Disturbo Post-Traumatico da Stress: in quali casi è utile l’EMDR?

Disturbo Post-Traumatico da Stress: in quali casi è utile l’EMDR?

Editato da: Marta Buonomano il 27/04/2020

“Niente tornerà come prima”, “Non ce la faccio più, non riesco ad uscirne” “Provo a non pensarci ma al primo rumore forte provo una stretta al cuore”. Questi sono solamente alcuni dei pensieri che devono affrontare le persone con un Disturbo Post-Traumatico da Stress. La nostra esperta in Psicologia a Firenze, la Dott.ssa Pamela Busonero, ci spiega come elaborare un trauma e recuperare la propria vita.

Disturbo Post-Traumatico da Stress: di cosa si tratta?

donna triste consolata da un'amicaQuando una persona deve affrontare reazioni psicologiche, emotive e fisiche disturbanti, dovute ad un evento traumatico, per un periodo superiore ad un mese, si parla di Disturbo Post Traumatico da Stress. Soffrire e vivere momenti di profonda tristezza sono degli eventi naturali per tutti, come anche provare momenti di intensa felicità. Il problema si pone quando la ferita emotiva non riesce a sanarsi.

Nella maggior parte dei casi, quando si è soggetti a un trauma si è capaci di rielaborare e reindirizzare tutte le emozioni e percezioni disfunzionali, in maniera tale da poter (dopo il giusto periodo di tempo) pensare all’evento senza provare dolore.

Come si elabora un trauma?

Le fasi previste per elaborare adeguatamente un trauma sono sei:

  1. Evento traumatico: questa fase rappresenta proprio il momento in cui viviamo il trauma, in cui il nostro sistema nervoso ed il nostro corpo si attivano per rispondere al pericolo dovuto ad una situazione che sta per esplodere. Questo tipo di risposta del nostro organismo è innata e quindi involontaria e può essere di tre tipi: fuga, attacco, freezing (rimanere paralizzati);
  2. Shock: generalmente si manifesta dalle 24 alle 72 ore a seguito dell’evento traumatico, ma in casi più gravi può durare più a lungo. In questa fase non ci si rende conto di quello che è successo e siamo pervasi da emozioni come rabbia, tristezza, paura, senso di colpa. I sintomi fisici che invece caratterizzano la fase di shock sono: pianto, sensazione di freddo, tremore, nausea, perdita di concentrazione;
  3. Impatto emotivo: la terza fase è caratterizzata dall’impatto emotivo che la presa di consapevolezza di quello che è successo si riversa su di noi. Non è rara la presenza di incubi, flashback, isolamento, depressione, ansia, rabbia, sensi di colpa, attacchi di panico o sensazione di essere in pericolo;
  4. Coping: questa è la fase in cui si cerca di recuperare l’equilibrio perso a causa dell’evento traumatico. La mente, dopo aver preso consapevolezza dell’accaduto, cerca di comprendere cosa sia effettivamente successo. Sarebbe opportuno, per facilitare il recupero non solo emotivo ma anche cognitivo, smettere di chiedersi “Perché a me?” e iniziare a porsi domande efficaci, come ad esempio “Cosa potrei fare per…?”;
  5. Accettazione e risoluzione: ognuno raggiungerà questa fase in tempi differenti. Arriva un momento in cui è necessario accettare ciò che è avvenuto per poter proseguire con la propria vita. L’evento è stato elaborato, ormai fa parte del passato. Siamo vulnerabili ma non impotenti. Non possiamo avere il controllo di tutto quello che succede attorno a noi, ma sì lo abbiamo sulle nostre reazioni;
  6. Convivere con il trauma: nonostante sia stato accettato, si vivranno ancora momenti di tristezza in cui il ricordo riaffiorerà. Riuscire a conviverci significa accettare il dolore e riuscire a non fargli prendere il sopravvento.

donna tristeE se invece non riusciamo ad arrivare all’ultima frase?

In alcuni casi, purtroppo il nostro cervello non reagisce come previsto e si blocca in una delle 5 fasi precedenti. Talvolta il trauma attiva il nostro sistema neurovegetativo, mantenendo il nostro organismo in uno stato di “eccitazione”, in risposta ad un pericolo che in realtà non esiste più.

Quali sono i sintomi di un Disturbo Post-Traumatico da Stress?

  • Ricordi intrusivi: spiacevoli e involontari, che includono immagini, percezioni, sensazioni, ecc.;
  • Flashback: facendoci agire o sentirci come se si stesse verificando nuovamente l’evento traumatico;
  • Incubi: sogni pieni di riferimenti, anche emotivi, all’evento che abbiamo vissuto;
  • Sensazione di pericolo: caratterizzata da ipervigilanza e grandi risposte d’allarme;
  • Evitamento continuo di stimoli, pensieri, attività, luoghi o persone che potrebbero far riaffiorare ricordi del trauma;
  • Amnesia: impossibilità di ricordare qualche dettaglio importante dell’evento;
  • Ridotta affettività e sentimento di distacco verso chi ci circonda;
  • Stato di eccitazione (arousal), difficoltà a dormire e mantenere costante il sonno;
  • Forte irritabilità, con scatti d’ira;
  • Percezione negativa di se stessi.

uomo triste che guarda la finestraCome può aiutare l’EMDR?

L’EMDR è una procedura riconosciuta dalla comunità scientifica adoperata nel trattamento e nella risoluzione di traumi psicologici, includendo anche il Disturbo Post-Traumatico da Stress. Attraverso l’EMDR è possibile rielaborare il ricordo attraverso i movimenti oculari e riorganizzarlo nella memoria.

Cosa prevede questa terapia?

Il paziente che si sottopone a questa terapia, durante le sedute, dovrà focalizzarsi sul momento più traumatico dell’evento vissuto: grazie alla stimolazione degli emisferi cerebrali mediante i movimenti oculari, sarà possibile ottenere la risoluzione del trauma. Il ricordo sarà sempre presente e accessibile, ma perderà la sua valenza negativa.

Quando dureranno le sedute?

La durata di questo trattamento può variare da paziente a paziente, a seconda di molteplici fattori, tra cui:

  • Tipo di trauma (o traumi);
  • Resistenze del paziente;
  • Precocità dell’intervento;
  • Complessità psicopatologica.

In generale, l’intervento può durare da poche sedute a 12-16 mesi, a seconda della complessità del quadro clinico.

Psicologia a Firenze