Eosinofilia: cos’è e come trattarla

Eosinofilia: cos’è e come trattarla

Editato da: Sharon Campolongo il 10/03/2023

L’eosinofilia periferica, ossia l’aumento nel sangue del numero degli eosinofili, è frequente motivo di consulto medico, sia quando sia riscontrata occasionalmente in corso di accertamenti aspecifici, sia quando si presenti associata a patologie d’organo e/o sistemiche. Approfondiamo questo argomento con il Prof. Giovanni Rolla, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica

Cosa sono gli eosinofili?

Gli eosinofili sono un tipo particolare di globuli bianchi, detti granulociti, come i neutrofili e i basofili, normalmente presenti nel sangue in una percentuale che oscilla tra il 2 e il 4 % dei globuli bianchi, pari a un valore assoluto inferiore a 500 eosinofili per microlitro di sangue.

L’emocromo è l’esame di laboratorio che misura, oltre ad altri parametri, il numero degli eosinofili.

Si parla di eosinofilia quando il numero degli eosinofili nel sangue è superiore a 500 cellule/mm3, definita come eosinofilia lieve quando il valore è compreso tra 500 e 1500, moderata tra 1500 e 5000, grave al di sopra di 5000 cellule mm3. Per valori di eosinofili superiori a 1500 cellule/mm3 si usa anche il termine ipereosinofilia.

La valutazione completa del paziente consente di comprendere se l’ipereosinofilia (HE) è reattiva ad una determinata malattia (HER) o è neoplastica (HEN) o di incerto significato (HEUS).

visita dal medico

Quando rivolgersi ad uno specialista Immunologo-Allergologo?

Allo specialista Infettivologo e allo specialista Ematologo vanno affidati i pazienti affetti da ipereosinofilia dovuta a malattie infettive (in particolare le infezioni da elminti) e da malattia neoplastica (leucemia eosinofila cronica) rispettivamente.

Nei casi di ipereosinofilia non attribuibili a malattie infettive parassitarie o a neoplasie del sangue lo specialista Immunologo-Allergologo può essere di grande aiuto nel definire la causa dell’aumento degli eosinofili e nel trattare la malattia sottostante.

Attraverso un’accurata anamnesi e specifici accertamenti laboratoristici, radiologici o endoscopici lo specialista Immunologo-Allergologo potrà accertare la patologia sottostante alla ipereosinofilia reattiva.

Quale terapia viene impiegata nelle sindromi ipereosinofile?

La necessità di iniziare il trattamento eosinofilo-riduttivo è dettata dall’evidenza di compromissione di organi/apparati in conseguenza dell’ipereosinofilia.

È importante sottolineare che i pazienti che presentino ipereosinofilia senza danno di organi o apparati, non devono essere trattati, ma seguiti nel tempo con gli appropriati accertamenti.

Ovviamente, nelle forme di ipereosinofilia reattiva il trattamento consiste innanzitutto nel trattamento della causa dell’ipereosinofilia (ad esempio, trattamento della parassitosi nel caso di infezioni da elminti, trattamento con immunosoppressori nel caso della sindrome di Churg-Strauss, terapia specifica della eventuale neoplasia ematologica, sospensione del farmaco in causa, nel caso della ipereosinofilia da farmaci, ecc.).

Tra le opzioni terapeutiche a disposizione, i glucocorticosteroidi rappresentano il trattamento di prima scelta.

Negli ultimi anni le possibilità di impiego di farmaci non steroidei si è arricchita con la disponibilità degli anticorpi monoclonali diretti contro la molecola che stimola la produzione degli eosinofili, detta Interleuchina 5. Il Mepolizumab e il Benralizumab sono due anticorpi monoclonali specifici utili nel trattamento delle sindromi ipereosinofile.

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