Revisioni delle protesi dell’anca

Revisioni delle protesi dell’anca

Editato da: Martina Gorla il 14/11/2023

L’intervento di protesi dell’anca è molto frequente in ambito ortopedico ed è rivolto principalmente alla cura dell’artrosi ma può essere necessario anche nel caso di fratture del collo e della testa del femore.

Una protesi impiantata può fallire nel tempo e si può essere costretti ad effettuare una revisione, ossia una sostituzione della protesi esistente con un nuovo impianto 

Perché una protesi può fallire?

I motivi sono più di uno:

  • “Usura” delle componenti impiantate molti anni prima;
  • “Mobilizzazione” (ossia uno scollamento della protesi dall’osso);
  • Infezione (che può manifestarsi anche molto tempo dopo l’intervento);
  • Episodi ripetuti di lussazione.

Escludendo per ora il caso dell’infezione, caso con problematiche più complesse,

negli altri casi si può procedere alla sostituzione con maggiore o minore facilità o difficoltà, ovviamente ricorrendo a protesi studiate e prodotte a questo scopo.

Intervento e riabilitazione:

L’intervento di sostituzione di una protesi, è più complesso di quello per un primo impianto e richiede più tempo dovendo prima eliminare la vecchia protesi e poi impiantare la nuova.

Generalmente la riabilitazione e i tempi di recupero sono un pochino più lunghi ma dipende dalla situazione che si è stati costretti ad affrontare, dalle condizioni del paziente e dalla “invasività” dell’operazione portata a termine.

Non ci sono controindicazioni generiche a una sostituzione protesica ma potrebbero esserci situazioni particolarmente complesse per lo stato dell’osso o dell’impianto da rimuovere, nonché per condizioni generali molto scadute del paziente che potrebbero sconsigliare e scoraggiare sia il chirurgo sia il paziente.

Tutte valutazioni da fare caso per caso tenendo conto della sofferenza e dei problemi lamentati, dello stato di salute e delle difficoltà tecniche.

Nel caso malaugurato che si tratti di infezione è tutto molto più complesso.

La guarigione dell’infezione è il primo obiettivo e per ottenerla il presupposto è la rimozione dell’impianto infetto. L’osso va bonificato nel corso dell’intervento e, generalmente, non si può procedere subito a reimpianto; bisogna identificare il germe per la corretta terapia antibiotica, mettere temporaneamente uno “spaziatore” (per mantenere lo spazio che era occupato dalla protesi) e poi procedere a reimpianto quando si ha la certezza che l’infezione sia guarita (generalmente dopo 8/10 settimane).

Prevenzione e diagnosi:

L’infezione va prevenuta per quanto possibile. I sintomi sono rappresentati soprattutto dal dolore e la diagnosi, non sempre facile, si avvale di esami di sangue, esami radiografici, esami microbiologici.

C’è sempre il rischio di ricadute ma ci sono buone possibilità di guarigione con un ritorno alla normalità.

Ortopedia e Traumatologia a Roma