Agobiopsia percutanea: quando e come eseguirla

Agobiopsia percutanea: quando e come eseguirla

Editato da: Marta Buonomano il 27/04/2023

L’agobiopsia percutanea è un valido alleato per fare diagnosi quando gli esami non invasivi non sono sufficienti. Ce lo spiega il Prof. Ernesto Mazza, esperto in Radiologia a Firenze

Che cos'è l’agobiopsia percutanea?

L’agobiopsia percutanea è una tecnica diagnostica mininvasiva a cui si ricorre quando non è possibile fare diagnosi con tecniche non invasive. Eseguita generalmente in anestesia locale e sotto guida ecografica o TAC, prevede il prelievo di una piccola parte di tessuto per poterlo analizzare al microscopio e risalire quindi alla causa della malattia. Con l’agobiopsia percutanea si possono esami­nare sia organi superficiali (tiroide, ghiandole salivari, linfonodi del collo, prostata, muscoli) che profondi (fegato, pancreas, reni, surre­ni, peritoneo, polmone, mediastino, linfonodi addominali, ovaie, prostata).

medico e paziente

Come ogni pro­cedura mininvasiva, presenta dei rischi ma in percentuale estremamente ridotta. Inoltre, nel caso in cui è necessario fare la biopsia di or­gani interni, è consigliabile valutare singolar­mente ogni caso e prendere le precauzioni ne­cessarie per evitare eventuali complicanze. Le agobiopsie vengono eseguite di solito ambu­latorialmente salvo alcuni casi in cui può es­sere necessario trattenere il paziente alcune ore dopo l’agobiopsia per evitare l’insorgenza di complicanze correlate alla mobilizzazione immediata.

Radiologia a Firenze