Il potere antivirale delle piante

Il potere antivirale delle piante

Editato da: Marta Buonomano il 06/04/2023

Il Dott. Maurizio Grandi, esperto in Oncologia a Torino, ci parla di uno studio che si sta svolgendo sulle capacità antivirali delle piante al fine di comprendere e sfruttare il loro meccanismo di difesa contro le infezioni virali

La riscoperta dei veri valori in un momento di crisi

Come medici, come uomini, siamo nel ciclone di una pandemia senza rifugi sicuri, senza vedere dove sta “il nemico”, dannatamente irraggiungibile. Vivendo da anni epoca di conquiste scientifiche e tecnologiche con prospettive di sviluppo, avevamo pensato di essere onnipotenti, allontanandoci dai valori, principi, consuetudini, tradizioni e coscienza dei limiti su cui si è costruita l’Umanità intera. Un frammento di acido nucleico ci rispecchia la nostra debolezza e fragilità, riposizionandoci nel quadrante come servitori (non padroni) della vita, della salute, della solidarietà e del bene comune.

piante

Un medico deve essere capace di ristabilire l’amicizia e l’amore tra gli elementi ostili del corpo, spirito, anima” diceva Platone, ma il principio della totalità continua ad essere importante oggi, nell’ambiente circostante, nel contesto personale, con le nostre singolarissime storie. Difficile da gestire nell’invasione del virus, nella solitudine degli anziani e di coloro che stavano e stanno vivendo il momento più fragile della loro esistenza.

Li avevamo deprivati dal Tocco, la percezione che fa da ponte tra noi e la realtà, tra noi e l’altro. Le persone possono vivere se cieche, sorde, anosmiche (come proprio in questi mesi è successo), ma non prive di contiguità di pelle, perché il contatto fisico stimola, dalla nascita, la crescita e lo sviluppo dell’ippocampo. Toccando il particolare identifichiamo l’universale. La pelle ha fame, ha bisogno di essere toccata da un’altra pelle. Mediante il tocco è possibile donare reciprocamente sensazioni, lasciando il proprio segno sul corpo e sull’anima dell’altro, costruendo e ricostruendo, anche se solo per poco tempo, un mondo comune. Ripartiamo dalle coccole per riesistere, servirà a loro, servirà a noi.

 

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Del virus ne è stato scritto tanto, ma il nostro sistema immunitario dov’è?

Il sistema, nel difenderci, ci uccide. I neutrofili (tipo di globuli bianchi), nel tentativo di aiutarci, producono ragnatele appiccicose di DNA e proteine (Neutrophil Extracellular Traps, NET) per intrappolare gli agenti patogeni, ma nel farlo i neutrofili muoiono. Dalla cascata di citochine (molecole proteiche che si producono a seguito di uno stimolo, in questo caso dello stress) si scatena la Sindrome Da Distress Respiratorio Acuto (ARDS), sviluppata nel 15% dei malati di Covid. I composti che degradano il NET alleviano, nei topi, i sintomi. Spesso non si ammalano per il virus, ma per la reazione infiammatoria che il corpo mette in atto.
I pipistrelli, invece, esprimono poco questa reazione e ospitano il virus senza ammalarsi.

Il potere antivirale delle piante

Dall’inizio della pandemia abbiamo attivato due piattaforme per mappare e monitorare questo spillover e cercare di prevedere il prossimo attraverso modelli matematici basati sui dati epidemiologici reali. Se i grandi organismi come il Global Virome Project stanno seguendo le mutazioni del virus, noi stiamo studiando il sistema di difesa delle piante nell'intento di avere modelli di studio atti a gestire la fase due. Questo mappaggio antropologico-etnobotanico ci servirà per comprendere:

  • I principi attivi secreti dalla pianta (metaboliti secondari);
  • Come l'uomo di medicina, nella ricerca istintiva e biomimica della cura, selezionava ed estraeva nel mondo vegetale.

laboratorio

Molto prima che si coniasse il termine “metaboliti secondari”, la difesa vegetale era identificata come “Hyper Sensitivity Resistence” ai virus, difesa che nei modelli sperimentali si instaura dopo 33-36 ore dall’interazione – tempo di latenza necessario per la sintesi genetica del prodotto antivirale (enzimi, proteine, ecc.).

È possibile che l’instaurarsi di meccanismi di difesa sia sotto il controllo di un solo gene, che non sia preesistente e che gli enzimi generati catalizzino la produzione di metaboliti che partecipano alla resistenza. Gli enzimi con attività indiretta sono:

  • Idrolasi, chitinasi, gluconasi;
  • Inibitori delle proteasi, poligalactorunasi;
  • Proteine patogenesis related (PR).

Gli enzimi barriera (Biofilm) invece sono:

  • Polisaccaridi (calloso, poliglucani);
  • Metaboliti aromatici (sostituti dell’acido cinnamico e sua polimerizzazione, con deposito di lignina).

L’AVF (Plant Antiviral Factor), stimolato dall’infezione virale, produce oligoadenilati ad attività antivirale. Il parallelismo con l’interferone beta non è solo chimico (entrambe glicoproteine), ma anche funzionale.

Utilizzo delle piante in medicina

Sostanze di derivazione vegetale impiegate in epidemie pregresse sono oggetto del nostro studio e della nostra ricerca. I dati più interessanti riguardano:

  • Artemisia: già impiegata durante l’epidemia di Sars-CoV del 2002 nella provincia cinese di Guangdong, è stata riproposta in questa occasione. Ancor prima, l’attività antivirale probabilmente legata al contenuto di artemisisina era stata documentata a partire dagli anni ‘90 in infezioni da epatite (B e C), Citomegalovirus, Herpes Simplex ed ebola.
  • Berberis: contiene un alcaloide isochinolinico, la berberina, ad attività antibatterica attraverso il biofilm. Con la berbamina si riduce il NF-KB, complesso proteico coinvolto in tutte le reazioni delle cellule agli stimoli, compreso l’attacco di batteri e virus.
  • Cinchona (China): il chinino, estratto dalla sua corteccia, fu utilizzato per combattere la malaria nel 1600 e fu isolato nel 1817 da Pierre Joseph Pelletier e Joseph Bienaimé Caventou, oltre ad essere stato utilizzato per debellare la peste bubbonica in Nigeria nel 1928. Gli alcaloidi (chinidina, cinconina, cinconidina) sono probabilmente sostanze ad azione antimalarica febbrifuga e, l’11 maggio di quest’anno, l’AIFA ha autorizzato uno studio in collaborazione con l’Università di Oxford, nella prevenzione delle infezioni nella fase due, che coinvolgerà 800 volontari (medici ed infermieri). Il 17 febbraio, inoltre, il Chinese State Council ha annunciato che una sostanza analoga strutturalmente alla quinina è stata usata sui malati del Covid. Il farmaco ha impiego in Europa nelle patologie autoimmuni come l’artrite e il lupus.

piante

  • Cinnamomum camphora (Ravintsara): l’olio essenziale contenuto nelle foglie è ricco di terpeni (linalolo, alfa terpineolo, eugenolo, 1.8 cineolo). Numerosi studi hanno mostrato attività sull’inibizione della formazione degli acidi nucleici virali e delle repliche virali.
  • Helicrysum Italicum (Elicriso): l’olio essenziale contiene terpeni (neroli, neril acetato, alfa e beta pinee, furfurale, geraniolo e eugenolo). L’associazione degli oli essenziali di ravintsara ed elicriso italico per via orale avrebbe determinato una risposta nel 64% dei soggetti affetti da epatite B e C.

 

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