Tumori cerebrali: quali sono le possibilità terapeutiche?

Tumori cerebrali: quali sono le possibilità terapeutiche?

Editato da: Marta Buonomano il 28/04/2020

Quali sono i possibili trattamenti per un tumore cerebrale e come cambia l’approccio quando il paziente è un bambino? Ce lo spiega il Dott. Giuseppe Cinalli, il nostro esperto in Neurochirurgia a Napoli

Chirurgia per i tumori cerebrali

Gli obiettivi della chirurgia sono:

  • Ovunque possibile, la rimozione radicale della massa che permette, in caso di istologia favorevole, la guarigione dalla neoplasia;
  • Ottenere tessuto patologico per gli studi istologici e dei markers molecolari;
  • In caso di tumori non asportabili completamente, ridurre l'effetto massa per permettere le terapie adiuvanti riduicendo nel contempo il volume da trattare con radioterapia se indicata;
  • Preservare le funzioni neurologiche;
  • Trattare l'idrocefalo eventualmente associato.

ragazzaLa chirurgia è in genere la prima tappa necessaria a trattare un tumore cerebrale ed è curativo nella maggior parte delle neoplasie di basso grado in età pediatrica. Inoltre, i recenti progressi della neuroanestesia, delle tecniche microchirurgiche e della tecnologia hanno ridotto di gran lunga il rischio chirurgico, con una mortalità inferiore all'1% per interventi effettuati in elezione. Con l'utilizzo della neurofisiologia intraoperatoria con il mappaggio corticale di particolari aree critiche (area motoria, area del linguaggio, nucleo dei nervi cranici) ed il monitoraggio dei potenziali evocati è possibile aggredire anche lesioni in area critica con minima morbilità. In casi selezionati, in pazienti adulti, è possibile ricorrere all’awake surgery in modo da verificare l’integrità delle aree cerebrali eloquenti durante la resezione della neoplasia. Il chirurgo può inoltre avvalersi di moderne tecniche di neuronavigazione e dell’ecografia intraoperatoria per essere guidato con maggior precisione durante l’intervento.

In quali casi è indicata la radioterapia?

La radioterapia è una procedura fondamentale nella gestione di molti tipi di tumori cerebrali, sia di basso che di alto grado, e può essere eseguita su tutto il nevrasse (insieme di organi che compongono il SNC) nelle neoplasie che hanno la tendenza a metastatizzare per via liquorale oppure solamente sulla sede del tumore per preservare le cellule sane il più possibile. In genere, la radioterapia viene eseguita quotidianamente con sedute di breve durata per 5/6 settimane, 5 giorni alla settimana, in modo da ridurre il danno inflitto alle cellule normali e, di conseguenza, gli effetti collaterali della terapia. Le cellule normali, infatti, a differenza di quelle tumorali, hanno la capacità di rigenerare il loro DNA nei periodi di pausa della radioterapia. In caso di pazienti in età pediatrica, questa procedura è controindicata nei primi 3 anni di vita (in particolare la “whole brain”) a causa dei suoi effetti sulle funzioni endocrinologiche e cognitive, nonché per il rischio di insorgenza di nuove neoplasie. Dopo i tre anni la terapia non è comunque esente da effetti collaterali: per questo motivo si preferisce attendere almeno fino agli 8 anni. Una forma estremamente focale di radioterapia è la radiochirurgia stereotassica, metodica con la quale si somministrano con precisione “chirurgica” dosi estremamente elevate di radiazioni al bersaglio, risparmiando le strutture contigue. Trova indicazione nei piccoli residui tumorali (meno di 3 cm di diametro).

Chemioterapia in età pediatrica

bambino in un campo di granoLa chemioterapia viene sempre più utilizzata in caso di alcuni tumori cerebrali, soprattutto se sono insorti in età pediatrica, e, grazie ai nuovi protocolli, è possibile ottenere un tasso di guarigione maggiore del 50%. I farmaci chemioterapici possono essere utilizzati dalla prima infanzia: alcuni protocolli prevedono l'utilizzo dei chemioterapici per procrastinare il più possibile l'impiego della radioterapia, oppure per ridurre il più possibile tumori chemiosensibili e facilitare il gesto chirurgico rendendolo meno invasivo. Nel caso di neoplasie estremamente maligne, vengono utilizzati protocolli con cicli di chemioterapia ad alte dosi seguiti da autotrapianto di midollo osseo. La chemioterapia trova il suo spazio anche in alcune forme di tumore di basso grado, non resecabili completamente, come il glioma chiasmatico-ipotalamico.

Che cosa sono le terapie di supporto?

I corticosteroidi e gli anticonvulsivanti sono farmaci utilizzati frequentemente nei pazienti affetti da tumore cerebrale. I corticosteroidi svolgono un ruolo fondamentale nel controllare l'edema peritumorale e l'effetto massa del tumore. La somministrazione di anticonvulsivanti è chiaramente indicata nei pazienti con storia di crisi convulsive. Il loro impiego profilattico peri-operatorio, nei pazienti che non hanno mai avuto crisi, è controverso. Studi randomizzati non hanno mostrato benefici significativi nel loro impiego. Alcuni anticonvulsivanti inducono enzimi epatici come il citocromo P450. Nei pazienti canditati alla chemioterapia andrebbero preferiti anticonvulsivanti che non inducono gli enzimi epatici, in quanto potrebbero alterare la bio-disponibilità dei farmaci chemioterapici.

Neurochirurgia a Napoli