Il tumore del seno: i fattori di rischio

Il tumore del seno: i fattori di rischio

Editato da: Serena Silvia Ponso il 18/01/2023

Non sono ancora certe le cause specifiche del tumore al seno, però sono stati individuati i fattori di rischio, che possono influire sulla comparsa della malattia.
Detto ciò, è bene specificare che i fattori di rischio possono incidere sulla comparsa o meno del cancro, ma ciò non vuol dire che siano la causa diretta. Allo stesso modo, l’assenza di fattori di rischio non esclude la possibilità di sviluppare un cancro

Fattori di rischio

Esistono due diversi tipi di fattori di rischio: quelli non modificabili (età, sesso, patrimonio genetico) e quelli modificabili   (comportamento, stili di vita e ambiente), i cui effetti variano in base al tipo e alla durata dell’esposizione al rischio oppure a seconda della combinazione di più fattori messi insieme. Nello specifico, per il tumore del seno sono stati identificati i seguenti fattori di rischio:

Fattori di rischio non modificabili

Tra i fattori di rischio non modificabili, essere donna è il principale. Si stima che, nel corso della sua vita, 1 donna italiana su 8 si ammalerà di tumore al seno. Anche gli uomini possono ammalarsi di tumore al seno, ma nella popolazione maschile la stima è di un uomo su 650.

Altro fattore di rischio può essere l’età: più aumenta e più l’incidenza è maggiore. Più dell'80% dei casi di tumore del seno colpiscono le donne sopra i 50 anni; infatti, il rischio di sviluppare un cancro della mammella è molto basso sotto i 30 anni: si stima che la probabilità di ammalarsi sia del 2,3% fino all’età di 49 anni (1 su 45 donne), del 5,2% nella fascia di età 50-69 anni (1 su 19 donne) e del 4,4% nella fascia di età 70-84 (1 su 23 donne). Tra le donne che raggiungono l’età di 85 anni, 1 su 8 rischia di sviluppare un tumore del seno. Questa correlazione con l’età potrebbe essere legata al continuo e progressivo stimolo proliferativo endocrino che subisce la mammella nel corso degli anni, unito alle progressive alterazioni a carico del DNA delle cellule.

Anche la familiarità e l’ereditarità possono influire. Il 75% circa dei tumori del seno è di tipo sporadico e si sviluppa nella popolazione generale in assenza di familiarità, mentre la percentuale di tumori a carattere familiare è di circa il 15-20%. Il rischio di sviluppare un carcinoma mammario aumenta però nelle donne con una storia familiare positiva per tumore mammario. Diversi studi evidenziano che per le donne con uno, due o tre parenti di primo grado affetti vi è un aumento del rischio relativo, rispettivamente di 2, 3 e 4.

Circa il 5-10% dei carcinomi mammari sono a carattere ereditario, ovvero dipendono da difetti in specifici geni e si trasmettono dai genitori ai figli, sia da parte materna che paterna; l’ereditarietà è legata prevalentemente alla trasmissione genetica di mutazioni che coinvolgono il gene BRCA-1 localizzato sul cromosoma 17  e il gene BRCA-2 localizzato sul cromosoma 13. Nelle donne portatrici di mutazioni del gene BRCA-1, il rischio di ammalarsi nel corso della vita di carcinoma mammario è pari al 70% e nelle donne con mutazioni del gene BRCA-2 è pari al 40%. La mutazione dei geni BRCA è associata anche a un aumentato rischio di carcinoma ovarico.

Lo sviluppo del carcinoma mammario è fortemente correlato alla presenza di estrogeni; pertanto vari fattori riproduttivi e di natura ormonale possono influenzare il rischio di insorgenza delle neoplasie mammarie, anche a seconda della durata dell’esposizione del tessuto ghiandolare delle mammelle agli estrogeni.

Fattori associati a un aumentato rischio del carcinoma mammario sono il menarca precoce (ciclo mestruale comparso prima dei 12 anni), la menopausa tardiva dopo i 55 anni e l’età avanzata della prima gravidanza. Il non avere avuto figli o averne avuti dopo i 35 anni aumenta il rischio di insorgenza della malattia; viceversa, avere una gravidanza prima dei 30 anni e allattare al seno  sembra esercitino un modico ruolo protettivo.

Fattori di rischio modificabili

L’assunzione di contraccettivi orali per un periodo prolungato maggiore di 10 anni può incrementare modicamente il rischio di sviluppare un tumore del seno e tale aumento di rischio scompare gradualmente entro 10 anni dalla sospensione.

L’esposizione a radiazioni ionizzanti, specialmente in giovane età, è un fattore favorente l’insorgenza del tumore del seno. Le donne che da bambine o da giovani sono state sottoposte a radioterapia del torace per un tumore hanno un rischio maggiore di sviluppare il tumore al seno. Questo rischio dipende dall’età in cui è stato eseguito il trattamento. Le comuni procedure diagnostiche, come la radiografia torace o la mammografia, erogano dosi molto basse di radiazioni e non sono associate a un rischio aumentato di carcinoma mammario.

Le terapie a base di estrogeni e progesterone che vengono utilizzate per alleviare i sintomi della menopausa e il rischio di osteoporosi, se usate per lunghi periodi di tempo (oltre i 5 anni) è probabile che aumentino leggermente la possibilità di sviluppare un tumore al seno.

Sono sempre di più le prove scientifiche che dimostrano l’importanza dell’attività fisica nel ridurre il rischio di tumore in generale, e in particolare quelli al colon e al seno. Parlando del tumore al seno, la sedentarietà in circa un terzo dei casi sembra essere concausa della malattia.

Essere in sovrappeso od obese dopo la menopausa, e in particolare presentare obesità addominale (con girovita maggiore di 90 cm), è uno dei principali fattori di rischio per il cancro al seno.
I meccanismi alla base di questa relazione sono diversi e complessi. Si sa, per esempio, che il tessuto adiposo produce estrogeni che possono favorire il tumore al seno. Le persone in sovrappeso od obese, inoltre, tendono ad avere livelli più alti    di insulina e a sviluppare una serie di alterazioni del metabolismo che aumentano, in maniera indipendente, il rischio di cancro al seno, specialmente dopo la menopausa.

È stato osservato che l’incidenza di tumore al seno è più bassa nei Paesi in cui si assumono pochi grassi, in particolare quelli saturi. È stata riportata anche una correlazione tra tumore al seno e carni animali rosse, soprattutto quelle lavorate come i salumi. Le prove scientifiche non sono ancora solide, ma sempre più dati suggeriscono anche che una dieta ipercalorica ricca di zuccheri possa aumentare il rischio di tumore al seno. L’apporto di fibre e antiossidanti, contenuti soprattutto nella verdura e nella frutta, sembra invece giocare un ruolo protettivo nei confronti di molti tumori, compreso quello al seno.

La probabilità di ammalarsi di cancro al seno aumenta poi con un’elevata assunzione di alcol. È infatti dimostrato che consumare alcolici può essere considerato un fattore di rischio.
Sempre più studi stanno poi dimostrando un aumento del rischio di tumore al seno nelle donne fumatrici. Le sigarette contengono elementi chimici che, in alte concentrazioni, causano il tumore al seno nei topi, ed è provato che queste sostanze raggiungono i tessuti del seno e si ritrovano anche nel latte materno. I dati non sono ancora sufficienti per affermare con assoluta certezza che esista una relazione causa-effetto, ma il solo dubbio rappresenta un’altra buona ragione per evitare il fumo, sia attivo che passivo.

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