L’incontinenza urinaria da sforzo è una problematica che può interessare sia le donne che gli uomini, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile. In Italia, questa condizione riguarda oltre cinque milioni di persone, con una frequenza crescente con l’avanzare dell’età. Approfondiamo l’argomento con la Dott.ssa Stefania Chierchia, specialista in Urologia a Torino.
Quali sono le cause e i fattori di rischio?
Secondo la Dott.ssa Stefania Chierchia, urologa e segretario della Fondazione Italiana Continenza, le cause principali dell'incontinenza urinaria da sforzo sono legate a fattori costituzionali e transitori. Tra i principali fattori di rischio troviamo:
- Età e menopausa: con il tempo, i muscoli del pavimento pelvico si indeboliscono, aumentando il rischio di incontinenza.
- Gravidanza e parto vaginale: la distensione muscolare e il trauma ostetrico possono compromettere il tono muscolare.
- Obesità: l’aumento della pressione intra-addominale può favorire le perdite urinarie.
- Fumo: la tosse cronica associata al fumo aumenta la pressione sulla vescica.
- Stitichezza cronica: lo sforzo ripetuto durante la defecazione può indebolire il pavimento pelvico.
- Sport ad alto impatto: discipline come corsa, atletica, sollevamento pesi e pallavolo aumentano il rischio di incontinenza, soprattutto nelle donne.
- Chirurgia prostatica: negli uomini, gli interventi alla prostata possono causare incontinenza temporanea o persistente.
Sintomi e diagnosi
Il sintomo principale è la perdita involontaria di urina in seguito a uno sforzo fisico. La diagnosi viene effettuata attraverso:
- Anamnesi clinica per valutare la frequenza e l’intensità del disturbo.
- Esame obiettivo urologico per verificare eventuali anomalie anatomiche.
- Esami urodinamici per analizzare la funzionalità della vescica e dell’uretra.
- Ecografia pelvica per escludere altre condizioni associate.
Trattamenti e soluzioni
Il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo varia in base alla severità del disturbo e alle caratteristiche del paziente.
1. Terapie conservative
- Riabilitazione del pavimento pelvico: esercizi specifici guidati da fisioterapisti specializzati possono migliorare il controllo urinario.
- Biofeedback ed elettrostimolazione: tecniche per potenziare la muscolatura pelvica.
- Stile di vita e dieta: riduzione del peso corporeo, abolizione del fumo e gestione della stitichezza possono alleviare i sintomi.
2. Terapia farmacologica
In alcuni casi, possono essere prescritti farmaci per migliorare il tono muscolare del pavimento pelvico o ridurre l’iperattività vescicale durante la riabilitazione.
3. Interventi chirurgici
Se le terapie conservative non sono efficaci, si può ricorrere alla chirurgia. Le opzioni includono:
- Posizionamento di una benderella sottouretrale (TVT o TOT): utile nelle donne con ipermobilità uretrale.
- Sling perineale o sfintere urinario artificiale: indicati negli uomini con incontinenza post-prostatectomia.
- Correzione del prolasso vescicale: nei casi di cistocele.
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Conclusioni
L’incontinenza urinaria da sforzo è una condizione trattabile. Una diagnosi tempestiva e un approccio terapeutico personalizzato possono migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti. Se si manifestano sintomi, è fondamentale rivolgersi a uno specialista per una valutazione approfondita.
Per saperne di più leggi l’articolo della Dott.ssa Chierchia pubblicato su Corriere della Sera Salute.