Vertigini, instabilità e nausea: quando è indicato uno studio del sistema vestibolare

Pubblicato il: 08/07/2025 Editato da: Vittoria Marcucci il 08/07/2025

L’apparato vestibolare è la struttura sensoriale responsabile del controllo della postura, della percezione del movimento e dell’orientamento spaziale. È localizzato nel labirinto, la porzione dell’orecchio interno deputata all’equilibrio. Alterazioni funzionali di questo sistema possono determinare sintomi anche invalidanti, come vertigini ricorrenti, instabilità nella deambulazione, nausea persistente, sensazione di sbandamento o difficoltà nella concentrazione.


In presenza di questi disturbi, un esame vestibolare completo rappresenta uno strumento diagnostico fondamentale per identificare l’origine del sintomo e impostare un trattamento mirato

Quando sospettare una disfunzione dell’apparato vestibolare

I pazienti con disturbi vestibolari non riferiscono sempre crisi vertiginose acute. In molti casi, i sintomi si presentano in forma subacuta o cronica, con sensazioni soggettive di squilibrio, affaticamento, cefalea, difficoltà visive o instabilità nei cambi di posizione. Patologie come neurite vestibolare, labirintite, vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB), emicrania vestibolare e malattia di Ménière possono manifestarsi con quadri clinici molto variabili.


Una diagnosi precoce consente di impostare tempestivamente la terapia, migliorando in modo significativo la qualità della vita del paziente.

In cosa consiste un esame vestibolare

La valutazione vestibolare si esegue in ambulatorio ed è composta da esami non invasivi, eseguiti da personale medico specializzato. Le principali metodiche comprendono:

  • Videonistagmoscopia a infrarossi con test posizionali (manovre di Dix-Hallpike e Pagnini-McClure), per la diagnosi della vertigine posizionale.
  • Videonistagmografia (VNG), per l’analisi dei movimenti oculari spontanei e provocati.
  • vHIT (video Head Impulse Test), che valuta la funzionalità dei canali semicircolari ad alta frequenza.
  • VEMPs (potenziali evocati vestibolari miogenici), utili nello studio dell’integrità delle vie otolitiche e vestibolari centrali.


Queste indagini consentono un’analisi funzionale completa dell’apparato vestibolare, permettendo di definire l’origine periferica o centrale del disturbo.


Pertanto, qualsiasi visita che si limiti al semplice “guardare” l’orecchio, esaminare l’udito ed eseguire qualche “manovra” posizionale non costituisce assolutamente un esame completo e si rischia pertanto di ignorare la presenza di un danno.

Quando è indicato sottoporsi a questi esami

L’indicazione a eseguire uno studio vestibolare nasce da una valutazione clinica approfondita, che include anamnesi dettagliata e visita specialistica otorinolaringoiatrica.


L’esame è consigliato nei seguenti casi:

  • Episodi ricorrenti di vertigine, anche se non recenti o non intensi.
  • Instabilità posturale soggettiva o oggettiva.
  • Difficoltà nella marcia, in particolare in ambienti scarsamente illuminati o visivamente complessi (ambiente affollati, centri commerciali).
  • Sensazione cronica di sbandamento o “testa leggera”.
  • Presenza di sintomi uditivi associati a disturbi dell’equilibrio.

Il ruolo dell’otorinolaringoiatra

Lo specialista ORL con competenze in vestibologia integra i risultati dell’esame strumentale con la valutazione clinica e audiologica, orientando il percorso diagnostico e terapeutico. A seconda dei risultati, può proporre:

  • Terapia farmacologica mirata.
  • Programmi di riabilitazione vestibolare.
  • Manovre liberatorie per la VPPB.
  • Monitoraggio clinico nel tempo.
  • Eventuali approfondimenti neurologici o radiologici.


L’obiettivo è il recupero della stabilità posturale, la prevenzione delle recidive e la riduzione dell’impatto del disturbo vestibolare sulla vita quotidiana.


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