Diagnosi del tumore prostatico: scopriamo insieme l’esame del PSA!

Diagnosi del tumore prostatico: scopriamo insieme l’esame del PSA!

Editato da: Cecilia Ghidotti il 05/08/2022

Con la diffusione negli anni ‘90 dell’esame per misurare il PSA, le diagnosi di tumore alla prostata sono aumentate esponenzialmente. Ce ne parla la Dott.ssa Gabriella Mirabile, esperta in Urologia a Roma

Come si individua la presenza di tumore alla prostata?

Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è una sostanza prodotta dalla ghiandola prostatica.

Rappresenta un marker organo specifico, quindi prodotto esclusivamente della prostata, ma non malattia specifico, quindi può aumentare non solo in caso di tumore. Non tutti i pazienti con valore superiore ai limiti di riferimento (4ng/ml) sono affetti da tumore prostatico così come, avere un valore inferiore ai limiti della norma non esclude al 100% la presenza di un tumore prostatico. Per questo, in ambito urologico è ancora molto dibattuto il suo utilizzo come screening precoce del tumore.  

Di fatti, il suo dosaggio è frequentemente influenzato dalla presenza di iperplasia benigna, di infezioni o da stimolazioni della ghiandola, come i rapporti sessuali, il Cateterismo Vescicale, l’Esplorazione Rettale o l’Ecografia della Prostata.

Per questo motivo, il valore del PSA non dovrebbe essere mai preso in considerazione come unico indice, ma dovrebbe essere sempre valutato insieme ad altri parametri, il suo incremento nel tempo (PSA Doubling Time e Velocity), la sintomatologia del paziente, le dimensioni della prostata (PSA Density). È estremamente importante portare ad ogni visita con lo specialista tutti gli esami precedenti, per una più accurata verifica.

Nel caso che l’esito superi i valori considerati “nella norma” (>4 ng/ml), sarà importante verificare il dosaggio anche del PSA Libero o PSA Free, perché per valori di PSA Tot tra 4 e 10ng/ml, il rapporto tra il PSA Tot e Libero, può essere indicatore di rischio di tumore e la valutazione di questo rapporto è in grado di evitare circa il 20% di biopsie alla prostata.

Esistono altri esami per diagnosticare la neoplasia prostatica?

Attualmente è sempre più attiva la ricerca di parametri che possano orientare lo specialista nella diagnosi delle neoplasie ‘clinicamente significative’, che rischiano di mettere in pericolo la vita del paziente ed evitare le diagnosi di quelle ‘neoplasia prostatiche’ non aggressive, che resterebbero innocue e che non necessitano di trattamenti precoci invasivi e potenzialmente connessi ad effetti collaterali debilitanti.

L’Ecografia Prostatica Transrettale, per quanto possa valutare, in maniere precisa, la morfologia e le caratteristiche della ghiandola, in circa il 40% dei casi non è in grado di porre diagnosi di neoplasia.

Ad oggi la Risonanza Magnetica Multiparametrica, risulta l’indagine di imaging più precisa per porre un sospetto ed eseguire una corretta stadiazione locale della neoplasia prostatica.

La Biopsia Prostatica resta però ad oggi l’unico mezzo per porre una diagnosi istologica di certezza.

Urologia a Roma