Cosa devo fare se soffro di dolore cronico?

Cosa devo fare se soffro di dolore cronico?

Editato da: Alice Cattelan il 29/05/2023

Il dolore cronico è quello che dura oltre il tempo previsto di guarigione tissutale. Ce ne parla il Dott. Raúl Eduardo Giunta, esperto in Dolore muscolo-scheletrico cronico

In cosa consiste il dolore cronico?

Il dolore cronico è molto diffuso: una persona su cinque lo patisce. Le persone per le quali la causa sia muscolo-scheletrica, dovranno sfidare diversi problemi che impediranno uno stile di vita normale, con l’impossibilità di poter realizzare tanti progetti nella loro esistenza. Affrontare in modo innovativo la miriade di fattori contribuenti a detta condizione però, consentirà a queste persone di gestirla autonomamente e a lungo termine, riprendendo a svolgere le attività perse e di impegnarsi in altre nuove.

Come definire il dolore persistente (cronico)

Il dolore è un’esperienza normale e necessaria dell’uomo, che ci indica e protegge da uno stato di pericolo. Ha origine nel sistema sensitivo del dolore del nostro organismo, che coinvolge l’intero corpo.

“Il dolore cambia il modo in cui pensiamo, ci comportiamo e ci muoviamo”.                     

Il sistema del dolore a volte si comporta in maniera da non riflettere correttamente quello che sta accadendo nel corpo. Il dolore protratto è quello che persiste dopo il tempo normale di guarigione dei tessuti danneggiati, dovuto a fattori di stress, che si percepisce senza l’esistenza di nuovi danni ai tessuti.

Ma attento, il tuo dolore è reale, “determinato” dal tuo cervello.

Il disturbo influirà su tutti gli aspetti della tua vita, come le attività quotidiane, a casa, al lavoro, sociali. Può modificare il modo di pensare, come ti senti. Potresti essere più preoccupato, evitare dei movimenti, come prendere in braccio tuo figlio, per timore di peggiorare la situazione. Il dolore può condurti a isolarti, a diventare triste, a evitare momenti di divertimento, a non frequentare gli amici, a non riuscire a vedere una via d’ uscita al problema, perdendo la speranza, può impedirti di concentrarti, portandoti a colpevolizzarti. I nostri pensieri, come e cosa pensiamo, impattano sull’intensità del dolore e sulla sua persistenza.

In sintesi, come abbiamo osservato, nel dolore è coinvolta tua la persona, in corpo e spirito; quindi, al momento di trattarlo dovremo agire su ognuno dei fattori contribuenti. La ricerca sulle neuroscienze del dolore ci dimostra che un completo approccio delle cause determinanti è la strategia migliore per gestire il dolore che persiste.

Come può manifestarsi il dolore persistente?

Il dolore persistente può manifestarsi come:

  • Dolore protratto oltre il tempo di normale guarigione dei tessuti;
  • Occasionato da una lesione organica o da una malattia cronica in corso;
  • Presente in una o più aree del corpo, a volte si sposta oppure è associato ad altri; sintomi, come formicolio, parestesie, cambi di temperatura e colore localizzati;           
  • Mobilità limitata che può scatenare o accentuare il dolore;
  • Percezione di debolezza e ridotta la tolleranza agli esercizi:
  • Affaticamento;
  • Paura ed evitamento del dolore dovuto al movimento (kinesiofobia);
  • Difficoltà legate al sonno, sia nell’addormentamento, sia interrotto;     
  • Perdita d’interesse per normali attività, della motivazione;
  • Ansia e depressione;
  • Persistente preoccupazione riferita al soffrire dolore;                
  • Compromesse la memoria, la concentrazione e il pensiero;                        
  • Rabbia, insensatezza: perché è capitato a me?

Quali potrebbero essere le cause del dolore persistente? La multifattorialità.

Con certezza non si sa il motivo per il quale il dolore persista, giacché la stessa condizione può occasionare risposte tanto diverse da una persona ad un’altra. Per cosa in uno scompare nel tempo prestabilito e in un altro rimanga a lungo non è ancora chiaro. Ma si sa che il sistema del dolore in determinati casi può rispondere in modo sbagliato e, in assenza di minaccia, continua ad inviare segnali di dolore. Questo dipende dal fatto che il cervello è l’unico organo deputato a elaborare e determinare se ci sia o meno dolore, in base all’informazione (a volte fraintesa) che gli arriva da molte parti del nostro organismo, sia dal corpo che dalla mente (pensieri e convinzioni inutili, terapie fallite, problemi lavorativi e sociali…).

C’è un trattamento per il dolore persistente?

Per trattare il dolore persistente abbiamo a disposizione:

  • L’educazione sul dolore                                                                                                   
  • Esercizi motori mirati                                                                                                            
  • Pianificazione delle attività giornaliere                                                                                  
  • Gestione dello stress
  • Rilassamento.
Ortopedia e Traumatologia a Udine