Disturbi Alimentari nell'adolescenza: segnali d’allarme e approcci terapeutici

Disturbi Alimentari nell'adolescenza: segnali d’allarme e approcci terapeutici

Editato da: Vittoria Marcucci il 18/03/2024

I disturbi alimentari in adolescenza possono essere di difficile individuazione, soprattutto nelle fasi iniziali. La Prof.ssa Lucia Maulucci esplora questo delicato tema evidenziando i segnali di allarme e le sfide nel distinguere tra normalità e patologia durante questo periodo di profondi cambiamenti fisici e psicologici

 

Campanelli d’allarme

Negli anni della pubertà il corpo cambia irreversibilmente e assume un’importanza primaria nella percezione di noi stessi come individui e nel rapporto con gli altri, soprattutto con i coetanei. Quindi, almeno nelle fasi iniziali, il confine tra patologia e normalità può essere sfumato. Tuttavia, i segnali principali cui fare attenzione riguardano il controllo e l’evitamento: pesarsi tutti i giorni o anche più volte al giorno, contare ossessivamente le calorie, saltare i pasti, eliminare completamente determinati tipi di cibo o evitare di mangiare assieme agli altri fino ad isolarsi dalle situazioni di incontro con i coetanei; ma anche sbalzi di umore, eccessivo esercizio fisico e, naturalmente, distorsioni dell’immagine corporea possono essere segnali cui prestare attenzione.

cibo

 

Cause e incidenza

Si tratta di patologie a schiacciante prevalenza femminile, questo, come recentemente dimostrato da pubblicazioni scientifiche, anche per motivi neurologico/ormonali. Tuttavia, non esiste un tipo di personalità predisposto ai disturbi alimentari: il sintomo è solo la punta dell’iceberg di questioni più profonde e complesse che riguardano l’identità dell’individuo. Spesso, pressioni culturali ed estetiche da parte del gruppo di appartenenza o dei social media, viceversa esperienze traumatiche o pregressi disturbi alimentari nell’infanzia o nella famiglia di origine o dinamiche familiari disfunzionali o ancora situazioni o ambienti stressanti come ad esempio eccessive pressioni scolastiche, possono accentuare la vulnerabilità ai disturbi alimentari.

 

Bulimia e anoressia

I principali sistemi di classificazione distinguono bulimia ed anoressia in base alla quantità e alle modalità di assunzione del cibo (restrittive nel primo caso ed eccessive, con o senza vomito indotto, nel secondo). In realtà le due patologie, pur potendo evolvere l’una nell’altra, sono diverse per caratteristiche di personalità e di funzionamento psichico più profonde che riguardano le modalità di relazione con sé stessa e con gli altri, il rapporto con il proprio corpo e l’immagine corporea, il controllo. Per tali motivi i percorsi di cura possono essere molto diversi e vanno individualizzati.

 

Ruolo della famiglia

La famiglia partecipa attivamente al percorso di cura. Trattandosi di patologie potenzialmente ad altro rischio in termini di pericolosità per la salute psicofisica e a rischio di cronicizzazione è importante che la terapia coinvolga i genitori attraverso un percorso ad hoc.

 

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Terapia per i Disturbi Alimentari

La terapia si svolge su tre binari, tutti ugualmente importanti e indispensabili per la buona riuscita del processo di cura:

 

  • terapia medico nutrizionale della paziente attraverso un percorso nutrizionale adeguato che concili le esigenze e le aspettative dell’adolescente con un’alimentazione sana ed adeguata all’età;

 

  • psicoterapia individuale di tipo psicodinamico/psicoanalitico. Come ampiamente dimostrato, la psicoterapia psicodinamica, o psicoanalitica, risulta essere a lungo termine più efficace della terapia cognitivo comportamentale che lavora unicamente sul comportamento alimentare e sugli aspetti cognitivi e di gestione del pasto

 

  • psicoterapia genitoriale o familiare che sia di supporto alla famiglia, spesso disorientata e confusa rispetto alla sofferenza della figlia (o del figlio) e bisognosa di chiarimenti e indicazioni, ma anche caposaldo del percorso terapeutico dell’adolescente.
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