Declino cognitivo nelle apnee ostruttive del sonno: un legame da non sottovalutare

Pubblicato il: 18/05/2025 Editato da: Serena Silvia Ponso il 18/05/2025

Le apnee ostruttive del sonno (OSA) rappresentano una condizione respiratoria spesso sottodiagnosticata negli anziani, ma sempre più riconosciuta per le sue implicazioni sul piano cognitivo. L’interruzione ripetuta del respiro durante il sonno notturno, tipica di questa sindrome, può contribuire nel tempo a un deterioramento delle funzioni cognitive, aggravando o anticipando un quadro di declino cognitivo lieve o demenza. Approfondiamo l’argomento con la Dott.ssa Cristina Anna Maria Lo Iacono, specialista in Geriatria e Gerontologia.

Qual è il legame tra OSA e deterioramento cognitivo?

Nel soggetto anziano, il cervello è particolarmente sensibile agli episodi di ipossia intermittente, ovvero alla ridotta ossigenazione del sangue causata dalle apnee notturne. Questi episodi compromettono nel tempo l’integrità dei vasi cerebrali e delle connessioni neuronali. Studi recenti hanno dimostrato che l’OSA è associata a un maggior rischio di sviluppare alterazioni della memoria, del linguaggio, dell’attenzione e della funzione esecutiva.

Sintomi da non trascurare

Nelle persone sopra i 65 anni, i segnali di OSA possono essere atipici. Oltre ai classici russamento e pause respiratorie notturne, possono comparire:

  • Difficoltà di concentrazione
  • Problemi di memoria recente
  • Sonno non ristoratore
  • Cambiamenti del tono dell’umore
  • Astenia diurna (stanchezza durante il giorno)

Spesso questi sintomi vengono attribuiti al normale processo di invecchiamento, ritardando una diagnosi corretta.

Perché la diagnosi è importante

Individuare precocemente la presenza di apnee notturne è fondamentale in geriatria. Un monitoraggio cardio-respiratorio completo notturno è l’esame di riferimento per confermare la diagnosi. Nei pazienti anziani, la correzione dell’OSA può rallentare l’evoluzione del deterioramento cognitivo, migliorando la qualità della vita e la vigilanza diurna.

Trattamento e gestione

Il trattamento dell’OSA si basa principalmente sull’uso di dispositivi a pressione positiva continua (CPAP), che mantengono aperte le vie aeree durante il sonno. Anche piccole modifiche dello stile di vita — come la perdita di peso, l’eliminazione dell’alcol serale e una corretta igiene del sonno — possono essere utili.

È importante sottolineare che il trattamento delle apnee notturne può portare a un recupero parziale delle funzioni cognitive, in particolare nelle fasi iniziali del declino.


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Conclusione

In un’Italia che invecchia, l’identificazione dell’OSA come possibile causa o acceleratore del declino cognitivo rappresenta una sfida prioritaria. Il riconoscimento precoce e il trattamento adeguato di questa condizione possono rappresentare un valido strumento di prevenzione secondaria della demenza senile.

Per chi nota segnali di allarme, è consigliabile rivolgersi al proprio geriatra di fiducia, che saprà indirizzare verso un iter diagnostico e terapeutico mirato.

Geriatria e Gerontologia a Roma

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