Questo tema interessante coinvolge molti settori della nostra storia e della nostra società. Ce ne parla la nostra esperta in Psicologia a Roma, la Dott.ssa Paola Lausdei
Come si adattano gli anziani alla tecnologia?
Oggigiorno gli anziani sono degli ‘anziani giovani’: a 65 anni infatti sono ancora in fase produttiva, con figli talvolta a casa ed in piena corsa per affermarsi nello studio o nel lavoro. Per questi motivi, direi, una gran parte degli anziani non trova difficoltà nell’adattarsi al mondo digitale, banalmente perché lo utilizza anche in ambito lavorativo. Al di sopra dei 75 anni, invece, le competenze sono inferiori nella maggior parte dei casi, ma solo perché, semplicemente, si tratta di individui spesso fuori da una realtà lavorativa che tende a tenere tutti in riga col cambiamento tecnologico. In tale circostanza, il valore delle attività di figli o nipoti è fondamentale: le distanze fisiche, ormai piccolissime, consentono una comunicazione audio e visiva (si pensi a qualsiasi altra di videochiamata) immediata e fluida. In tal modo, la percezione di vicinanza con i propri cari e con gli amici è elevata, ne deriva un bisogno di adeguamento alle nuove tecnologie che bypassa spesso le difficoltà oggettive di entrare “in sintonia” col mezzo utilizzato (internet, smartphone, computer).
Lavoro e terza età: come cambia l’approccio alla tecnologia?
Mantenendo sempre in essere la distinzione tra anziano lavoratore ed anziano non lavoratore, mi sentirei di dire che i social costituiscono per primi un mezzo comunicativo per confrontarsi e dialogare in qualsivoglia sede o momento, quindi un’opportunità; per i secondi, costituiscono una “finestra sul mondo” che li mantiene vivi ed in contatto, offrendo tra l’altro l’opportunità di ritrovare amici o parenti persi per anni.
Social tra giovani e anziani
La differenza nell’utilizzo dei social da parte degli anziani sembrerebbe ruotare quindi sulla comunicazione come processo di interazione con affetti e conoscenti lontani, prova ne è che la popolazione di Facebook si costituisce prevalentemente di “over 40”. I giovani, coinvolti maggiormente in un sistema di comunicazione visivo, dove l’immagine “vale più di mille parole”, per parafrasare un vecchio detto, hanno virato verso social come Instagram.
Ritengo che la grande differenza tra giovani e anziani, per quanto riguarda l’utilizzo dei social e la capacità individuale di intrattenere delle buone relazioni tra le persone, debba essere attribuita al fatto che le persone anziane hanno sperimentato la comunicazione in quanto processo di interazione reale, vale a dire non mediato da un mezzo digitale, ed abbiamo poi utilizzato uno strumento elettronico per mantenere vivi i rapporti anche a distanza.
La comunicazione tra i giovani nell’era digitale, invece, avviene prevalentemente attraverso un computer o uno smartphone, limitando a volte all’interazione scolastica quel rapporto faccia a faccia che è essenziale in una società. Da questo nascono una serie di criticità legate alle abilità più elementari di comunicazione e di presentazione di sé, proprie di un essere sociale come l’uomo.