La chirurgia della tiroide è uno di quegli interventi che, pur essendo tecnicamente rodati da decenni, continuano a suscitare interrogativi e timori. Il fatto che riguardi una ghiandola “piccola ma potente” come la tiroide, che regola molteplici funzioni vitali, non aiuta a dissipare le ansie. Eppure, proprio per la sua centralità nell’equilibrio ormonale e metabolico, è fondamentale sapere quando è il momento di considerare l'intervento chirurgico, e cosa aspettarsi prima e dopo.
Quando si effettua
La chirurgia tiroidea si rende necessaria in alcuni casi specifici: noduli sospetti o maligni, gozzo voluminoso che comprime strutture vicine come trachea ed esofago, ipertiroidismo che non risponde ad altri trattamenti, o tumori della tiroide. Contrariamente a quanto si crede, non tutti i noduli richiedono un intervento: la maggior parte sono benigni e asintomatici. È quando la citologia (di solito attraverso agoaspirato) mostra cellule atipiche, o quando un nodulo cresce rapidamente, che si inizia a parlare seriamente di sala operatoria.
A che serve
L’obiettivo è duplice: curare (in caso di cancro) o risolvere problematiche meccaniche e funzionali. In altre parole, può essere salvavita oppure semplicemente risolutiva dal punto di vista della qualità della vita. In alcuni casi, togliere la tiroide significa anche porre fine a sintomi invalidanti come tachicardia, perdita di peso e insonnia dovuti all’ipertiroidismo. In altri, significa poter respirare o deglutire meglio. È un intervento che, se indicato, cambia le cose in modo molto concreto.
A chi è indicata
È indicata a chi ha una diagnosi precisa: carcinoma (papillare, follicolare, midollare o anaplastico), noduli sospetti con referti citologici classificati TIR3B, TIR4 o TIR5, ipertiroidismo grave da morbo di Basedow o gozzo tossico multinodulare, oppure gozzo benigno ma molto voluminoso. Ma non è mai una decisione automatica: si valuta sempre caso per caso, con un endocrinologo e un chirurgo generale esperto di patologia tiroidea.
Tempo di recupero
L’intervento, oggi, è spesso mini-invasivo, con un’incisione di pochi centimetri e tempi chirurgici ridotti. La degenza in ospedale varia da uno a tre giorni, e il recupero completo richiede in media due settimane, anche se molti pazienti tornano a lavorare già dopo una decina di giorni, soprattutto se svolgono mansioni non fisicamente impegnative. C’è chi teme l’aspetto estetico della cicatrice, ma le tecniche moderne permettono di renderla quasi invisibile. Alcuni centri utilizzano approcci transorali (dalla bocca), evitando completamente il taglio sul collo.
Il post-operatorio può prevedere l’assunzione a vita di levotiroxina, ma anche qui bisogna evitare generalizzazioni: se viene tolto solo un lobo della tiroide (lobectomia), può non servire alcuna terapia sostitutiva.