Inchiesta su adolescenti e famiglia: cosa chiedono i ragazzi ai loro genitori

Inchiesta su adolescenti e famiglia: cosa chiedono i ragazzi ai loro genitori

Editato da: Giulia Surace il 23/03/2023

Comprendere i propri figli adolescenti è un tema molto complesso e difficile, lo approfondiamo insieme alla Dott.ssa Piera Rosso, esperta in Psicologia a Torino

È difficile comunicare con i figli?

Essere genitori è un training continuo e costante da quando i nostri figli vengono al mondo. La famiglia è la palestra in cui i componenti si esercitano a costruire il rapporto con l'altro, con fatica, sbagliando, sapendo che il legame che unisce chi ne fa parte è indissolubile.

Nel periodo adolescenziale e soprattutto ai giorni d’oggi, dove siamo dominati da una comunicazione di tipo virtuale e da un ingarbugliato labirinto di idee, mode e comportamenti "social", è molto facile imbattersi in situazioni in cui non si sa più cosa fare, quali parole usare per comunicare con i propri figli e in che modo poter aiutarli a risolvere un disagio o un problema che magari per la prima volta li tocca da vicino.

La realtà dei giovani d'oggi è più complessa di quanto si possa pensare: cercare di comprenderla ascoltando il loro punto di vista è un buon inizio.

due ragazze adolescenti

Come sono gli adolescenti di oggi?

Per cercare di capire gli adolescenti, gli “adulti” hanno la limitativa tendenza di confrontare la propria gioventù con quella attuale, senza tenere in considerazione, però, una variabile fondamentale: il differente periodo storico in cui viene vissuta l’adolescenza. A differenza del periodo storico passato l’adolescente di oggi vive in una dimensione di continua incertezza, soprattutto nei confronti del suo futuro. L’adolescente vive una fase di continui cambiamenti e novità; alcuni di questi possono essere interni (come fisici ed intelletti) ed esterni (nelle relazioni con la famiglia, la scuola, i coetanei, la società). In questa fase evolutiva, il corpo subisce dei cambiamenti in maniera così rapida e evidente che l’adolescente ha l’impressione di perdere uno schema di riferimento stabile, ovvero il proprio corpo. Tra gli 11 e i 16/17 anni avvengono trasformazioni fondamentali somatiche di carattere quantitativo, nel senso di accrescimento staturale e ponderale, e di carattere qualitativo, nel senso di vero e proprio mutamento complesso dei tratti somatici e delle funzioni, il loro corpo si trasforma sotto i loro occhi e ciò li disorienta. Crescere può voler dire per un adolescente vedere il proprio corpo come qualcosa di estraneo, causa di imbarazzo e vergogna. Altri fattori di importanza rilevante nello sviluppo dell’adolescente sono anche la partecipazione e l’integrazione in gruppi di pari (in questa età, più che in altre, l’adolescente tiene in grande considerazione il rapporto con i pari, in quanto tende ad accettare il valore che i coetanei gli attribuiscono) e la vicinanza di adulti attenti e maturi, capaci di leggere il processo in atto, valutarlo e dargli il sostegno adeguato.

Se volessimo fotografare l’adolescente oggi, la sua immagine sarebbe quella di un ragazzo/ragazza estremamente preoccupato per la sua immagine e aspetto fisico; attento alla sua alimentazione, soprattutto le femmine che vorrebbero essere più magre mentre i maschi più muscolosi. Entrambi i sessi consumano regolarmente alcolici e si ubriacano. Vivono circondati da tecnologia che utilizzano per ascoltare musica o radio, per guardare video, per fare ricerche per la scuola e i compiti, per curiosare e navigare nel web, per fare acquisti di diversa natura. Ciò che è prioritario è il poter essere sempre in contatto con gli amici attraverso le reti sociali. E proprio in relazione ai social gli adolescenti vedono inaridirsi il processo di confronto emotivo con genitori e pari, portandoli sempre più verso l’isolamento e l’insicurezza.

Fino a vent'anni fa il conflitto genitori-figli era più marcato rispetto adesso?

La conflittualità è parte integrata dello sviluppo psicoaffettivo dell'adolescente. Spesso è complesso comunicare e capirsi a causa della differenza di età: i figli hanno una concezione che i genitori siano di una generazione anteriore e abbiano una mentalità e una concezione della vita appartenente a 25-35 anni fa rispetto alla loro. Tale differenza di età è considerata dai geitori come positiva, come esperienza in più che ai figli manca. Risulta complicato capirsi anche per la differenza rappresentata dai ruoli: i genitori sentono la responsabilità dei figli e spesso, spinti dalla buona fede, vorrebbero indirizzarli per il meglio nella vita, ma talvolta ciò si traduce in imposizione, in autoritarismo, producendo solo conflitti. Dal punto di vista dei figli, man mano che crescono, si tende a desiderare e meritare più autonomia anche se a volte esagerano e sono inconsapevoli dei rischi cui vanno incontro.

La maggior libertà che gli adolescenti di oggi hanno rispetto alla generazione precedente è legata al cambiamento sociale e alla perdita dei ruoli che in passato erano ben definiti: madre con funzione affettiva e accogliente, padre con funzione regolativa. Oggi molte coppie sono separate, le famiglie sono allargate e vige una confusione tra “chi deve fare cosa”. Inoltre non è da sottovalutare il senso di colpa dei genitori separati che cercano di compensare la perdita dell’unità familiare diventando più permissivi. Si potrebbe aggiungere anche la difficoltà da parte dell’adulto a “fare fatica” nel gestire il rapporto con i figli, perché troppo presi dal lavoro o da problematiche personali, preferendo quindi lasciar fare. Paradossalmente questa maggior libertà non aiuta l’adolescente, che invece continua, come in passato, ad aver bisogno di genitori che abbiano la funzione di guida e che sappiano ascoltare e comprendere i loro bisogni rispettando la loro individualità.

adolescenti in spiaggia

Quali sono i loro bisogni e le loro esigenze?

Il primo bisogno è proprio quello di raggiungere l’autonomia rispetto all’infanzia. Il bambino, diventato ormai un ragazzo, ha una personalità propria, diversi bisogni e desideri che deve sperimentare. Le difficoltà maggiori si manifestano in particolar modo nelle famiglie dove il legame è stato più intenso, importante e costruttivo. Risulta infatti più difficile abbandonare un nido sicuro che è stato sempre punto di riferimento e di affetto piuttosto che un nido meno sicuro.

Segue il bisogno di identità. Nel periodo dell’adolescenza ci sono una serie di domande che il ragazzo pone a se stesso: "chi sono?", "come sono?", "come voglio essere?", "quale ruolo mi prefiguro da adulto?". Il gruppo rappresenta uno strumento che permette il passaggio dalla vita caratterizzata da protezione derivante dalla famiglia in cui i ruoli e le regole erano definite, al mondo degli adulti in cui è necessario dover scegliere. Il gruppo ha una importanza fondamentale per un adolescente, in cui si confronta, intercambia opinioni, si interroga riguardo questioni derivanti dal contesto extrascolastico, si confida con certi membri del gruppo su argomenti top secret al gruppo familiare. Attraverso il gruppo incomincia a sentirsi parte dell’età adulta, inizia ad essere indipendente. Il bisogno di indipendenza si associa molto spesso ad una forma di pensiero detta “onnipotente” caratteristica dell’adolescente. Sembra che mai nulla di grave possa accadere, il fatto di pensare a una cosa significhi automaticamente la sua realizzazione, con una sottovalutazione del rischio o addirittura una sfida nei confronti di comportamenti a rischio come modo per affermare se stessi. L'ultimo bisogno è simboleggiato dal "senso", l'adolescente in questa fase chiede "perché fare?"; in questo modo ricerca l'attribuzione di senso ad una serie di attività e doveri da compiere.

In conclusione si ricerca un collegamento tra l’agire ed un pensiero che riguarda se stesso o la realtà circostante.

Psicologia a Torino