Tiroide cronica linfocitaria autoimmune: cosa comporta?

Tiroide cronica linfocitaria autoimmune: cosa comporta?

Editato da: Alice Cattelan il 28/02/2023

La tiroidite corrisponde ad un’infiammazione a carico della tiroide e ve ne esistono diverse forme. Grazie all’intervento del Prof. Francesco Lippi, specialista in Endocrinologia, abbiamo la possibilità di approfondire la forma di tiroide cronica linfocitaria autoimmune.

Che cos’è la tiroide cronica linfocitaria autoimmune?

La tiroidite cronica linfocitaria autoimmune rappresenta la forma più comune di tiroidite e come si evince dal nome, la sua patogenesi è autoimmune. Si ipotizza che l’origine di questa malattia autoimmune possa essere genetica o familiare (80%), oppure virale o batterica o legata ad altri fattori come l’ambiente o le radiazioni esterne o il follaut radioattivo
La definizione di tiroidite cronica linfocitaria autoimmune comprende delle varianti morfologiche e cliniche:

  • Tiroidite di Hashimoto in ghiandola aumentata di dimensioni o gozzo o nella tiroide di normali dimensioni
  • Tiroidite autoimmune variante atrofica
  • Tiroide post partum
  • Mixedema idiopatico dell’adulto

Quali sono i sintomi?

La sintomatologia della malattia include sintomi come:

  • Astenia, ovvero uno stato di debolezza generale e/o adinamia
  • Pallore cutaneo
  • Secchezza della cute e della gola
  • Capelli fragili
  • Dolori e crampi muscolari
  • Brachicardia
  • Aumento di peso (per aumento della massa liquida)
  • Depressione, variazioni del tono dell’umore, riduzione della concentrazione e della memoria

Come avviene l’evoluzione della malattia?

Nel loro insieme, le tiroidi autoimmuni hanno un quadro sintomatologico variabile nei singoli soggetti, e così anche la sua evoluzione. L’evoluzione della malattia è imprevedibile perché può manifestarsi in qualsiasi fase: a volte la manifestazione è all’esordio, ma più frequentemente compare in pazienti con positività anticorpale nota da anni. Solamente nel 15% dei casi si può manifestare una tiroidite autoimmune senza la presenza di Ab circolanti o sieronegativa (ma evidente alla ecografia)

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi, oltre agli elementi anamnestico-obiettivi, si avvale del dosaggio del TSH, degli anticorpi anti-Tg e TPO circolanti. Anche la ecografia tiroidea volumetrica con color doppler rappresenta un valido supporto. Questa può dimostrare una ecostruttura diffusamente disomogenea, diffusamente ipoecogena, oppure a nido d’ape o con vaste aree ipoecogene.

Quale trattamento è consigliato?

Se i livelli di ormoni tiroidei liberi e del TSH circolante sono nella norma non si esegue alcuna terapia ma integratori come il selenio come antiossidante e la VittaminaD3 (il primo svolge un’azione di riduzione dei fenomeni di ossidazione incrementati nelle malattie autoimmuni, la seconda svolge un’azione antinfiammatoria).

Nel caso della presenza di ipotiroidismo lieve, con valori di TSH superiori alla norma e livelli di ormoni tiroide liberi normali, è consigliata una terapia con selenio e la ripetizione del TSH a distanza di 15 giorni per valutare l’eventuale ripresa della normale funzione tiroidea.

In caso di ipotiroidismo con valore del TSH superiore alla norma, confermato da un secondo valore sempre compatibile con ipotiroidismo, si consiglia la terapia con ormone tiroideo sintetico a dosi adeguate fino a che i livelli del TSH circolante non sono ripristinati.
Nel momento in cui si è di fronte a ipotiroidismo conclamato, con valori elevati di TSH circolante il trattamento prevede la somministrazione di L-tiroxina sodica, in maniera progressiva nel tempo in modo da riabituare l’organismo a riprendere conoscenza con l’ormone tiroideo sintetico e riportare il TSH nei limiti di normalità. La posologia di L-tiroxina è calibrata individualmente.

Endocrinologia e Malattie del metabolismo a Pisa