Effetto freezing: perché a volte la paura ci paralizza?
Autore:La Dott.ssa Pamela Busonero, esperta in Psicologia a Firenze, ci spiega per quale motivo a volte, di fronte ad un evento traumatico o a una minaccia improvvisa, ci paralizziamo senza riuscire a reagire
Paura: come reagiscono gli animali
Se analizziamo il comportamento degli animali possiamo osservare che questi, quando si sentono minacciati, possono reagire in 3 modi diversi:
- Affrontano la minaccia combattendo;
- Fuggono dal pericolo;
- Rimangono paralizzati (effetto freezing).
È possibile inoltre riscontrare una quarta reazione data dalla combinazione della prima e della seconda, vale a dire “combatti e fuggi”.
Nonostante a prima vista possa sembrare illogico, esistono situazioni in cui la paralisi risulta essere la scelta migliore, se non addirittura l’unica possibile.
Paura: come reagisce l’uomo
Le stesse reazioni istintive degli animali possono essere riscontrate anche nell’uomo, ma in maniera più sofisticata, grazie alla nostra razionalità. Che la paura sia in grado di paralizzare una persona è infatti un dato risaputo e riconosciuto da diversi studi scientifici e non è raro che in situazioni di imminente pericolo ci si blocchi completamente, anche quando sarebbe più opportuno avere una reazione diversa.
Secondo lo psicologo John Leach, docente dell’Università di Portsmouth, circa il 75% delle persone dinanzi a una situazione di emergenza improvvisa, in cui è a rischio la propria vita, si blocca e smette di ragionare invece di elaborare un piano di fuga. Sempre secondo Leach, del restante 25% solamente il 15% è in grado di rimanere sufficientemente razionale di fronte a situazioni improvvise di pericolo e di prendere decisioni che non mettano a rischio la propria vita, mentre il 10% perde completamente la capacità di ragionare, entrando nel panico e causando danni a se stessi e agli altri.
Che cosa succede nel nostro cervello quando ci paralizziamo?
Dinanzi ad una minaccia improvvisa, la sostanza grigia periacqueduttale (situata nel mesencefalo, una delle parti meno evolute del cervello) attiva una parte del cervelletto chiamata “piramide” che immobilizza il corpo. Infatti, quando viviamo un evento improvviso e sfavorevole, come un’aggressione o una violenza, subiamo un forte stress emotivo e in risposta a questo stress vengono liberate, nel circolo del nostro sistema cerebrale, delle sostanze chimiche (endorfine) in grado di ridurre la forte agitazione e dare origine al cosiddetto effetto “freezing”. Le endorfine sono una difesa che utilizziamo sempre nel corso della nostra vita e corrispondono agli stessi ormoni che l’ipofisi secerne quando proviamo gioia o amore.
Cosa succede, invece, a livello psicologico?
Tutto il genere animale, incluso l’uomo, reagisce a seconda della situazione con specifiche reazioni fisiche (combattere, fuggire e bloccarsi), innescate dalla secrezione di alcune sostanze ormonali da parte del cervello:
- La reazione di attacco si innesca quando si ha la certezza di poter affrontare e sconfiggere la minaccia. In questi casi il sistema nervoso simpatico mette in circolo l’adrenalina, un ormone in grado di potenziare la muscolatura ed aumentare le pulsazioni cardiache;
- La reazione di fuga invece avviene quando la minaccia appare fin da subito irrisolvibile e, contemporaneamente, risulta concreta una via di fuga. Anche in questo caso viene rilasciata adrenalina;
- L’effetto freezing, reazione fisica ma determinata dalla mente, si innesca quando bloccarsi sembra essere l’unica opzione possibile, quando si è di fronte ad una situazione in cui non si riesce ad affrontare la minaccia né a fuggire da essa. Allo stesso modo, può verificarsi quando l’evento si evolve così rapidamente da non essere in grado di riflettere ed adeguarsi, oppure come meccanismo di negazione che rende l’evento meno penoso.
Freezing: la paralisi non è solamente fisica
A differenza degli animali, nell’uomo questa reazione in genere non si limita ad una mera paralisi muscolare, ma raggiunge una profonda stasi cerebrale che impedisce di ragionare razionalmente e di analizzare la situazione, ostacolando quindi la presa di decisioni e iniziative che permetterebbero di salvarsi dalla minaccia.
Una risposta normale ad un evento anormale
Quando una persona si blocca di fronte ad una situazione pericolosa, non è raro che provi un sentimento di impotenza o si senta in colpa per non essere stata in grado di reagire. Questo può portarla a convincersi di essersi meritato di vivere questo trauma e che sia una persona sbagliata. In realtà, in quel momento la mente era riuscita a dissociarsi per salvaguardare la sfera emotiva. Perciò questa reazione (o non reazione) non solo risulta normale, ma in alcuni casi è l’unica opzione che abbiamo.
Potremmo definire il freezing come una risposta normale di una persona normale ad un evento anormale.
A cosa serve il freezing?
- Ci difende da un trauma emotivo che sarebbe troppo forte da superare;
- La paralisi e le sostanze rilasciate ci impediscono di renderci conto di cosa stia succedendo e di recepire il trauma con una minore intensità;
- In caso di aggressione, potrebbe anche scoraggiare l’aggressore a proseguire.
Cosa fare se il senso di pericolo e impotenza rimangono, anche dopo il trauma?
A volte può succedere che il corpo, a seguito di un evento traumatico con una reazione di freezing, apprenda questo meccanismo e lo applichi involontariamente a molteplici situazioni della vita, anche se il reale pericolo è ormai superato, facendo provare al soggetto stati di allerta ingiustificati per gran parte della giornata.
In questi casi, è necessario riuscire ad elaborare l’evento traumatico: esistono dei trattamenti particolarmente indicati, chiamati “trattamenti psicoterapeutici evidence-based” (tra cui l’EMDR), che con un’elevata percentuale di successo e la remissione parziale o totale dei sintomi, consentono al paziente di tornare ad una vita qualitativamente migliore.