È possibile prevenire l’ipertrigliceridemia?

È possibile prevenire l’ipertrigliceridemia?

Editato da: Marta Buonomano il 19/03/2020

Il nostro esperto in Geriatria e Gerontologia a Bologna, il Dott. Sergio D’Addato, ci spiega cosa fare per prevenire l’ipetrigliceridemia

Che cosa s’intende per ipertrigliceridemia?

donna che si fa le analisi del sangueL’ipetrigliceridemia è un’alterazione del metabolismo che determina l’elevazione dei trigliceridi nel sangue. I trigliceridi sono un “grasso” che circola nel sangue, diverso dal colesterolo, inglobato in particolari particelle: i Chilomicroni, le Very Low density Lipoproetein (Proteine a bassima densità, VLDL), e in parte sono anche veicolati dalle Low Density Lipoprotein (LDL) che però hanno il compito principale di trasportare il colesterolo nel sangue. I chilomicroni si ritrovano nel sangue subito dopo il pasto, e vengono poi metabolizzati a VLDL. Le VLDL sono anche prodotte direttamente dal fegato. I trigliceridi vanno misurati a digiuno. I livelli normali devo essere inferiori a 150 mg/dl. Sono considerati border line i valori tra 151-200, tra 201 e 500 sono considerati alti, > 500 molto alti.

Come si manifesta?

L’ipertrigliceridemia non da sintomi. La diagnosi di solito è occasionale ad un controllo degli esami del sangue. A volte quando superano livelli di circa 800-1000 mg/dl possono determinare un’infiammazione acuta del pancreas chiamata pancreatite che può avere gravi complicanze. Inoltre i trigliceridi, quando molto alti, costituiscono un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

Esistono delle forme familiari di severa ipertrigliceridemia (> 1000 mg/dl), in cui le pancreatiti sono frequenti, anche nell’infanzia. Queste vanno diagnosticate precocemente al fine di prendere provvedimenti terapeutici, i più precoci possibili.

È possibile prevenire l’ipertrigliceridemia?

L’ipertrigliceridemia è nella gran parte dei casi curabile/prevenibile con una alimentazione attenta. In particolare nei soggetti con ipertrigliceridemia vanno ridotti/aboliti gli alcoolici di qualsiasi genere (birra, vino, liquori), va ridotto/abolito il consumo di dolci. Va aumentato la frequenza del consumo di pesce (non molluschi o crostacei). Non bisogna eccedere nella frutta (non più di 300 grammi al giorno). La pasta e il pane possono essere consumati, meglio integrali. Inoltre valgono le accortezze alimentari che si debbono avere per evitare il rialzo della colesterolemia ovvero: sgrassare la carne prima di cuocerla, limitare il consumo di insaccati con eccezione del prosciutto crudo, dello speck e della bresaola sgrassati. Non ci sono limitazioni per verdure e legumi. Non più di due uova alla settimana. Utilizzare preferibilmente formaggi freschi. Preferire l’olio d’oliva extravergine. L’attività fisica deve essere regolare, 45/60 minuti di attività aerobia almeno 3 volte alla settimana.

Quali sono le possibili terapie?

La terapia farmacologica è senza dubbio utile se con le misure sopra indicate non si è raggiunto un livello di trigliceridi almeno sotto i 200 mg/dl. Ci sono farmaci come gli integratori di omega 3 che al dosaggio di 3 grammi al giorno danno buoni risultati. Accanto a questi, i fibrati sono una categoria di farmaci utili a ridurre la trigliceridemia. Le statine vanno utilizzate in associazione a questi farmaci se anche il colesterolo (come spesso accade) è alto. In questo caso l’associazione con gli omega 3 non ha nessuna controindicazione. Per i fibrati, si devono assumere medicinali specifici che hanno dimostrato di non aver controindicazioni all’associazione con le statine.

In via di sperimentazione ci sono altri nuovi farmaci che entreranno in commercio.

In particolare a disposizione e prescrivibile solo per casi selezionati (pazienti con forme severe di ipertrigliceridemia familiare, > 880 mg/dl, e già almeno un evento di pancreatite), è a disposizione un nuovo farmaco che ha dimostrato, non solo la riduzione della trigliceridemia anche del 60-70% ma anche della frequenza delle pancreatiti.

Geriatria e Gerontologia a Bologna