Riconoscere e curare la Malattia Pilonidale

Editato da: Marta Buonomano il 10/01/2021

La Malattia Pilonidale (MP) può essere curata chirurgicamente. Scopriamo in cosa consiste l’intervento insieme al nostro esperto in Chirurgia Generale a Modena, il Dott. Andrea Marazzi

Malattia Pilonidale: come si formula la diagnosi?

Per formulare una corretta diagnosi è fondamentale eseguire un meticoloso esame fisico del paziente in piena luce, in posizione prona, se possibile con il supporto di una lente d’ingrandimento e di uno specillo. Questa valutazione prevede un’accurata ispezione, osservazione e palpazione, con lieve divaricazione dei glutei che, in caso di presenza di tramite/i fistoloso/i, mette spesso in evidenza una (o più) “corda di violino” che si tende con lo stiramento. Questa “corda di violino” rappresenta un sintomo distintivo di un tramite fistoloso, come la forma a “corona di rosario” di multipli orifizi fistolosi mediali. A seconda del caso può essere utile una proctoscopia, soprattutto se la Malattia Pilonidale si manifesta molto vicino all’ano, al fine di escludere eventuali fistole perianali o altre condizioni morbose. La diagnostica per immagini (ecografia con sonda lineare di cute e sottocute dell’area sacrococcigea e RMN, o ecografia anorettale con sonda rotante a 360º in caso di fistola prossima all’ano) generalmente non è fondamentale, ma può essere utile in caso di plurirecidive o casi complessi.

Le sfide terapeutiche della Malattia Pilonidale

intervento chirurgicoLa MP implica un numero di sfide terapeutiche in relazione a:

  1. Alta percentuale di persistenza di questa condizione, di recidive e/o di una nuova localizzazione della malattia in una sede prossima ma diversa da quella iniziale;
  2. Possibilità di scegliere tra numerose procedure per trattarla, anche se nessuna di esse è perfetta (priva di complicanze o possibilità di recidiva);
  3. Elevato numero di giorni lavorativi/scolari persi (problema sociale).

MP: in cosa consiste la terapia conservativa?

In mancanza di ascesso, una terapia primaria o di supporto è rappresentata dalla depilazione del solco intergluteo e delle aree limitrofe. Inoltre, in ogni fase della malattia sarà necessario estrarre mediante pinzette i peli visibili ed utilizzare saponi e schiume disinfettanti, nonché assumere antibiotici per via sistemica in fase pre e/o postoperatoria (il beneficio offerto da questi medicinali è tuttavia di dubbia efficacia).

Esiste una terapia sostitutiva?

È possibile trattare definitivamente questa condizione (seppur con il rischio di recidiva/persistenza/nuova localizzazione) mediante intervento chirurgico. È però necessario distinguere la MP:

  • In fase acuta o ascessuale: trattabile solo mediante incisione (alle volte l’ascesso regredisce in modo naturale);
  • In fase cronica o di quiescenza: se la MP in fase acuta non guarisce definitivamente, evolverà verso la fase cronica e sarà dunque possibile intervenire chirurgicamente in maniera risolutiva.

MP senza ascesso: quali sono i requisiti dell’intervento ideale?

  • Percentuale di recidive inferiore al 10%;
  • Approccio mininvasivo: nonostante non vi siano trial randomizzati che consentano un confronto scientifico ed inequivocabile con altre tecniche, resta convincente un primo approccio minimamente invasivo basato sulla rapida guarigione, ridotto dolore postoperatorio e facile gestione di questa fase, basso impatto estetico e psicologico, ridotta perdita di giorni di lavoro o studio.

Quanti tipi di interventi esistono per questa condizione (non in fase ascessuale)?

medici chirurghiLe chirurgie tradizionali sono:

  • Tecnica aperta (ridotta percentuale di recidive, con di tempi di guarigione lunghi, fino a 3 mesi) e medicazioni, spesso dolorose;
  • Interventi di chirurgia plastica;
  • Interventi mininvasivi: chirurgia mirata esclusivamente alla rimozione del tessuto pilonidale malacico (es. intervento di Bascom, Gips, ecc.).

Secondo l’opinione comune, J. Bascom ha contribuito in modo rilevante ad un miglior approccio nel trattamento di questa condizione.

A chi rivolgersi in caso di Malattia Pilonidale?

Bisogna rivolgersi ad un chirurgo colorettale che possieda non solo conoscenza della natura, fisiopatologia ed eziopatogenesi di questa malattia, ma anche esperienza in una delle tecniche mininvasive utilizzate per il suo trattamento.

In cosa consiste l’asportazione chirurgica della MP (non in fase ascessuale)?

Innanzitutto è necessario depilare e rasare accuratamente la zona. L’intervento si esegue in Day Hospital con un ricovero di poche ore. Il paziente dovrà mantenere il digiuno nelle 6 ore precedenti l’operazione. Saranno inoltre necessari degli esami preoperatori (ECG, esami ematochimici) eseguiti non oltre 90 giorni prima dell’intervento. La procedura si esegue in posizione prona e il tipo d’anestesia (generale, spinale, locale) dipenderà dall’invasività della metodica. La durata dell’operazione (sia con approccio tradizionale che mininvasivo) è di circa 20-30 minuti. Si può affermare che tutte le chirurgie mininvasive derivino dall’approccio di Lord e Millar (1965) e, in particolar modo, di Bascom. È quindi merito di questi autori se è stato possibile sviluppare tecniche mininvasive che possono includere:

  • “Punch” da biopsia di diverso calibro;
  • Bisturi a lama piccola;
  • Cucchiaio di Volkmann;
  • Pinze di Kocher.

Nella fase postoperatoria il paziente dovrà rimanere in posizione supina per 24-48h (soprattutto nel caso di approccio mininvasivo) per evitare di comprimere la ferita e ridurre il rischio di ematomi ed emorragie. Sarà inoltre necessario seguire una terapia antibiotica profilattica ed antidolorifica orale.

Chirurgia Generale a Cavalese