anche come “riprotesizzazione”) è un intervento di chirurgia ortopedica che consiste nella sostituzione di una o più parti della protesi impiantata in precedenza. Come nei primi impianti, anche nelle revisioni l’obiettivo finale è quello di togliere il dolore, ripristinare un buon movimento e, in ultima analisi, migliorare la qualità della vita.
La riprotesizzazione è una procedura che si esegue frequentemente?
La sostituzione di una protesi d’anca rappresenta uno degli interventi più effettuati negli ultimi anni in Ortopedia (attualmente oltre 100.000 all’anno) e con maggior impatto sulle condizioni di vita del paziente. Il numero di primi impianti protesici è in continuo aumento per l’innalzamento della vita media, per le richieste di pazienti di tutte le età (anche giovanissimi) e di conseguenza, nel tempo, anche quello delle revisioni. Utile ricordare che i primi impianti danno ottimi risultati in un’alta percentuale di casi (oltre 90%) ma purtroppo alcune volte vanno incontro ad un insuccesso e quindi vanno sostituiti.
Ritengo importante a questo punto una breve descrizione di un impianto protesico. La protesi è costituita da quattro elementi: la componente acetabolare (bacino) è la coppa (normalmente una lega di titanio), nel cui interno si mette un inserto (polietilene, ceramica, metallo); la componente femorale è lo stelo (una specie di banana inserita nel femore), su cui si impianta una testina (ceramica o metallo e di varie dimensioni).
Quando è necessario l’intervento di revisione?
Le cause che determinano un intervento di revisione protesica sono:
- Usura dell’inserto articolare che determina una instabilità dell’anca con dolore e zoppia;
- Mobilizzazione asettica (cioè non per una infezione) delle componenti protesiche che, usurandosi, rilasciano detriti (effetto “grattugia”) che determinano un riassorbimento a volte importante dell’osso e quindi uno scollamento della protesi;
- Mobilizzazione settica (cioè per una infezione) determinata da germi che “scollano” la protesi;
- Reazione da detriti metallici soprattutto nelle protesi con contatto metallo-metallo;
- Instabilità per episodi ripetuti di lussazione (cioè perdita dei rapporti articolari tra inserto e testina);
- Fratture periprotesiche che determinano uno “scollamento” della componente interessata dalla frattura (acetabolo o femore).
A quali esami deve sottoporsi il paziente?
Gli accertamenti da eseguire per giungere ad una diagnosi e di conseguenza all’indicazione di revisione sono:
- Radiografia A.P. del bacino;
- TAC dell’anca per valutare la qualità e quantità di osso residuo e per lo studio dei rapporti articolari;
- RMN del bacino per valutare eventuale presenza di versamento (cioè liquido nell’articolazione);
- Scintigrafia scheletrica con leucociti marcati;
- PET;
- Esami ematochimici: ves, pcr, esterasi).
A questo punto è molto importante procedere ad un accurato piano preoperatorio: scelta dell’impianto, necessità o meno di osso (omologo cioè di banca e/o sintetico), mezzi di sintesi adeguati (frequentemente si possono determinare delle fratture per la cattiva qualità dell’osso).
Cosa fare in caso di mobilizzazione settica?
Una citazione a parte va fatta per le mobilizzazioni settiche, il cui trattamento può consistere nel cambio della protesi in un solo tempo (rimozione della protesi e nuova protesi) o in due tempi: rimozione della protesi e posizionamento nel femore di uno spaziatore antibiotato (una specie di stelo) in un primo step e poi il posizionamento della protesi definitiva in un secondo tempo (ad infezione spenta).
In conclusione di questa breve presentazione (spero esaustiva) è importante ricordare che il paziente deve attendersi risultati buoni od eccellenti in un’alta percentuale, ma anche che la chirurgia protesica di revisione è una procedura complessa preferibilmente riservata a chirurghi esperti ed in centri di riferimento.