In questo periodo storico stiamo assistendo a un’irrazionale corsa ai farmaci. Ne parliamo in questo articolo con il Dott. Roberto Castello, esperto in Endocrinologia e Diabetologia, che ci espone per quali motivi questo comportamento è sbagliato e privo di fondamenta
A cosa serve lo iodio?
Lo iodio è un micro-nutriente essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e una sua carenza determina quadri patologici più o meno severi inquadrabili come ad esempio disordini da carenza iodica. L’apporto di iodio con gli alimenti può non essere sufficiente a garantire un adeguato fabbisogno: nell’arco degli anni sono stati dunque proposti numerosi metodi per affrontare tale problematica, che interessa miliardi di persone a livello globale.
La pratica della profilassi iodica con il sale iodato costituisce una strategia universale, sostenibile ed efficace per la prevenzione dei disordini da carenza iodica.
Anche la supplementazione iodica durante la gravidanza ai fini di evitare un danno neuronale nel prodotto del concepimento è considerata un caposaldo della medicina preventiva.
Iodio e radiazioni, come sono connessi?
In natura, tra le sostanze radioattive disperse che possiamo incontrare nell’ambiente a seguito di un danno a un reattore in una centrale nucleare vi è lo iodio-131. Questo si accumula prevalentemente nella tiroide e vi persiste per alcuni giorni irradiandola. L’irraggiamento della tiroide da parte di basse dosi di 131I non necessariamente comporta un danno clinicamente rilevante. Il nostro organismo, infatti, è dotato di sistemi per la riparazione dei danni che possono essere indotti da basse dosi di radiazioni, a cui siamo costantemente esposti per la presenza di elementi radioattivi nel terreno e per l’esposizione alle radiazioni cosmiche, come ad esempio il personale aereo.
Quando però i danni da radiazioni eccedono la capacità riparatrice dell’organismo, portano ad una condizione morbosa che è tanto più rilevante con l’aumentare della dose di radiazioni a cui è esposta la ghiandola tiroidea. La probabilità di ammalarsi di tumore della tiroide aumenta in maniera significativa per livelli elevati di radiazioni.
Quali sono le categorie per le quali è utile l’assunzione di iodio?
Le categorie per le quali è utile l’assunzione di iodio, poiché a rischio aumentato di radiazione sono:
- Bambini di età inferiore ai 10 anni: per la marcata sensibilità della tiroide alle radiazioni in età pediatrica;
- Donne in gravidanza: il feto è particolarmente sensibile agli effetti nocivi delle radiazioni, nel I trimestre possono verificarsi malformazioni a vari organi; nel II trimestre lo iodio radioattivo assorbito dalla madre si accumula anche nella tiroide del feto e può ridurre la capacità della tiroide di produrre ormoni e indurre un quadro di ipotiroidismo congenito;
- Pazienti affetti da insufficienze renale in dialisi.
Come arginare l’esposizione a sostanze radioattive?
La somministrazione di una dose sovra-fisiologica di iodio non radioattivo, sotto forma di ioduro di potassio (KI), può ridurre, fino a bloccare, l’accumulo dello iodio radioattivo all’interno della tiroide. È tuttavia importante ricordare che la somministrazione di questo farmaco non trova indicazione nei soggetti adulti-anziani a seguito di una dose di radiazioni modesta.
L’efficacia della somministrazione di ioduro di potassio varia in relazione alla modalità di assunzione: è massima, infatti, quando viene assunto in modo preventivo, iniziando due giorni prima della contaminazione, per poi diminuire gradualmente con il passare del tempo fino ad annullarsi se somministrato 4 giorni dopo l’incidente. Nel caso in cui vi sia un’importante contaminazione, l’assunzione deve durare per cinque giorni.
Come assumere lo iodio?
Lo iodio può essere assunto in due modi: sia in compresse che in forma liquida. Necessita di protezione da aria, calore, luce e umidità. Normalmente viene prescritta la soluzione di Lugol al 5%, preparata in farmacia previa presentazione di ricetta medica. Per una soppressione adeguata, la posologia consigliata, seguendo le linee guida dell’OMS, è di circa 100 mg di iodio stabile in dose unica negli adulti. Gli integratori presenti in commercio contengono quantità pari a 50-225 μg e quindi molto basse di iodio e di gran lunga insufficienti a indurre iodioprofilassi a dosaggio soppressivo. Quindi acquistare integratori a base di iodio non è razionale.
Bisogna ricordare che lo ioduro di potassio deve essere assunto solo se raccomandato dalle autorità sanitarie locali, soltanto in seguito a prescrizione medica e sotto controllo medico. Un’inopportuna assunzione di KI, infatti, può determinare sintomi influenzali, mal di testa, lacrimazione, congiuntivite, arrossamenti del volto, dolore alle ghiandole salivari, laringite, bronchite e, soprattutto, condizioni di ipo o ipertiroidismo fino a quel momento latenti.
Perché quindi, questa corsa ai farmaci è sbagliata?
La situazione dell’attuale corsa ai farmaci in questo momento è sbagliata perché:
- L’acquisto compulsivo di integratori e pillole di iodio, a seguito dell’invasione che sta avendo luogo in Ucraina, rappresenta un atteggiamento privo di giustificazione;
- Solo nel caso di un comprovato incidente nucleare vi è indicazione all’assunzione preventiva di ioduro di potassio (le abituali dosi contenute negli integratori alimentari non sono in grado di bloccare la tiroide) e le misure profilattiche devono essere prese esclusivamente a livello di sanità nazionale;
- Assumere di propria iniziativa iodio in compresse senza una reale motivazione, e senza la prescrizione medica, non solo è sbagliato ma può essere dannoso per la salute.