Autostima e donne: come liberarsi dai condizionamenti culturali e familiari

Pubblicato il: 17/09/2024 Editato da: Veronica Renzi il 17/09/2024

L'influenza della cultura sull'autostima femminile

L'autostima delle donne è spesso il risultato di un delicato equilibrio tra aspettative personali e influenze esterne, tra cui i condizionamenti culturali e familiari. In una società che continua a perpetuare stereotipi di genere e standard irrealistici, molte donne faticano a sviluppare un senso di autostima solido e genuino.

Fin dalla giovane età, le donne sono esposte a messaggi contrastanti. Da una parte, si chiede loro di essere indipendenti, ambiziose e capaci di conciliare carriera e vita familiare. Dall'altra, sono ancora soggette a pressioni legate all'aspetto fisico e ai ruoli tradizionali di cura e supporto.

Il ruolo della famiglia nell'autostima

A livello familiare, le influenze possono essere altrettanto potenti. In molte culture, i ruoli di genere sono ancora profondamente radicati, con conseguenti aspettative diverse per figli maschi e figlie femmine. Le donne cresciute in ambienti in cui vengono incoraggiate a conformarsi a ruoli tradizionali possono sviluppare una bassa autostima, sentendosi incapaci di soddisfare standard che non rispecchiano le loro reali aspirazioni o potenzialità.

Superare questi condizionamenti richiede consapevolezza e un costante lavoro su di sé. Un primo passo importante è riconoscere l'influenza di questi fattori esterni e iniziare a mettere in discussione i messaggi limitanti che sono stati interiorizzati.

Come costruire un'autostima solida

Un altro elemento fondamentale è la costruzione di una rete di supporto positiva. Circondarsi di persone che valorizzano e rafforzano le proprie qualità può fare una grande differenza nel percorso verso una maggiore autostima.

L’ironia della sorte, è che chi è cresciuto non sentendosi visto né valorizzato dalle persone a cui era più legato (i genitori), inconsapevolmente tenderà a ricostruire relazioni di quel tipo, perché da un lato sono più familiari e dall’altro permane la speranza - inconscia - che qualcosa finalmente possa cambiare, che si potrà ottenere quell’amore e riconoscimento così agognati.

Il problema è che se siamo convinti di non valere ci andiamo a cercare dei partner che non ci apprezzano.

Il ricorso alla terapia può essere un potente strumento per esplorare e superare le radici profonde delle insicurezze personali. D’altro canto è noto che se i genitori non ci hanno trasmesso amore e accettazione, le basi dell’autostima possono essere fragili e vacillare nel confronto con gli altri, tanto da indurci a tirarci indietro nel gioco della vita.

Come si esce da quest’impasse? Siamo noi stessi che vincendo le resistenze accompagnate spesso dalla vergogna dobbiamo riuscire a guardare indietro, ad accogliere con dolcezza il bambino arrabbiato e triste che siamo stati e che è ancora presente - seppur isolato - dentro di noi; e quindi imparare a conoscerlo, curarlo e infine apprezzarne la sensibilità e la creatività. 

L’equivoco è cercare all’esterno (persone o cose, sostanze…) qualcosa che saturi quel senso di vuoto originario, che solo noi possiamo colmare smettendo così di essere tanto dipendenti dal giudizio degli altri o da un ‘fare’ che poco ci rispecchia.

Imparare ad amarsi, a prescindere dai condizionamenti culturali e familiari, è un viaggio dentro di noi affascinante ed estremamente liberatorio. Quando una donna riesce a riconoscere e apprezzare il proprio valore, indipendentemente dalle aspettative altrui, può finalmente vivere in modo autentico e soddisfacente, coltivando un'autostima che non è più dipendente dall'approvazione esterna, ma radicata nella propria identità.

Psicologia a Milano

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