Storicamente il medico ha proposto ai pazienti affetti da ernia del disco il trattamento a lui più congeniale.
Negli corso degli anni ho realizzato che per garantire un migliore risultato per il paziente e anche per il medico (nell’esercizio della mia professione è fondamentale il risultato: migliorare al massimo possibile la condizione di persone sofferenti che si rivolgono a me), è necessario un passaggio da una medicina “Medico-centrica” a una “Paziente-centrica”.
Varie modalità terapeutiche
Pertanto ho realizzato che la proposta terapeutica non deve quasi mai essere univoca e di comfort personale-professionale, ma prevedere, spesso, un’alternanza e/o una combinazione di differenti modalità, per raggiungere il miglior risultato possibile per la persona sofferente.
Al netto delle statistiche su risultati e complicanze dei trattamenti, per ottenere il miglior risultato possibile penso sia fondamentale partire dalla chiarezza:
- nella spiegazione delle cause
- nella comprensione dello stato clinico attuale
- nelle aspettative secondarie ai diversi trattamenti possibili.
La condivisione sincera e lineare, a parità di qualità di trattamento offre il risultato reale migliore possibile.
La maggioranza delle ernie del disco presenta una guarigione spontanea, in seguito a fenomeni di disidratazione spontanea, con necessità di assistenza sintomatica temporanea e non invasiva.
Una percentuale tra il 10 e 20% dei casi può richiedere una forma di trattamento più importante che va fino alla chirurgia.
Deficit neurologico
In caso di deficit neurologico (motorio/sensitivo/sfinterico: sindrome della cauda) conclamato, la chirurgia va considerata anticipatamente per favorire il recupero migliore possibile, a fronte di: rischi di lacerazione del sacco durale (1-5% dei casi), che con l’avvento dei nuovi sistemi di colle e sostituti riparativi durali, risultano sempre meno impattanti; rischi di lesioni nervose (1<%) e rischi infettivi (correlati ad aspetti multifattoriali).
Complicanze e post-operatorio
L’ottimizzazione della tecnica, rigorosamente microchirurgica e delle terapie riabilitative post-operatorie in senso lato, insieme ad una particolare attenzione per il controllo ponderale, riducono le “complicanze” a distanza quali: recidiva erniaria ed instabilità vertebrali.
Ma non le azzerano, in quanto spesso possono coesistere fattori predisponenti e/o favorenti sub-clinici che vanno attentamente condivisi nel modo più completo possibile per non generare false speranze.
Mediamente il post-operatorio di una ernia del disco lombare dura 2-4 settimane, durante le quali vanno evitati stress psico-fisici, specie se di intensità elevata o troppo frequenti.