Diagnosi e trattamento dei tumori tiroidei

Diagnosi e trattamento dei tumori tiroidei

Editato da: Antonietta Rizzotti il 12/05/2020

I noduli tiroidei sono molto frequenti, soprattutto nelle donne e nell’età più avanzata, tant’è che si trovano in circa il 50% delle donne dopo i 50 anni. I tumori maligni sono il 5° tumore più frequente del sesso femminile e hanno una incidenza di circa 20 nuovi casi anno per 100 000 abitanti. I soggetti più colpiti sono quelli esposti a radiazioni, di sesso femminile e con una certa familiarità. Il Prof. Francesco Frasca, esperto in Endocrinologia a Catania, ci aiuta a capire meglio

Come si esegue la diagnosi dei tumori alla tiroide?

La diagnosi si fa anzitutto con l’ecografia che definisce la sede, in numero e le dimensioni dei noduli tiroidei. Inoltre, le collo, fioricaratteristiche ecografiche del nodulo quali la forma, i margini, la densità, la presenza o meno di calcificazioni e linfonodi ingrossati del collo, possono suggerirne la possibilità o meno di malignità.  

Anzitutto gli esami al sangue dei livelli degli ormoni tiroidei che possono escludere o meno che il nodulo sia iperfunzionante. Un risultato normale della calcitonina esclude che si tratti di un carcinoma midollare della tiroide. In caso di sospetto di nodulo iperfunzionante va eseguita anche una scintigrafia tiroidea. In caso di nodulo normo-funzionante va eseguito l’esame citologico mediante agoaspirazione con ago sottile che consente di esaminarne le cellule del nodulo e suggerirne l’intervento chirurgico in caso di rischio di malignità.

La prognosi della malattia in generale molto buona per tutti i noduli se diagnosticati e trattati correttamente. Anche quando i noduli sono maligni, si assiste, con le cure appropriate ad una buona prognosi in oltre il 90% dei casi.

È necessario sottoporsi ad intervento chirurgico?

I noduli benigni della tiroide vanno rimossi chirurgicamente quando molto voluminosi e danno fenomeni di compressione. I noduli maligni o a rischio di malignità vanno rimossi sempre mediante intervento di emitiroidectomia o tiroidectomia totale, insieme all’asportazione degli eventuali linfonodi coinvolti.

Ovviamente, i noduli benigni che non danno disturbi possono essere monitorizzati annualmente con esami ed ecografia. In qualche caso selezionato, soprattutto nei soggetti giovani, quando ci sia una carenza anche parziale di funzionalità tiroidea, si può utilizzare la terapia medica con ormone tiroideo a dosi personalizzate. I noduli iperfunzionanti, invece, possono essere trattati molto efficacemente con terapia radio-metabolica con isotopi radioattivi dello iodio. Tale terapia, somministrata solo una volta, può efficacemente risolvere il problema. Per i noduli tiroidei benigni, non iperfunzionanti, recentemente sono a disposizione tecniche di laser e radiofrequenza che utilizzano degli aghi in grado di “bruciare” parzialmente questi noduli con una significativa riduzione del loro volume e dei relativi sintomi compressivi.

Come si presenta il recupero postintervento?

In caso di intervento chirurgico, effettuato da chirurghi esperti, il recupero è rapido nel giro di 10 giorni. Effetto collaterale raro dell’intervento può essere l’ipocalcemia transitoria o permanente che si risolve con la terapia orale di calcio e vitamina D. Inoltre, sempre raramente, si può verificare un deficit parziale di una corda vocale con conseguente abbassamento transitorio della voce. L’intervento dello specialista endocrinologo è fondamentale, nel post-intervento a lungo termine, per la terapia sostitutiva della funzione tiroide. Questa consiste in un ormone (la tiroxina) che si prende per bocca. Tale terapia va personalizzata e adattata all’età, al sesso, al peso corporeo all’attività lavorativa, nonché alla capacità che i singoli individui possiedono di utilizzare la tiroxina e di convertirla nell’ormone attivo tri-iodotironina.

I risultati sono sempre positivi?

Le terapie summenzionate hanno elevato successo. Nei tumori maligni tuttavia possiamo avere due sfortunate possibilità: le recidive e la progressione di malattia. Le recidive locali e a distanza si curano facilmente con la terapia radio-metabolica con radioisotopo dello iodio. In caso di linfonodi laterocervicali si può utilizzare anche il re-intervento chirurgico, o, secondo le tecniche più innovative la Collo di donnaradiofrequenza mediante ago. La progressione di malattia, invece, si ha in quei rari casi (meno del 5%) in cui il tumore maligno tiroideo è poco differenziato, perde la capacità di captare il radioiodio e diventa invasivo sia localmente che a distanza. In quel caso sono a disposizione nuovi farmaci mirati (la cosiddetta “target therapy”) tra cui il lenvatinib, col quale la sopravvivenza viene allungata per alcuni anni.

Essendo spesso il tumore maligno della tiroide poco aggressivo e a lenta evoluzione, la sua efficace e definitiva terapia si basa su una tempestiva diagnosi, un corretto inquadramento terapeutico e follow-up nel post intervento. A tal proposito, un semplice esame ecografico eseguito in soggetti a rischio pone il paziente in una condizione di sicurezza per la prognosi. Inoltre, bisogna rivolgersi a specialisti endocrinologi di comprovata esperienza nel settore e che operano in strutture con teams multidisciplinari (endocrino-chirurghi, medici nucleari, etc.).

Endocrinologia e Malattie del metabolismo a Catania