Vertigini e ansia: connessione e implicazioni cliniche
L'associazione tra vertigini e disturbi d'ansia è stata riconosciuta da secoli: già Platone osservava un legame tra questi sintomi, e nel XVIII secolo si considerava la vertigine sia come sintomo autonomo, derivante da malattie cerebrali, sia come manifestazione di ipocondria, riconducibile a meccanismi emotivi. Ci dice di più il Prof. Roberto Carlo Teggi, specialista in Otorinolaringoiatria.
Che connessione esiste tra vertigini e ansia?
Nel corso degli anni, l'associazione tra vertigini e disturbi psichiatrici è stata considerata un'entità distinta, caratterizzata dall’assenza di vere vertigini (dove il paziente non riferisce una reale rotazione degli oggetti) e da una personalità con fobie e ansia. Queste manifestazioni si verificano più spesso in ambienti affollati o con numerose immagini in movimento, come centri commerciali.
Nei centri specializzati, circa il 50% dei pazienti valutati per vertigini riceve una diagnosi legata a cause psichiatriche.
Il sistema vestibolare, responsabile della percezione del movimento della testa, ha il compito di stabilizzare le immagini sulla retina per garantire una visione nitida. Il mantenimento dell'equilibrio dipende dalle informazioni che il cervello riceve da tre fonti principali: vista, vestibolo e propriocezione. Quest'ultima si basa su sensori presenti nei muscoli, tendini e nella pelle, che forniscono al cervello dati sullo stato di tensione muscolare e sulla pressione esercitata dai piedi sul terreno.
Il compenso vestibolare e le difficoltà legate all'ansia
Dopo un episodio acuto che coinvolge il sistema vestibolare, come una labirintite, il cervello può imparare a compensare il deficit, utilizzando in modo più efficiente le altre informazioni sensoriali. Questo processo è noto come compenso vestibolare. Tuttavia, un compenso incompleto può portare a problemi di equilibrio, specialmente durante i movimenti rapidi della testa. I pazienti possono sperimentare visione offuscata e instabilità, particolarmente in ambienti affollati o ricchi di stimoli visivi. Questi sintomi possono causare disagio e ansia, specialmente se non adeguatamente spiegati dal medico.
L'ansia a seguito di un episodio di vertigini è un fenomeno comune. Studi scientifici hanno evidenziato come i pazienti che hanno subito una labirintite sviluppino livelli di ansia significativamente superiori rispetto a quelli che hanno avuto un evento ischemico cerebrale. Questo suggerisce l'esistenza di connessioni tra i circuiti cerebrali che regolano l'ansia e quelli che controllano l'equilibrio.
Ansia e agorafobia: una possibile conseguenza delle vertigini
In alcuni casi, l'ansia può evolvere in agorafobia, con conseguente evitamento di spazi aperti. Nei casi più gravi, la condizione può sfociare in attacchi di panico, innescati dalla presenza di immagini in movimento e dalla sensazione di perdita di controllo.
Ricerche condotte su pazienti con agorafobia hanno mostrato che circa il 70% di questi presenta anomalie nel sistema vestibolare, anche in assenza di una storia clinica di vertigini rotatorie prolungate. Ciò suggerisce che le vertigini possono essere un fattore scatenante o un sintomo associato ai disturbi d'ansia e di panico.
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Qual è l’approccio terapeutico consigliato?
La gestione delle vertigini associate all'ansia richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolge sia lo psichiatra che l'otorinolaringoiatra specializzato in vestibologia. Questa collaborazione è fondamentale per affrontare sia gli aspetti fisici che psicologici del disturbo, garantendo un percorso terapeutico completo per il paziente.