Riconoscere e curare una ragade anale

Riconoscere e curare una ragade anale

Editato da: Marta Buonomano il 24/03/2021

Quali sono le possibili trattamenti per una ragade anale? Ce lo spiega il nostro esperto in Colonproctologia e Chirurgia Generale a Torino, il Dott. Andrea Comba

Che cosa sono le ragadi anali?

La ragade anale è una piccola ferita, una sorta di “taglietto”, che si forma a livello del margine anale, soprattutto in sede posteriore verso il coccige e che tende a non guarire. Essa si manifesta più frequentemente in giovani adulti, frequentemente di sesso femminile.

Uomo sedutoLa ragade si forma perché spesso c’è un ipertono dello sfintere interno, ossia uno dei nostri due sfinteri anali (quello interno appunto) ha una sorta di spasmo duraturo. Di conseguenza questo muscolo, non rilassandosi completamente durante la defecazione, rende l’orifizio anale più stretto e più difficilmente dilatabile. Il passaggio delle feci, soprattutto se dure, può pertanto creare un taglio doloroso a livello della porzione finale del canale anale. Questa ferita tende a non guarire, perché lo spasmo sfinterico riduce la quantità di sangue, che giunge alla zona anale, e quindi la ragade si cronicizza e si approfondisce sempre di più. Da ultimo il fatto, che la ferita si formi in una regione dove vi può essere macerazione e sudorazione, crea un ulteriore ritardo del processo di cicatrizzazione.

Lo spasmo sfinterico ha spesso un’origine psicosomatica: lo sfintere interno è di frequente un “bersaglio del nostro stress”, nel senso che alcuni soggetti somatizzano situazioni di tensione, andando involontariamente a contrarre lo sfintere interno. Ciò costituisce il presupposto perché si formi la ragade. In questa situazione l’evacuazione di feci dure, traumatismi locali (come la digitazione anale per svuotare l’ampolla o il coito anale) e/o una non corretta igiene locale possono diventare le cause scatenanti per la formazione della ragade.

Quali sono i sintomi?

Il sintomo principale della ragade è il dolore a livello anale. Esso è causato dalla ferita aperta sul margine dell’ano ed è scatenato dalla defecazione. La durata del dolore può essere di qualche decina di minuti, poi esso sembra attenuarsi. Tuttavia a distanza di qualche ora, a causa dello spasmo muscolare sfinterico, la sintomatologia dolorosa riprende in maniera intensa e profonda e può durare svariate ore, se non addirittura intere giornate.

Siccome la ragade fa molto male, essa può condizionare pesantemente la vita del paziente: in una tale situazione spesso un individuo non riesce a fare quasi nulla, né a lavorare, né a studiare, né a fare attività fisica o altro. Alcuni individui tendono addirittura a procrastinare ed a rinviare l’evacuazione, perché l’atto defecatorio è spesso l’inizio di un dolore insopportabile ed intollerabile.

Oltre alla sintomatologia dolorosa, un soggetto affetto da ragade può accusare prurito e bruciore intensi e costanti a livello anale, in aumento dopo l’evacuazione.

Altro sintomo importante è il sanguinamento: si tratta spesso di gocce di sangue rosso vivo che il paziente vede sulla carta igienica, pulendosi, e/o sulle feci o nel water. Questa evenienza è causata dal fatto che la ferita tende a riaprirsi durante lo sforzo defecatorio.

Quali sono i possibili trattamenti?

Il trattamento in genere, almeno inizialmente, è di tipo medico conservativo. Innanzitutto è fondamentale che le feci siano morbide: quindi è importante bere molto ed utilizzare fibre ed emollienti fecali.

donna sedutaIl passo successivo consiste nel cercare di rilassare la muscolatura contratta. Per fare ciò si utilizzano bidet con acqua calda, detergenti dedicati ed antidolorifici. Per vincere la contrattura dello sfintere si utilizzano inoltre pomate a base di calcio-antagonisti, nitroglicerina e/o peptidi miorilassanti (da applicare localmente), associate eventualmente a dei dilatatori anali. In molti casi, soprattutto se la ragade è insorta da poco tempo (ragade acuta), l’uso di questi presidi può contribuire al recupero di un normale tono sfinterico con guarigione della ragade. Se invece la ragade è cronica e non migliora con le terapie sopra citate oppure se la sintomatologia dolorosa è talmente acuta da non concedere alcuno spazio per un approccio medico-farmacologico, si deve allora ricorrere alla terapia chirurgica: essa consiste in una “pulizia” dei bordi e del fondo della ragade, unitamente ad una incisione parziale di alcune fibre muscolari dello sfintere interno.

Qual è il messaggio finale che possiamo dare?

In caso di dolore e/o prurito e bruciore anale, anche se passeggeri, non bisogna sottovalutare il problema: meglio rivolgersi il più presto possibile ad un proctologo prima che il problema possa cronicizzare.

Colonproctologia a Torino